Letteratura: i libri della settimana – 5 marzo 2023

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♠ “Chimere Nostre” di Isabella Caracciolo

Casa editrice: dei Merangoli Editrice

Chimere Nostre (dei Merangoli Editrice) è il primo romanzo di Isabella Caracciolo: primo lavoro denso di una costruzione narrativa complessa e fluido di una scrittura ricca di colori che sa entrare nella parola e farne strumento potente del racconto di anime e di persone. Con l’ampia introduzio.ne di Filippo La Porta e la postfazione di  Mario Del Villano, psicoterapeuta e psichiatra, Chimere Nostre ripercorre il viaggio nel profondo di Filippo, attore di teatro ossessionato dalla figura del Tasso al punto da identificarsene in modo sempre più radicale e doloroso. Il romanzo alterna così ai capitoli in prima persona che scandagliano la vita del protagonista, capitoli di un fantomatico dramma sulla vita del Torquato.

Dopo anni di studio “matto e disperatissimo”, Isabella Caracciolo ha in effetti ricostruito attraverso le lettere e le opere di Tasso stesso una sorta di racconto nel racconto: ne esce un dramma teatrale che ripercorre la vita di Torquato incastonato dentro un romanzo introspettivo che apre le porte ad una meditazione sulla vita e sulla morte. Ma soprattutto che apre una profonda riflessione emotiva sui confini fra normalità e follia, fra equilibrio, identità e malattia mentale.
Nel suo viaggio dentro l’anima e la vicenda di Tasso Filippo, infatti, finisce per fare i conti con la propria stessa malattia, lo stesso bipolarismo del padre, potentemente a specchio con la depressione maniacale di Torquato. Per arrivare ad intuire come la salute psichica sia un’esperienza più spirituale che intellettuale ed abbia a che fare prepotentemente con la ricerca del senso della vita.
Molteplici gli spunti filosofici e, più in generale, di pensiero che nel caldo scenario teatrale ritrovano un grande spessore umane e si salvano da un’astrattezza meccanica e pedante.

♠ “Il balletto del nostro tempo – La danza ai tempi di Djagilev” di Valerian Svetlov

Casa editrice: Gremese Editore

Gremese Editore presenta la prima versione italiana di uno dei testi di danza più illuminanti del primo Novecento: IL BALLETTO DEL NOSTRO TEMPO. La danza ai tempi di Djagilev. L’autore è Valerian Svetlov, all’epoca romanziere popolare, che cominciò a scrivere di danza e balletto nell’ultimo scorcio dell’Ottocento quando, entrato in contatto con Sergej Djagilev, diventò uno dei suoi più stretti collaboratori prima e durante le Stagioni dei Balletti russi del 1909 e 1911 a Parigi. Di tale esperienza, come di altri importanti capitoli della storia della danza in Russia, legati al coreografo Marius Petipa e alla profetessa della danza moderna Isadora Duncan, lasciò brillanti descrizioni in questo volume, uscito nel 1911 in lingua russa e l’anno successivo in francese in due edizioni di pregio che contenevano rare fotografie e bozzetti a colori dell’artista Lev Bakst e sono diventate nel tempo autentiche rarità bibliografiche.

Nei capitoli sui Balletti russi di Djagilev, Svetlov attinse alle sue impressioni di testimone oculare – uno dei pochi ammessi anche dietro le quinte degli spettacoli – e alle recensioni di giornali e riviste francesi dell’epoca per far rivivere una stagione irripetibile della danza e del balletto, così come della musica e della scenografia, e portarne in primo piano gli straordinari protagonisti: coreografi e danzatori come Michail Fokin, Tamara Karsavina, Anna Pavlova, Vaclav Nižinskij, musicisti come Nikolaj Čerepnin e pittori come Lev Bakst, Aleksandr Benois e Nikolaj Rerich.

