Intervista al regista Simone Godano: al cinema con “Sei fratelli”, un film “non totalmente accogliente”

Sei fratelli (credit: Lorenzo Pesce)

Sei fratelli (credit: Lorenzo Pesce)

«Parto dal primo commento che ha fatto Riccardo Scamarcio dopo la visione del film: “È un film romantico che parla a tutti e di tutti”. Una sintesi che mi ha fatto riflettere su come i film si evolvano ed abbiano una propria crescita nel corso della lavorazione, un proprio cammino. Perchè fare un film romantico non era forse il punto di partenza, ma è un bellissimo punto di arrivo.» – Simone Godano

Al cinema dal 1° maggio “Sei fratelli” di Simone Godano: una storia di famiglia in cui ognuno può trovare frammenti di sè, anche indirettamente, e riconoscersi. Un’opera dal respiro nord – europeo, in grado di raccontare la realtà, lasciando un sapore agro – dolce di vero.

Il film, soggetto e sceneggiatura di Luca Infascelli e Simone Godano, una produzione Grøenlandia con Rai Cinema, vede sullo schermo Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Gabriel Montesi, Valentina Bellè, Claire Romain, Mati Galey, Linda Caridi, Judith El Zein, Imma Villa, Antonella Ponziani, Camilla Barbieri e Gioele Dix.

Ho avuto il piacere di intervistare il regista Simone Godano.

  • “Sei fratelli”, al cinema dal 1° maggio, è un film dal respiro europeo che ha come punto di partenza una chiacchierata con un tuo amico. Ci racconti come nasce e si sviluppa?

La chiacchierata è stato uno spunto di riflessione. Venendo io da una famiglia molto classica, con due genitori e un fratello, mi colpì molto la storia di questo mio amico che era in difficoltà perché non riuscivano a mettersi in contatto né lui, né i suoi fratelli e né i suoi fratellastri con una sorella. Mi incuriosì, al di là del loro problema personale, capire che cosa si nascondesse dietro queste famiglie così numerose dove ognuno di noi immagina che ci siano segreti, conflitti, tensioni: le possibilità di rapporti umani sono veramente infinite. Nel film la famiglia è il riferimento per raccontare tante singole storie di amicizia, fratellanza e amore. 

Ricollegandomi all’influenza nord europea ci sono due motivazioni alla base: la prima è la voglia artistica e un mio gusto personale nel fare un film dal sapore un po’ nord europeo, per cui con il produttore Matteo Rovere abbiamo deciso di ambientare la storia lontano dall’Italia. Inoltre, volevamo renderla speciale e portarla in una dimensione un po’ più lontana da quella che abbiamo già visto al cinema dandogli un respiro più internazionale. 

(credit: Lorenzo Pesce)
(credit: Lorenzo Pesce)
  • Un finale dal sapore “amaro” come è spesso la realtà. Credi che il cinema, soprattutto quello italiano, debba avvicinarsi a questa tipologia di narrazione?

Io credo che l’unica cosa che in questo momento funziona è l’essere sinceri. Penso, quindi, che condurre una storia come “Sei fratelli”, che mescola emozioni, pianti, risate, conflitti, verso un finale da favola non sarebbe stato onesto perché è un film che vuole essere assolutamente realistico. Il finale rappresenta come realmente vanno le cose quando si vive una forte emozione: gli eventi ti trasportano e ti lasciano pensare, ti illudono che si può diventare una grande famiglia, poi però sappiamo che la realtà e la quotidianità ti travolgono. Non abbiamo mai avuto dubbi sul finale. 

  • La storia è figlia del tempo attuale oppure trasposta nel passato sarebbe stata la medesima? Quanto incide la società?

Questo film ha una parte di legame con la società, ossia l’elemento della famiglia allargata che oggi è sempre più comune.

La componente dei rapporti umani è, invece, universale: non è solo una famiglia che si racconta ma si raccontano degli esseri umani, è a – temporale.

Mi sono reso conto che in questo film c’è una forte immedesimazione che non è solo personale ma anche di altri: molti, infatti, rivedono nei personaggi membri della loro famiglia o amici.

(credit: Lorenzo Pesce)
(credit: Lorenzo Pesce)
  • Sul set un cast corale, in scena 8 attori. Ci sono stati dei cambiamenti durante i ciak dati dall’interazione che hai avuto con i diversi interpreti?

Da un punto di vista di improvvisazione dei dialoghi poco. Io sono molto aperto a questo ma avendo otto attori in scena è molto difficile poter improvvisare.

Ho lasciato, tuttavia, campo libero all’improvvisazione di sentimenti: con la macchina da presa sono andato a caccia di emozioni. Gli attori avevano massima libertà emotiva ed espressiva, erano un po’ tutti spettatori della scena e venivano coinvolti improvvisamente: questo li ha tenuti sempre vivi e ha portato degli elementi inaspettati al film.

  • E in merito alla scelta del cast come è avvenuta?

La scelta del cast è stata abbastanza fluida e organica. Nel mio immaginario voleva essere questo, non ho mai cercato attori di commedia per questo film. Sono tutti attori di “sostanza”, ognuno di loro può far sorridere ma ha anche un grande peso emotivo.

Ci siamo davvero divertiti, non è una frase fatta. Gli ultimi giorni in Francia eravamo proprio una grande famiglia, c’è stato un po’ di parallelismo tra film e realtà: Adriano (Giannini) era il pacere che scherzava un po’ con tutti, Riccardo (Scamarcio) aveva un rapporto con il piccolo Mati (Galey) molto simile al film, lo maltrattava con un amore infinito.

È molto importante per me prendere sul set “Persone”: gli incontri che faccio sono decisivi e se sento un’empatia è più facile e interessante lavorare insieme.

 Sei fratelli (credit: Lorenzo Pesce)
(credit: Lorenzo Pesce)
  • Prendendo come spunto una delle frasi del film “in ogni famiglia si ricopre un ruolo fisso, immutabile”: i personaggi sono riusciti a superare il loro ruolo prestabilito oppure la famiglia ha inciso così tanto che è impossibile farlo realmente?

Secondo me i personaggi prendono coscienza ma non riescono a superare il ruolo prestabilito dalla famiglia. Si può limare, smussare, superare in alcuni momenti, ma è chiaro che quel ruolo tornerà sempre.

  • La musica e la fotografia quanto hanno inciso nel risultato finale?

Per me sono stati a monte nella costruzione del film. Volevo una visione fotografica che raccontasse questa famiglia originale e particolare. Fotograficamente, scenograficamente e musicalmente avevo un’ispirazione che ho sempre seguito, senza mai scendere a nessun tipo di compromesso. Sono convinto che tutto ciò sia funzionale al film, sia da un punto di vista estetico, e parlo di estetica anche musicale con il pianoforte che accompagna i personaggi, sia dal punto di vista narrativo. Volevo creare uno stile anche un po’ spigoloso per un film non totalmente accogliente.

Sei fratelli
Sei fratelli

 

Fotografia GUILLAUME DEFFONTAINES (A.F.C.)

Montaggio GIANNI VEZZOSI

Scenografia ALESSANDRO VANNUCCI (A.S.C.)

Costumi SONU MISHRA (A.S.C.)

Musiche originali FEDERICO ALBANESE

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