Marirosa Fedele – “Cuciti gli occhi”

Recensione del secondo lavoro discografico della cantante, in cui si racconta la voglia di condivisione con l’altro.

Sono un amante della buona musica, quella che da voce all’anima e fa uscire fuori i sentimenti di ognuno di noi. Ma, in questo caso, parliamo di qualcosa che va ben oltre la questione sentimentale. Parliamo di Marirosa Fedele, cantautrice romana d’adozione, uscita di recente con il suo secondo lavoro, l’EP “Cuciti gli occhi”.

Attraverso cinque avvolgenti brani che passano dall’ RnB al jazz e  al genere latin, la Fedele riesce fin dal suo primo ascolto a raccontare il filo conduttore: la voglia di condividere i propri sentimenti, di incontrare altre persone nel mondo e, attraverso ciò, trovare un attimo di pace.

Cuciti gli occhi

Nella title track – presente anche in versione instrumental jazz all’ultima traccia – si mette in chiaro, finalmente, che non ci si può nascondere dietro ad un dito fatto di scuse. Bisogna sempre trovare il coraggio di andare avanti. E non scappare mai via dalla vita, anche se vorremmo rintanarci nel buio più profondo della nostra anima.

Sfioro un sé

Il filo conduttore si snoda sempre di più nel secondo brano, intitolato Sfioro un sé, in cui si racconta della lotta per cercare di ricostruire una storia che ormai sembra finita per sempre, e così ritrovare anche quegli attimi perduti che solo l’amore vero sa dare.

Fragile lacrima

La terza traccia, Fragile lacrima – che, peraltro, è anche il singolo di lancio dell’EP – sembra smentire l’antico brocardo secondo cui “in amore vince chi fugge”: non è sempre vero che si raggiunge l’altro correndogli incontro o scontrandosi con lui o lei, al contrario può accadere che questo raggiungersi non sia poi così importante.

Il coraggio di tacere

Il quarto brano, invece, si intitola Il coraggio di tacere, e parla di una donna che, per amore, nella disperata ricerca di un attimo di pace, mette da parte le sue esigenze e aspettative per dare spazio a quelle del suo compagno, come insegna lo stesso concetto di vera condivisione.

Il disco in sé è una vera chicca per gli amanti dei generi sopra citati, e la voce di Marirosa è come un velluto che copre ma nemmeno sovrasta in maniera prepotente le sonorità presenti, e coinvolge fin dal primo ascolto, andando a comporre un vero e proprio mosaico fatto di riflessioni sulla vita e di bellezza non certo effimera, ma profonda, come la nostra anima.

 

Nazario Ricciardi

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