“Il silenzio degli Agnelli”

“Era un grido, una specie di grido come la voce di un bambino.”

“E che hai fatto?”

“Sono andata di sotto, fuori. Mi sono avvicinata furtivamente alla stalla, avevo tanta paura a guardare dentro, ma dovevo!”

“E che hai visto Clarice, che hai visto?”

“Gli agnelli, stavano urlando.”

“Stavano macellando gli agnellini?”

“Urlavano come pazzi.”

“E sei corsa via?”

“No, prima ho tentato di liberarli. Ho aperto il cancello del loro recinto, ma non scappavano rimanevano lì, confusi e non scappavano!”

“Ma tu potevi e lo hai fatto vero?”

“Sì, ne presi uno il più velocemente possibile.”

“E dove volevi andare Clarice?”

“Non lo so, non avevo cibo né acqua e faceva molto freddo, molto freddo. Pensavo che potevo salvarne almeno uno ma, era pesante, pesante. Riuscì a fare solo qualche miglio, lo sceriffo mi trovò subito. Il proprietario era così in collera che mi mandò a vivere all’orfanotrofio luterano a Bozeman. Non vidi mai più il ranch.”

“Che cosa ne è stato del tuo agnello Clarice?”

“Lo uccise.”

“TI svegli ancora qualche volta vero? Ti svegli al buio e senti il grido di quegli innocenti.”

“Sì.”

Dialogo estrapolato dal film: Il silenzio degli Innocenti, in lingua originale “The silence of the lambs”.

Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo…una volta per tutte! Eh sì, il simbolismo dovrebbe essere proprio questo; ma come mai l’umano, ancora oggi, continua ad uccidere e a divorare con foga il simbolo di pace, amore e redenzione per antonomasia? Solamente per gola ed ingordigia. Secondo il fondamento cristiano (quello vero originario) infatti, uccidere l’agnello così come le altre creature, non è assolutamente coerente né con l’insegnamento cristiano di per sé e né con il simbolismo che esso rappresenta. Come è a tutti noto infatti, il quinto comandamento “Non uccidere” è generico, non è scritto “Non commettere omicidio”. Il termine usato deriva infatti, secondo lo studioso linguista Reuben Alcalay, dall’ebraico Tirtzach che si riferisce a qualsiasi genere di uccisione, come è riportato anche nel sito http://www.laverabestia.org/read_post.php?id=423. Dunque, strappare brutalmente ad una madre violata, abusata e paragonata ad un oggetto, un prodotto, il figlio della sua stessa carne, un cucciolo mite, innocente al fine di festeggiare una resurrezione è qualcosa di estremamente acristiano e paradossale.

In Italia, patria del bigottismo e dell’arretratezza mentale in cui c’è sempre un capo e c’è sempre un debole sottomesso, si è facilmente assuefatti dalla giustificazione ignorante, dall’intelligenza cieca, soprattutto quando si tratta di accettare qualcosa che non ci tocca direttamente, personalmente.

Lo specismo più becero che ci fa, giustamente, accarezzare il cane ed il gatto ma massacrare senza il minimo imbarazzo e vergogna le altre specie, che ci fa comprare il cd dell’ultimo rapper afroamericano in voga ma ci fa odiare e ripudiare a prescindere, senza sé e ma, l’immigrato appena arrivato è alla base della nostra “civiltà”.

La Pasqua dovrebbe essere un momento di forte impatto emotivo, di introspezione e sacrificio di sé stessi, per commemorare il gesto eroico del Salvatore che, immolandosi al posto dell’agnello sacrificato dalle religioni pagane e giudaiche, ha lavato via il sangue ponendo fine ai barbari sacrifici che vedevano morire umani ed animali.

Come si può giustificare con tanta rabbia ed orgoglio, l’uccisione violenta di animali innocenti con il pretesto del simbolo della Pasqua? Quale spirito malvagio ha insinuato nei cosiddetti cattolici della domenica, una menzogna tanto grande? Non dovrebbe essere la Pasqua un giorno di resurrezione anche per noi, per la nostra anima, per il nostro dolore e dei nostri fratelli umani ed animali? No, ripetutamente ogni anno questo massacro, seppur in continua diminuzione, continua a manifestarsi violentemente.

La bellezza delle colline verdi su cui allegramente pascolavano mamme ed agnellini in festa, sono ora vuoti, spenti, una processione immobile e lenta di sofferenza e desolazione, di abbandono e di una giustizia che tarda ancora ad arrivare. L’uomo, che dall’alto del suo antropocentrismo si bea volgarmente di assaporare, con la bava alla bocca sudicia di condimenti grassi tali da mascherare il vero sapore dell’animale ucciso, è per sua decisione, il prediletto dal Signore. Non vi sembra un po’ grottesco? Quanto ancora la cecità, la crudeltà, l’indifferenza devono essere accettate da una fede ormai, gastronomica? Quanto ancora i vapori e gli umori dovranno alimentare gli inferi contro cui gli stessi pitagorici hanno sempre lottato?

Rispondi alla domanda: se non ci fosse nessuno ad uccidere per te, se i supermercati fossero chiusi, se le macellerie fossero vuote, tu saresti in grado di uccidere il tuo pasto? Saresti in grado di uccidere senza nessuna paura, vergogna, angoscia, ribrezzo, un piccolo agnello? Sinceramente, non credo.

Cristo è da sempre raffigurato con un agnello vivo sulle spalle, circondato da fiori, uccellini e luce divina. Ce lo vedresti Gesù ad uccidere e cospargersi del sangue di una vittima innocente? Prendi coscienza di te stesso, onestà e risveglia la tua consapevolezza. Saprai da te la risposta.

A Pasqua, festeggia la vita.

Valeria Fincato

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