“Dialogo tra un tappo e una bottiglia”: racconto di Simona Tagliaferri

31 Dicembre 1989 allo scoccare della Mezzanotte
Bottiglia: Tappo, tappo, dove vai? Non mi lasciare!
Tappo: Mamma non riesco! Mi balla tutto, e le bollicine mi fanno girare la testa.
“Gira il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me”
Mamma: Piccolo ma cosa fai? Canti già come loro? Accipicchia sei pure stonato. Tutta colpa di tuo padre! E le bollicine ti sono pure andate alla testa. Ma resisti piccolo, non è giunta l’ora!
Tappo: Mammaaa delle cose rosa con protuberanze affilate mi stanno sollevando. Ahahahah!! Mi fanno il solletico. Ahaha!! Ancora… ancora! Mi piace. Non vi fermate!! E cosa mai sarà questa?
Mamma: Oh no! Cosa senti piccolo??
Tappo: una superficie morbida con i buchi mi annusa la testa… Eh sì però non esagerare! Mi vergogno… Uffi, perché non ho fatto il bagnetto? Dovevo darti ascolto mamma… Su però smettila ora! Sono tutto polveroso. Che imbarazzo!! Ahh no mamy, tutto a posto! È solo è il nasino di una piccola umana. Ma che tenera, mi vuole già bene. Ed ora mi sta scoprendo gli occhietti… Wowww qui fuori c’è un mondo pazzesco… Oh che bellezza. Dovresti vederlo!
Mamma: Tappo ma cosa dici? Non fidarti dei loro guizzi di euforia. Loro ti distruggeranno. Così fanno gli umani. Ci credono di loro proprietà, si divertono con noi per un po’, ci toccano, ci ammaliano e poi, dopo poco, si dimenticano di noi. Ricordi cosa raccontava la nonna?
Tappo: No mamma, cosa raccontava? Ma perché si sono fermati? Io voglio usciree, voglio conoscere il mondo!
Mamma: Ah beata ingenuità! Ascolta me e non avere fretta. Gli umani ti lasceranno andare, ma non sarà come tu immagini. Quanto aveva ragione la nonna quando ci raccontava la storia della sua povera sorella e del suo povero figliolo. Sua sorella era una per bene, molto bella e apprezzata da tutti. Snella ma robusta, trasparente come l’acqua e un collo… beh da fare invidia a qualunque boccale. E il suo figliolo poi, uno a modo. Piccino e carino, lo chiamavano sugherino e tutti gli volevano un grande bene. Un giorno, sventurati, gli umani li hanno privati della casa e li hanno separati per sempre. Bottiglia snella è finita in una campana buia. L’hanno fatta a pezzi, quegli energumeni. La sua beltà è svanita con la sua stessa vita. E sugherino… oh povero sugherino. Lo hanno infilato in una madre non sua, triste e vuota. E alla nuova madre d’adozione hanno fatto sputare il pregiato nettare che conteneva e le hanno fatto ingoiare una sporca carta ammuffita con puzza di inchiostro. Poi, insieme, li hanno lasciati andare in balia delle onde.
Tappo: Cosa mamma? Dentro la nuova mamma di Sugherino c’era una carta? E sugherino poteva vederla?? Ma sarà stata mica una lettera?
Mamma: Oh tappo, ma cosa sai tu di queste cose? Dove hai sentito parlare di lettere?
Tappo: Eh mammina, quando voi dormite, i giovani mi raccontano il mondo. Oh quindi era una lettera, e sugherino poteva ballare sulle onde?? Anche io, anche io!! Voglio diventare come sugherino
Mamma: Non sai cosa dici piccolo. Non è una bella vita quella. Non conviene sapere le storie degli umani. Noi siamo di altra natura. La nostra vita ci appaga. Il vetro che mi circonda mi protegge, lo spumante che contengo mi impreziosisce e tu, tu sei la mia protezione e il mio protetto. Il buio non ci acceca e gli umani non vengono quasi mai nella nostra dimora. Qualche volta ci toccano, poi quasi sempre ci risparmiano e noi continuiamo a vivere felici.
Tappo: Mamma sì, ma io voglio conoscerli, voglio scoprire la loro storia…Voglio proteggere i loro segreti, diventare un pochino più morbido, navigando nell’acqua del mare, e poi essere “stappato” – si dice così vero? – Sì, stappato da un’umana bellissima che riceverà la lettera che io custodirò. Ed io mi divertirò a stare tra le sue mani calde, cullato dai movimenti delle sue braccia fiere e felici. Io sarò causa della sua felicità…
Oh mamma siii, mi stanno tirando fuori. Ecco, manca solo l’ultimo pezzetto… Su, tirate. Un ultimo piccolo sforzo. 3, 2 1 Sono fuoriiiiiiii! Addio mamma. Ti vorrò per sempre bene!
Mamma: Ti auguro tutto il bene di questo mondo piccolo mio. Ti auguro gloriose e ghiotte avventure, ma rimani te stesso, tappo. Non diventare avido, sleale, crudele. Non avere fame di ricchezza e notorietà. Non farti contagiare dalla superbia e insaziabilità. Asseconda piuttosto la tua indole curiosa ma osserva un cauto rispetto per la terra, meraviglia per l’ignoto, innamorata benevolenza. Sii te stesso, un semplice tappo, l’espressione che anche in un sughero può esserci vita. Perché se si fa solo un pochino di attenzione in più, la meraviglia la si scova, proprio, nelle piccole cose.
Immagine: Foto di b0red da Pixabay