Intervista a Fabrizio Pucci, regista e attore dello spettacolo teatrale “TI AMO, MARIA!” al Teatro Stanze Segrete dal 20 marzo all’8 aprile

Al Teatro Stanze Segrete di Roma dal 20 marzo all’8 aprile andrà in scena lo spettacolo teatrale “TI AMO, MARIA!”di Giuseppe Manfridi, con Marina Guadagno, di cui Fabrizio Pucci è regista e interprete.

“Fabrizio Pucci, attore, regista, direttore di doppiaggio e dialoghista, nasce a Roma il 1/1/1957. Dopo il liceo frequenta il DAMS a Bologna e si diploma alla scuola di recitazione Alessandro Fersen a Roma. Entra a 20 anni nella compagnia teatrale Teatroggi con Bruno Cirino, Angiola Baggi e Roberto Bisacco, con cui collabora per diversi anni. Lavora sempre in teatro con Aldo Trionfo, Roberto Guicciardini, Mario Scaccia, Nino Mangano, Sandro Sequi, Nando Gazzolo, Mariano Rigillo, Franco Però, Giancarlo Cobelli, Leone Mancini, Pippo Franco, Armando Pugliese, Tinto Brass, Marco Gagliardo, Enzo Siciliano, Ugo Gregoretti. Dirige diversi lavori teatrali come regista. Lavora in cinema con Mauro Bolognini, Riki Tognazzi, Luciano Odorisio, Giuseppe Ferrara e Mariano Laurenti. Lavora in televisione con Rossella Izzo, Riki Tognazzi, Franco Rossi. Partecipa a moltissime trasmissioni radiofoniche con RAI 1 e 2, e collabora con Radio Luna e Radio 105. In doppiaggio dà la sua voce a Hugh Jackman, Russell Crowe, Brendan Fraser, Antonio Banderas, Gabriel Byrne, Bill Paxton, Billy Bob Thornton, Ron Moss, Wesley Snipes, Sam Neil e molti altri.”

Di seguito l’intervista.

  • Buonasera Fabrizio e grazie per questa intervista. Va in scena al Teatro Stanze Segrete lo spettacolo “TI AMO, MARIA!” di cui lei è regista e attore. L’amore è il protagonista dell’opera. Che tipo di amore verrà rappresentato?

L’amore tra Sandro e Maria è chiaramente uno di quei rapporti che in genere si definiscono conflittuali, quasi drammatici. Non c’è violenza tra di loro, almeno non fisica, ma le tensioni e le tempeste che scandiscono il ritmo della loro passione, li porterà a un corto circuito del tutto inaspettato.

  • La musica ricopre un ruolo fondamentale nella relazione tra Sandro e Maria, i due personaggi dello spettacolo. Crede che la musica possa avere una valenza così forte anche fuori da un palcoscenico, in una relazione reale?

“Io credo che la musica sia nutrimento all’amore”, diceva Shakespeare nella Dodicesima Notte. E anche io ritengo che la musica scandisca i tempi della nostra vita, e impregni di suggestioni e colori i nostri momenti più importanti. Non è casuale che riascoltando un vecchio pezzo che abbiamo amato lontano nel tempo, veniamo catapultati a rivivere anche fisicamente un passato che credevamo dimenticato.

  • Come si è avvicinato al ruolo di Sandro per interpretarlo al meglio?

Anche in questo la musica mi è stata di grande aiuto. Io amo il jazz, proprio come Sandro, e proprio come lui sono legato a una donna che amo profondamente e che ha 20 anni meno di me. Questi due elementi, legati dalla prosa meravigliosa di Manfridi, sono stati la mia stella polare per affrontare questo ruolo, molto molto impegnativo.

  • Essere regista e contemporaneamente attore di uno spettacolo porta un valore aggiunto?

Essere regista e attore in uno spettacolo può essere un grande vantaggio, in quanto sei totalmente dentro al lavoro che stai portando avanti, ma può rivelarsi anche un problema, proprio perché non riesci a mantenere una certa distanza e obbiettività rispetto al lavoro che diventa quasi una tua creatura. In questo, una brava aiuto-regista come Luisa Paradiso, che è anche un’attrice di grande sensibilità, può rappresentare un ottimo paracadute per evitare rovinosi inciampi.

  • Perché uno spettatore dovrebbe vedere il vostro spettacolo?

Perché è un testo meraviglioso, che parla di una bellissima storia d’amore, perché è incorniciato da musiche affascinanti e suggestive, perché Marina è un’attrice fantastica, e perché spero di aver fatto un buon lavoro come regista e come attore.

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