La perfezione inarrivabile non deve essere una scusa!

Il ragionamento illogico è, a parere mio, quello che Orwell definì nel suo testo 1984 come bipensiero. Il bipensiero infatti è proprio la capacità di credere che, due cose diverse ed opposte tra di loro, siano giuste e perciò accettabili allo stesso modo e nello stesso momento, dalla stessa persona. Ma questo è da considerarsi veramente, un qualcosa che rimane tra le pagine di un libro distopico? Oppure è davvero parte di una tremenda realtà sempre più invadente?

Il nuovo millennio è conosciuto come l’era dell’acquario, l’era dell’ecologia, dell’animalismo, dell’etica antispecista che, nonostante i continui soprusi e pregiudizi, continua la sua ascesa talvolta, anche all’insaputa delle masse che definiscono questo movimento, una moda e nulla più. Ma dov’è qui il bipensiero orwelliano? Beh, forse, si nasconde all’interno di gesti quotidiani, di pensieri abitudinari che non ci fanno riflettere che cosa sia il fare ed il dover fare per…

Un po’ troppo facile ma…

Nel momento in cui, nella nostra mente, abbiamo interiorizzato il famoso concetto di “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, per molti, tuttavia, non è inteso come un ritiro dalla violenza, dall’ingiustizia, un fermo che presuppone un rovesciamento del male nei confronti di un indiretto prendersi cura piuttosto, diviene un non voler fare. Insomma, come lo stesso Voltaire espresse “Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto” il che non significa essere sempre perfetti, irreprensibili ma nemmeno girarsi sempre dall’altra parte continuando a sostenere una vita distruttiva sostenuta da un senso comune che di logico e di “superiore” ha ben poco.

Quando noi non vogliamo fare, quando noi ci limitiamo a trovare mille scuse per non fare quello che Tolstoj definiva: il primo gradino della scalinata. Ecco che nasce il ragionamento illogico. Tuttavia, quando si tratta di recare, indisturbati all’interno di una porzione di mondo che gode delle sofferenze altrui, il messaggio del fare per stare egoisticamente bene, magicamente si mette in moto.

…davvero così difficile?

Quante volte, noi che ci interessiamo fortemente a queste tematiche scioccamente definite radical chic, ci siamo sentiti dire: “Se porto la macchina non posso essere ecologista. Sarei incoerente e quindi continuo a cibarmi di carne perché mi piace.” Oppure “Utilizzo tantissimi saponi chimici, non potrei essere ecologista anche se smettessi di mangiare animali, quindi continuo così perché tanto non sarei coerente”. A prima vista, questa logica non dovrebbe essere diversa dalla frase: “Poiché i libri sono miliardi e non riuscirò mai a leggerli tutti, beh, non ne leggo nemmeno uno.”, non vi pare?

Ebbene, la difficoltà di non poter, per un motivo o per un altro, scegliere determinate cose che la nostra epoca e la nostra società ci impongono come gli automezzi, gli aerei, determinati prodotti chimici (ormai facilmente sostituibili con altri più ecosostenibili) o altro, non dovrebbe spingerci invece ad un atteggiamento più coerente verso quella parte di cui noi siamo in grado di poter scegliere? Proprio perché siamo forzati da una parte a continuare la rotta di un consumismo senza nessuna etica, non dovremmo, a maggior ragione, fare del nostro meglio laddove nessuno, ancora, ci impone nulla? No, meglio non fare.

Me, te, tutti gli altri…

Per quanto tempo ancora, la nostra ignoranza opportunistica ci farà giustificare una strada per niente etica nei confronti, in primis, di noi stessi? Se facciamo un passo indietro nella storia dell’uomo dovremmo avere un’onestà intellettuale sufficiente da permetterci di dire che l’antropocentrismo, non ha funzionato. Cosa stiamo aspettando?

Trascendendo ogni ecologismo, trascendendo ogni animalismo, ogni antispecismo, ogni pitagorismo, ogni etica della nonviolenza, quando l’uomo comincerà ad avere dignità di sé rispettando il tutto essendo anche egli stesso, parte di esso? Quando l’uomo incomincerà a fare del bene? Quando porrà sé stesso ai margini della propria ricchezza, del proprio ego, del proprio benessere al fine di fare agli altri (tutti) ciò che veramente vorrebbe ricevere per primo?

“Finora si è considerato il campo animale come un campo libero dove uno potesse portare stragi;

la nonviolenza inizia il piano di un accordo col campo animale, che potrà arrivare molto lontano.”

Aldo Capitini

Valeria Fincato

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!