“Uomo e galantuomo” al Teatro Quirino: la recensione

uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo da sinistra Lorenzo Gleijeses Ernesto Mahieux Geppy Gleijeses regia Armando Pugliese foto Tommaso Le Pera

“Uomo e galantuomo” del regista Armando Pugliese è in scena al Teatro Quirino fino al 5 marzo.

La commedia in tre atti è stata scritta da Eduardo De Filippo nel 1922 e messa in scena nel 1924 con il titolo “Ho fatto il guaio? Riparerò!”.

101 anni dopo va nuovamente in scena sul palcoscenico romano in una riproposizione teatrale che ripercorre la drammaturgia storica.

uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo nella foto la compagnia regia Armando Pugliese foto Tommaso Le Pera
 foto Tommaso Le Pera

Geppy Gleijeses, allievo di Eduardo dal quale ricevette il permesso a rappresentare le sue opere, interpreta Gennaro De Sia, attore a capo di una compagnia che si trova a Bagnoli per mettere in scena alcune opere.

Ospite a spese del ricco e giovane Alberto De Stefano (Lorenzo Gleijeses), la compagnia è composta oltre che da Gennaro, anche da Attilio (Gino Curcione), Viola (Irene Grasso), Vincenzo (Gregorio Maria De Paola) e Florence (Antonella Cioli).

Gli interpreti, tuttavia, dopo la prima messinscena non riscuotono il successo desiderato pur se non se ne crucciano terribilmente. Scalmanati e poco professionali sono abituati a una vita di stenti in cui i pasti vengono cucinati nelle camere di albergo, dentro “na buatta”, e i vestiti stesi nell’ingresso.

Gennaro, tuttavia, vuole riscattarsi la sera stessa e decide di provare il dramma “Malanova” di Libero Bovio.

La scena delle prove è sicuramente la meglio riuscita dell’intera opera. Gli attori, guidati dal suggeritore che piuttosto che facilitare le prove le rende ancora più confusionarie, mettono in scena un dramma che si trasforma presto in farsa, tra Viola, che nella realtà è incinta di Gennaro, poco incline alle prove e Florence che esagera il suo ruolo di ammalata risultando ilare.

L’esibizione viene interrotta dall’arrivo di Salvatore, fratello di Viola, che vuole riparare a ciò che ha fatto la sorella e per un malinteso viene scambiato da Alberto per il fratello della sua misteriosa amante Bice (Roberta Lucca), anch’essa incinta.

L’equivoco trasforma le prove in un tafferuglio che conduce all’ustione dei piede di Gennaro, il quale inciampa nella pentola del pranzo.

Il secondo atto si apre con una nuova scenografia: se nel primo la messinscena è ambientata nell’ingresso dell’albergo, questo è nella villa del Conte Carlo Tolentano (Ernesto Mahieux). Il conte, medico, ha incontrato Gennaro con i piedi ustionati e ha deciso di dargli soccorso a casa. Nel frangente giunge Alberto, il quale scopre che la sua Bice non è solo sposata ma è anche la moglie del Conte. Quale rimedio resta da mettere in atto per impedire il dramma? La follia.

Follia che induce al sopraggiungere della polizia, e quindi del delegato (Ciro Capano) e dell’agente Di Gennaro (Salvatore Felaco).

Completano, infine, il cast la cameriera Ninetta (Brunella De Feudis), la serva Assunta, interpretata sempre dalla stessa De Feudis, e Matilde Bozzi (Antonella Cioli), madre di Bice.

“Uomo e galantuomo” è un’opera spiccatamente gestuale in cui i giochi di parole, gli equivoci e gli episodi comici si rincorrono sul palcoscenico. Ma se la prima parte assume totalmente il suo ruolo di commedia divertente e comica, la seconda parte viene meno, offrendo pochi spunti ilari.

Gli episodi più farseschi sono senz’altro presenti nel primo tempo. Tra questi le prove attoriali che Eduardo ha allungato nel corso degli anni: in mezz’ora si mettono in scena in realtà solo 5 minuti di recita.

“Uomo e galantuomo” al Teatro Quirino è una commedia che, se pur dotata di un cast assolutamente di talento e in grado di distinguersi sul palcoscenico, nella messinscena finale non riesce a catalizzare lo spettatore per tutta la sua durata.

Gli elementi ci sono tutti: gestualità, dialettica, scenografia, costumi, interpretazione. Qual è dunque il suo “difetto”? Forse la scelta registica avrebbe dovuto tener conto della delimitazione netta tra primo e secondo atto e comprendere la necessità di enfatizzare maggiormente il secondo tempo per riavere la stessa comicità e risate del primo.

scene Andrea Taddei

costumi Silvia Polidori

musiche Paolo Coletta

luci Gaetano La Mela

aiuto regia Norma Martelli

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