Tratta dall’originale russo la versione qui proposta, tradotta e curata dalla studiosa Michaela Böhmig, è ampliata da una corposa introduzione che contestualizza il lavoro di Svetlov nell’epoca in cui visse e operò, analizzandone il clima storico e socio-culturale con un dettagliato apparato di note esplicative sulle principali realtà operative: teatri, riviste, balletti, stagioni artistiche, danzatori, coreografi, scenografi, autori e critici della danza. Nel volume, impreziosito da oltre 100 illustrazioni tra foto d’epoca e bozzetti a colori, è inclusa inoltre un’appendice con l’elenco dei balletti citati e la bibliografia della sterminata produzione dell’autore, in ambito letterario e ballettistico.

♠ “Restano solo sessanta raccolti” di Philip Lymbery 

Casa editrice: Nutrimenti

Dal 17 marzo in libreria. Potrebbero rimanere solo sessanta raccolti prima che i suoli della Terra siano talmente impoveriti da portare a una carestia mondiale e definitiva; questo è l’avvertimento agghiacciante delle Nazioni Unite da cui il nuovo libro di Philip Lymbery prende le mosse e il titolo, svelando come l’attuale modello di produzione alimentare costituisca una minaccia per il pianeta. In parole povere, senza suoli non ci sarà cibo: game over. E il tempo sta per scadere.

Combinando analisi approfondite, narrazione e ricerca, il pluripremiato autore Philip Lymbery dimostra perché il cibo e i raccolti futuri contano più che mai e ci mostra come possiamo ripristinare il nostro pianeta per un futuro rispettoso della natura.

Con un focus sulla catena alimentare globale, affronta il tema dei mega-allevamenti (sia sulla terraferma che in mare), i cui prodotti chimici, gabbie per animali ed emissioni hanno spazzato via la campagna, mettendo a repentaglio l’aria stessa che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, la natura tutta.

Nelle sue indagini, però, trova posto anche la speranza in chi combatte per riportare alla vita i paesaggi rurali, chi ripensa nuovi metodi di agricoltura e allevamento, riscoprendo tecniche tradizionali e contemporaneamente sviluppando nuove tecnologie per sfamare una popolazione mondiale in continua espansione.

Appassionato, equilibrato e persuasivo, questo nuovo saggio di Philip Lymbery presenta una visione provocatoria del cambiamento, sfidandoci a ripensare ciò che compriamo e mangiamo e all’ impatto che questo ha sul cambiamento climatico e quindi sulle nostre vite.

♠ “Jimmy Priscot” di Giovanni Savelli

Casa editrice: Nutrimenti

Dal 24 marzo in libreria. Jimmy Priscot è un apprendista reporter che aspira a una promozione nel giornale locale, e così sceglie di raccontare la storia del capitano Rogers, figura leggendaria di New Port e membro della più importante e influente famiglia della cittadina. L’informazione decisiva su Rogers, a Jimmy la dà però un vecchio ubriacone: quando ha fatto quel che ha fatto, Rogers stava cercando un tesoro e lui, il vecchio ubriacone, possiede la bussola che conduce a quel tesoro. Un fiore.

Fiuto, speranza, sconsideratezza: impossibile dire che cosa spinge Jimmy a prendere il mare lasciando che sia il fiore a dettare la rotta. Ad accompagnarlo, una ciurma niente male: il nonno avventuriero, i mastodontici gemelli Robertson e il cartografo bambino Magellano Weaver. Il viaggio li condurrà da Agata, la bambina che non può crescere. Almeno finché non tornerà là dove è nata, un’isola magica, terra natia anche del fiore-bussola.

È come un sogno, questo viaggio, ma del resto il nonno di Jimmy non smette di ripeterlo: la cosa più importante nella vita sono i sogni. E allora questo viaggio è la vita. Purtroppo, chiunque tocchi terra sull’isola magica è destinato a dimenticarla non appena se ne allontana, perciò il diario di bordo scritto da Jimmy diventa il gesto di noi esseri umani che ci sforziamo di custodire memoria di quel che siamo e facciamo. E di quel che sogniamo.

Avventuroso, incalzante, divertente: il romanzo d’esordio di Giovanni Savelli è una traversata nella fantasia.

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