Intervista alla regista Alessandra Fallucchi in scena al Teatro Di Documenti con “Donne fuori dall’ombra: storie di artiste straordinarie”

Alessandra Fallucchi

Alessandra Fallucchi

Al Teatro Di Documenti il 2 e il 3 marzo in scena “Donne fuori dall’ombra: storie di artiste straordinarie” di Alessandra Fallucchi.

Un omaggio alle donne del passato che hanno cambiato la storia, divenendo delle figure di riferimento nel mondo delle arti.  La regista conduce lo spettatore in questo viaggio nel passato cercando di restituire le atmosfere delle loro epoche e di suggerire anche con una certa ironia il peso della loro eredità umana e artistica.

  • Buonasera Alessandra. Sei in scena come regista il 2 e 3 marzo al Teatro Di Documenti con lo spettacolo “Donne fuori dall’ombra: storie di artiste straordinarie”: come nasce l’opera?

Il progetto nasce nel 2022 in occasione dell’inaugurazione dello Spazio Faber a Frascati l’8 Marzo, Festa delle donne. Prodotto dalla Compagnia Zerkalo di cui faccio parte dal 2016. Stavo lavorando in quel periodo con allieve diplomate e diplomande all’Accademia di Arti Sceniche diretta da Massimiliano Bruno e mi venne l’idea di coinvolgerle in un progetto che potesse ricordare figure di grandi donne del passato che hanno segnato non solo il mondo dell’arte ma anche la percezione del femminile in senso più ampio. Artiste in vari settori come la musica, la scrittura, la poesia, la scultura, la pittura, il canto e recitazione.

  • Cosa vedrà lo spettatore in scena?

La scena rappresenta uno studio pieno di libri e carte, una giovane scrittrice, idealmente dipinta sulla vita e la figura di Sibilla Aleramo, una sorta di suo alter ego contemporaneo negli anni ‘90, cerca ispirazione nelle imprese delle grandi donne artiste del passato per trovare linfa al suo nuovo progetto di scrittura. Legge e studia alcune delle artiste più interessanti tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 e in questo suo immergersi nel passato immagina di dialogare con loro, registrandone le storie personali e le riflessioni esistenziali di donne/mogli/madri/amanti/artiste. La drammaturgia si fonda su fonti storiche e letterarie ed è ispirata a fatti di vita vissuta. Usiamo molte parole originali di queste donne, pensieri che hanno lasciato nei loro libri, diari, lettere o interviste. La drammaturgia è stato un lavoro collettivo tra donne, tra me e le attrici.

  • Un omaggio alle donne del passato ma anche un monito alle donne del presente?

Omaggio a queste donne vissute in occidente in epoche diverse dalla nostra in cui era sicuramente più difficile affermarsi e rompere i pregiudizi sociali che ci volevano mogli e madri. Non ho intenzione di lanciare moniti ma di far riflettere su come molte conquiste siano state fatte e altre ancora da fare e su come certi problemi siano ancora attuali oggi come 100 o 200 anni fa. Per esempio la difficoltà per una donna di conciliare carriera e famiglia, difficoltà ancora oggi presente per via anche di un senso di colpa istigato sia dal pensiero comune ma anche insito nell’animo femminile, come se fosse una nota imprescindibile ed inseparabile dell’essere donna o anche la sensazione di non essere abbastanza o di non piacere, di sentirsi inadeguate, anche queste tematiche attuali.

  • Dieci le donne protagoniste: Alice Guy, Sylvia Plath, Maria Callas, Frida Kahlo, Dora Maar, Clara Schumann, Jane Austen, Camille Claudel, Sibilla Aleramo. Come è avvenuta la scelta di queste figure?

Alcune di queste figure come Frida Khalo, Jane Austin, Silvia Plath o Maria Callas le ho scelte perché, seppure molto famose per il loro lavoro e le loro opere, spesso le persone non ne conoscono le battaglie personali. Ritengo che un’artista sia anche il frutto delle sue sofferenze, della sua tenacia, forza di volontà e delle sue vulnerabilità. Altre come Dora Maar, Camille Claudel, Clara Shumann o Alice Guy le ho volute proporre perché il loro contributo artistico fu fondamentale nelle epoche in cui vissero ma è stato a lungo dimenticato o non riconosciuto come avrebbero meritato. Vorrei aggiungere che la scelta è stata complicatissima e molto sofferta, ho rinunciato a raccontare tante altre figure femminili affascinanti, ma non avevo lo spazio per farlo e ho preferito proporre una selezione che temporalmente ci avvicinasse alla fine del xx secolo. La scrittrice dipinta idealmente sul carattere di Sibilla Aleramo è immaginata in quel momento storico che fu la fine degli anni 90. Periodo di transizione prima dell’avvento massiccio nelle nostre vite dei telefoni e dei social e prima anche degli eventi storici drammatici che hanno segnato il mondo occidentale nel 2001.

  • C’è una storia che senti per vissuto più affine?

Sicuramente Alice Guy, la prima regista donna. Non solo per la similitudine nell’ambito professionale in cui lei operò, ma anche per altre simmetrie personali e caratteriali.

  • Quanto è complesso essere donne oggi e cosa possono insegnarci queste figure del passato?

Oggi in occidente è meno complesso essere donna, ma in altre parti del mondo lo è ancora tantissimo, non solo difficile ma anche pericoloso. Credo che ci sia ancora molto da fare, cambiare non solo e semplicemente la mentalità degli uomini ma anche quella delle donne. Cambiare la visione significa anche dialogare tra noi e con gli uomini. Non è con la guerra o con l’andare in conflitto, come dice Sibilla Aleramo, ma con la bontà, la pietà e la dignità umana che le donne possono fare davvero la differenza. Oltre a ciò queste donne/artiste del passato ci dicono che per cambiare la società il primo passo profondo da fare è cambiare noi stesse, avere il coraggio di non farci omologare, di trovare la nostra più autentica e libera voce.

  • Le protagoniste sono donne che con il loro pensiero hanno rivoluzionato la società dell’epoca. Se dovessi fare uno spettacolo con figure del presente quali sceglieresti?

Greta Thunberg, Rita Levi Montalcini, Madonna, Meryl Streep, le prime che mi vengono in mente.

  • Progetti futuri?

Riprendo come attrice a Roma e in altre piazze italiane il mio monologo sulla figura della Maga Circe, dal titolo CIRCE, LE ORIGINI. Mi interessa raccontare la Circe PRIMA del famoso incontro con Odisseo, la Circe bambina e il percorso di trasformazione e cambiamento che la porterà a diventare non solo maestra di magie e filtri, ma soprattutto grande conoscitrice di sé stessa e dell’animo umano. Un’altra storia di riscatto, di emancipazione ed indipendenza femminile. Il mito infondo parla di noi. E poi la ripresa estiva dello spettacolo IFIGENIA IN AULIDE dove sono Clitemnestra, per la regia di Alessandro Machia con Andrea Tidona. E poi altri progetti come attrice e regista che spero si concretizzino presto.

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