Biennale Arte 2022: informazioni e consigli sulla 59. Esposizione Internazionale d’Arte

Biennale Arte

Dopo tre anni è tornato uno degli eventi più attesi nel mondo dell’arte: la 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, detta anche Biennale Arte di Venezia, aperta al pubblico dal 23 aprile al 27 novembre 2022, a cura di Cecilia Alemani.

Il titolo si ispira al libro di favole di Leonora Carrington “Milk of Dreams” tradotto in italiano “Il latte dei sogni”. Questa edizione vuole esaltare il potere dell’immaginazione e mettere in discussione la centralità dell’uomo, ponendo in luce tematiche universali che vanno dall’identità di genere al rapporto sempre più ostile fra uomo e natura, fino alla dialettica corpo-tecnologia.

Un percorso espositivo complesso con 58 partecipazioni nazionali (numero totale dei padiglioni) per un totale di 213 artiste e artisti e 1433 opere.

Se ti reputi un neofita di questo settore o non hai mai visto la Biennale ti forniremo delle informazioni utili, oltre ad alcuni consigli per gestire nel miglior modo possibile il tempo a disposizione.

In primis la Biennale ha due sedi espositive ufficiali: i Giardini e l’Arsenale, ben raggiungibili con vaporetto dalla stazione di Venezia Santa Lucia, alle quali si può accedere con un biglietto unico, acquistabile esclusivamente online attraverso il sito Vivaticket.

I Giardini restano aperti i giorni feriali dalle 11 alle 19 mentre l’Arsenale dalle 11 alle 18, durante i giorni festivi la chiusura è posticipata alle 19.45. Dato il grande numero di visitatori e la grandezza delle due aree è impossibile visitare la Biennale in un solo giorno. Il biglietto, quindi, non dura 24 ore bensì si può decidere di visitare il primo giorno i Giardini e il secondo l’Arsenale; all’interno delle due sedi troverete non solo arte ma anche aree verdi, bar, ristori e servizi di prima necessità.

Il nostro primo consiglio è di iniziare la visita dai Giardini, una lussureggiante area verde di 43000 mq, progettata da Giannantonio Selva nel 1807, con 29 padiglioni nazionali e il grande padiglione centrale.

Il padiglione centrale è un edificio multifunzionale di ben 3500 mq dal quale, appena varcato l’ingresso, è possibile vedere nella Sala Chini la prima opera di Katharina Fritsch, vincitrice dell’importante premio il Leone d’oro alla carriera.

La scultrice tedesca mette in mostra la sua opera dal titolo “Elefant/Elephant” (1987), un calco in poliestere verde scuro che rappresenta un elefante gigantesco e inaspettato che smuove nello spettatore emozioni infantili collegate a ricordi e memorie di racconti lontani.

Tra le opere da vedere nel padiglione centrale è doveroso segnalare l’altra vincitrice Leone d’oro alla carriera Cecilia Vicuna con la sua opera “Naufraga”.

Ma le sorprese non finiscono e tra le novità di questo anno ci sono cinque piccole mostre definite dalla curatrice Alemani come “capsule del tempo” perché radunano libri, artefatti e opere storiche del ‘900. Queste trattano alcuni temi importanti come la metamorfosi, la trasformazione e il cyborg permettendo al visitatore di leggere l’esposizione attraverso i molti collegamenti storici.

Poco prima di uscire dal padiglione centrale tra le opere esposte segnaliamo quelle di Hannah Levy, artista americana che attraverso un gusto perturbante rielabora e distorce la funzione di alcuni oggetti comuni come le attrezzature per l’esercizio fisico o gli strumenti medici, donandogli una nuova forma corporea in cui l’oggetto osservato ci permette una contemplazione estetica.

Sul lato sinistro del padiglione centrale, vi troverete lo Store Biennale con i molti libri, cataloghi d’arte e vari gadget tra cui gli orologi a edizione limitata realizzati da uno dei main sponsor della Biennale, Swatch.

Altro luogo imperdibile realizzato accanto allo Spazio Esedra, il luogo esterno che è stato ribattezzato Piazza Ucraina, a cura di Borys Filonenko, Lizaveta German, Maria Lanko, curatori del Padiglione Ucraina, che è diventata il simbolo di solidarietà al popolo Ucraino, grazie alla collaborazione dell’Ukrainian Emergency Art Fund (UEAF) e della Victor Pinchuk Foundation.

Tra i padiglioni dei Giardini che hanno suscitato maggiormente il nostro interesse ne segnaliamo cinque imperdibili: il padiglione Venezia, il padiglione Polonia, il padiglione USA, il padiglione Svizzero e il padiglione della Gran Bretagna, che con l’installazione ambientale e sonora di Sonya Boyce si è aggiudicato il Leone d’Oro come migliore partecipazione nazionale.

L’altra sede da vedere è l’Arsenale di Venezia con i suoi 48 ettari di territorio nel lato orientale della città antica, a una quindicina di minuti a piedi dai Giardini.

La location è sicuramente suggestiva essendo stata storicamente simbolo del potere della repubblica marinara di Venezia. È composta dalle Corderie, progettate nel 1585 da Antonio da Ponte, e dalla sala d’armi, le artiglierie, l’isolotto, le tese delle Vergini, il teatro delle tese e il teatro piccolo Arsenale.

Dopo la porta d’ingresso entrerete nell’area Corderie e sarete accolti dal monumentale busto in bronzo (4,9 metri) dal titolo “Brick House” dell’artista afroamericana Simone Leigh, vincitrice del Leone d’oro come migliore partecipazione alla mostra con l’altra sua opera “Sovereignty” in mostra all’interno del padiglione USA ai Giardini.

Il lungo edificio in cui si susseguono opere scultoree, pittoriche, fotografiche, fino ad arrivare all’interessante installazione site specific con le masse di terreno di Delcy Morelos che si innalzano al di sopra del piano di calpestio e circondano il corpo dello spettatore.

Usciti dalle Corderie tra i vari percorsi da seguire all’interno dell’Arsenale riservate un po’ di tempo per il Padiglione Italiano che, nonostante la lunga fila, è sicuramente il più interessante e intenso.

Si entra uno alla volta e si deve mantenere il silenzio. Le tematiche trattate devono essere vissute dal visitatore in prima persona, attraverso un’esperienza personale e introspettiva.

Curato da Eugenio Viola, il progetto dell’artista Gian Maria Tosatti dal titolo “Storia della notte e destino delle comete” immerge in un mondo industriale in cui la presenza umana percepisce molti stati d’animo, uno su tutti l’alienazione, sovrana dei nostri tempi, nemica comune del destino di molte persone.

https://www.labiennale.org/it/arte/2022

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