Lentezza e fondamenta: ritroviamo le basi del nostro vivere

lentezza

Un esperimento interessante che premia animo, intelletto e psiche in questi tempi così burrascosi prende forma nella tasca: vicino al cellulare e a tutta la tecnologia che abbiamo con noi portiamo un blocchetto con una penna.

Appuntiamo i pensieri che ci passano nella testa, i sottotesti di una situazione, di un luogo, l’immaginato non accaduto e che, proprio per questo motivo assume più fascino.
Anche quei momenti di rabbia, dispiacere e dolore acuiti o determinati dall’ alternarsi di ore fra mascherine, distanze e voglie di uscirne fuori: la penna disegna una parola che suona come impotenza. Quella impotenza nella scrittura già si fa reazione.

L’essere tornati indietro rispetto alla parabola dei sogni, per la legittima non accettazione della realtà, ci ha fatto dimenticare la parte onirica che è tanto importante quanto la normalità e l’ambizione alla stessa.

Ci ha fatto riflettere l’articolo di Maria Sanasi D’Arpe su La Discussione che da appassionata di cinema ricorda il film Il Divo di Sorrentino con Giulio Andreotti e sua moglie nella più ordinaria frazione di esistenza, vicini, contigui esistenzialmente. Con I Migliori Anni della Nostra Vita di Renato Zero in sottofondo, che seppur, decontestualizzata, porta avanti il sapore delle piccole cose tanto minute, quanto magnifiche.
Anche nella vita spericolata, ci fa comprendere l’autrice, abbiamo bisogno di punti fermi, di basi solide, di cemento vivo, di umanità che è già un sognare le origini.
L’editorialista de La Discussione intraprende un percorso, seppur breve ma intenso, con il lettore interrogandosi sulle propria fondamenta, quelle che sono dentro di ognuno.

Un articolo che va di pari passo con la tematica sviluppata da Luca Lobina su Come Don Chisciotte legato alla lentezza: c’è il timore concreto che la bulimia tecnologica produca un contesto di robot che stanno pian piano iniziando a sostituire gli esseri umani.
Non protestano, non provano emozioni, non fanno comunità, non riflettono: dunque il mezzo è divenuto il fine? lo scopo principale deve essere la Persona con le sue sensazioni, la realtà ad essa connessa, i sogni.

Torniamo a bomba sui sogni dunque, perché per farli vivi e testimoni bisogna ritornare all’umanità, prima che programmino un computer che ce li installi.

Le due parole che ci danno una bussola, un orizzonte, un equilibrio psicologico, ricavabili dagli scritti suddetti sono Lentezza e Fondamenta.

Manovrare l’acceleratore con cautela prudenziale per cercare quelle basi che sono proprio dentro di noi e che forse, nascoste e recuperate, possono darci degli occhi nuovi per guardare il mondo intorno a noi.

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!