Quando Goebbels colpisce ancora: Ghandi era pericoloso quanto Hitler?
Nell’articolo scritto da parte di un certo dottor A.Meluzzi, circa l’inquietante caso di cronaca nera compitosi recentemente a Roma, si può denotare come la propaganda Goebbelsiana faccia ancora effetto in una società che spende, o forse spreca, il proprio tempo a discriminare gli altri, lanciando analogie a caso e del tutto errate.
È il caso della tragedia consumatasi nel quartiere Parioli di Roma dove, un certo Diotallevi (tra l’altro pare non sia vegano, ma soltanto amante di cani e gatti), dopo uno scatto di pazzia, ha violentemente ucciso sua sorella al fine di lasciare di lei, solo delle gambe in un cassonetto. Secondo l’articolo in questione infatti, lo psicologo denota come la relazione tra “animalisti, vegetariani ed ecologisti” sia sinonimo di disturbo interiore e con conseguenza quasi ovvia, di manifestazioni violente e omicide da parte dei diretti interessati, utilizzando come prova Hitler, ed il caso Parioli, al fine di dimostrare (tra l’altro fuori luogo), il legame “scientifico” tra gli assassini e la nuova frontiera dello sfogo italiano: i vegani.
Dramma indiscutibile e di inaudita violenza certamente, che spesso però, si tramuta in un amo da pesca per dar “fiato alle dita” ad eminenti dottori che forse, sono stati rimandati in esami di storia contemporanea, sempre più ricca di fonti in grado di confutare le ideologie pregiudizievoli di moltissime persone, nel secondo millennio.
Andando per gradi, infatti, secondo S. Bourgoin nel libro “Serial Killers” edito da Sperling & Kupfer nel 1993, la psicologia criminale conferma ormai da tempo che, i bambini spesso con gravi disordini psicologici e traumi, siano estremamente inclini a perpetuare fin da piccoli, violenze ed abusi verso gli animali, citando la fonte:
“Crudeltà verso gli animali e/o altre persone. Nel campione di assassini seriali esaminato da Ressler, il 36% ha mostrato segni di crudeltà verso gli animali durante l’infanzia, raggiungendo il 46% durante l’adolescenza. Gli esperti che studiano il fenomeno consigliano di non sottovalutare mai i giochi violenti dei bambini nei confronti degli animali, perché questi comportamenti possono essere segnali di disagio che può preannunciare lo sviluppo di una personalità violenta.”
Detto ciò, come si può definire una persona “ecologica, animalista, vegetariana”, una persona con un atteggiamento di compensazione interiore che sfocia in violenza inaudita ed in lati negativi, al pari di Hitler? Nessuno di noi è perfetto, ma se lo stile di vita “cruelty free” è sinonimo di disintegrazione dell’io e dislocamento mentale, di cosa dovrebbero soffrire tutti gli altri che non lo sono, ma scontano pene capitali da tempi immemori?
Tornando alla questione storica, l’errore è doppiamente presente.
Adolf Hitler, non era vegano, bensì veniva presentato come vegetariano, ma da chi? Come poteva essere poi, se nei campi di concentramento erano presenti al loro interni, veri e propri mattatoi? La questione fa acqua da tutte le parti.
Fu infatti la società vegetariana tedesca ( Vegetarier Bund fondata nel 1892 ) a chiudere i battenti per volere nazista fino al 1946, coincidenza? Al suo tempo di gloria, Hitler viveva come riflesso opposto di un altro importante personaggio, Ghandi, il quale, dedito promulgatore della Ahimsa, difendeva il concetto di non violenza, pace ed uguaglianza del rispetto della vita, in tutto il suo essere, umana ed animale.
Chi meglio del padre della propaganda nazista, colui che rese le leggi razziali a favore della razza ariana, poteva prendere spunto per far apparire Adolf Hitler, buono e giusto (come direbbe Socrate) al pari del suo opposto combattente? Joseph Goebbels.
Tante cose si dicono nei confronti dello stile di vita vegetariano o meno del dittatore tedesco, molte sono le cose che vengono inventate per screditare e determinare la discriminazione di un nuovo risveglio di coscienze che in realtà, si fa strada faticosamente fin dall’antichità. Sarebbe forse il caso di chiedere a questi difensori della “normalità unica e corretta”:
“Se si sostiene che i vegetariani/vegani sono pazzi e cattivi, sono dei disturbati, dei violenti ecc ecc perché Hitler era uno di loro, cosa dobbiamo dunque pensare per tutti gli altri Dittatori Mondiali che hanno causato morte e dolore, e nessuno di loro era animalista, né vegano, né contro la violenza?”
“Perché se i vegani sono “la moda del momento” e gli animalisti devono “compensare” problemi interiori, ogni crimine con cui abbiamo a che fare ci stigmatizza come la causa del male del mondo? Non siamo attivi solo da dieci anni circa? E prima? Nessuno commetteva brutali crimini? Le prigioni dunque, ed i manicomi, sono pieni di vegani depressi e confusionari?”
“State dicendo dunque al par di logica, che Ghandi e Tolstoj, Rosa Parks o Josephine Donovan erano al pari di un potenziale assassino? Chi erano quindi i grandi non violenti di cui è facile documentarsi tramite le loro PROPRIE opere, se queste tesi farlocche da quattro soldi sono la realtà?”
Troppe sono le domande, troppo infinito sarebbe il senso critico in un discorso educativo e aperto, ma il ruolo di ogni studioso dovrebbe essere quello di rimanere neutrale di fronte ad evidenze ben più grandi dei propri pregiudizi, e smetterla di spostare e far spostare l’attenzione della gente su infamie di scarso livello intellettuale, quando i veri assassini del mondo sono altri e lo vediamo ogni giorno.
Il mondo cambia, nessuno è perfetto e non raggiungerà mai questo risultato, ma facciamocene una ragione. L’unica strada verso un avvenire evoluto e sacro, in cui la Natura nostra Casa e culla della vita, sia rispettata ed amata sotto tutte le sue forme, è ciò che Ghandi (e molti altri) e non Hitler, ha augurato, implorato e lottato fino alla fine dei suoi giorni, e lui era vegetariano.
Fotografia: Attribution: Bundesarchiv, Bild 183-1989-0821-502 / CC-BY-SA 3.0