“L’ombra dello scorpione” del Collettivo Fontana al Teatro India: la recensione
Una storia che pur se apocalittica appare familiare: è stato in scena al Teatro India il 30 agosto per IF/INVASIONI (dal) FUTURO_DARK AGES lo spettacolo “L’ombra dello scorpione”.
L’opera, tratta dal romanzo classico di Stephen King pubblicato nel 1978, è ambientata in un futuro oggi più che mai conosciuto, in cui il 90% dell’umanità è stata decimata da un virus.
Il futuro disegnato da King appare identificabile e a prevalere non è più la paura, come sicuramente sarebbe accaduto prima del Covid-19, ma la curiosità.
L’elemento caratterizzante di tutta la storia è la dicotomia tra bene e male.
Una domanda si insinua: quanto ci mette l’uomo nero ad arrivare e si può fermare il suo avanzare?
“Dobbiamo essere preparati, l’uomo nero arriverà e non si fermerà”.
I protagonisti seguono la stessa dualità bene – male e se alcuni nel sogno incontrano un’anziana donna di nome Abagail che appare come unica possibilità di salvezza, altri percepiscono l’insinuarsi dell’uomo nero che inesorabile tenta di conquistare e distruggere: due forze contrapposte ma facenti parte della stessa umanità.
Chi è davvero l’uomo nero? Non è forse la “fetta” di malvagità di cui ogni essere umano è portatore? I più fortunati riescono a far prevalere la luce ma chi non ha la stessa forza si lascia sedurre dal male, dal potere, dalla rivalsa e dal desiderio di guerra.
L’OMBRA DELLO SCORPIONE è un progetto di Collettivo Fontana, immaginato, adattato e diretto da Caterina Dazzi e Flavio Murialdi assieme al musicista Andrea Veneri e un gruppo di sei giovanissimi attori (Luigi Fedele, Diego Giangrasso, Paolo Leccisotto, Flavio Murialdi, Mersila Sokoli, Aurora Spreafico).
Lo spettacolo si inscrive nel piano di sviluppo biennale di IF_DARK AGES dedicato agli artisti emergenti con un sostegno, artistico, economico e strutturale.
