La Grande Madre e il potere dell’Ombra. Della violenza…

La responsabilità degli uomini violenti, quelli senza misura, dei “bravi ragazzi” che stuprano ed uccidono, che bruciano gli stranieri, i diversi, i più deboli (qui si annullano i generi e i sessi!), sarebbe addebitabile alla femminilizzazione della società

potere

Potere e Ombra.

Un vecchio testo, “L’ombra del potere” di Claudio Risè e Claudio Bonvecchio, mi offre il pretesto per fare alcune riflessioni.

L’assunto del testo rifà il verso ad un antico mito, quello della Grande Madre, e all’antica mistificazione, perché sottolineata in negativo, che vuole la donna come Natura=Vita=Morte.

potere ombraViolenza di oggi o di ogni tempo?

Il tentativo di comprendere la violenza e le guerre fratricide attuali verrebbe spiegato, dai due autori, con il ricorso all’antica madre Terra, nella sua forma ctonia, ossia tenebrosa, infernale.

Quella che mangia i propri figli, tanto per capirci.

Viene salvato il femminismo, cioè gli autori non originano violenza e guerre dalle esperienze rivoluzionarie femministe, ma ripescano un antico alibi maschile, la Donna= Madre cannibale= Kalì.

potere ombra

La responsabilità degli uomini violenti, quelli senza misura, dei “bravi ragazzi” che stuprano ed uccidono, che bruciano gli stranieri, i diversi, i più deboli (qui si annullano i generi e i sessi!), sarebbe addebitabile alla femminilizzazione della società, anteriore al femminismo stesso: una comunità matrizzata, da secoli esistente, non amorevole, ma attenta soltanto al principio economico del reale, una Madre Azienda, che appaga bisogni e nello stesso tempo non esita a stimolare la competizione tra i figli per accrescere il suo proprio potere.

potere ombraRavviso in tale interpretazione un tentativo di scaricarsi di responsabilità, un lavarsene le mani.  

E per di più percepisco una strana rimembranza, in questa caratterizzazione di comunità matrizzata associata alla madre azienda… Mi sembra di ritrovarci l’ideologia del global spinto nel quale siamo sommersi e in quella che è accezione tipicamente maschile, la dimensione del produrre e del consumare.

potere ombra Semmai, verrebbe da dire che ci siamo dentro fino al collo, donne e uomini, senza distinzione alcuna e con pari, grandi responsabilità.

Ombra dell’occidente o Ombra del genere maschile?

Sarebbe la Grande Madre, questa, l’Ombra che,  rimossa dall’Occidente, spiegherebbe, secondo gli autori, la contraddizione imperante tra il farsi la guerra di continuo e i proclami di pace sbandierati ovunque.

Mi viene da dire che ogni sotterraneità degli impulsi inconsci di odio e di violenza, se liberata e guidata, e non più rinnegata, tenderebbe a comporre una personalità sana e un insieme di soggetti sani penserebbe a ricomporre le guerre sparse nel pianeta, cominciando proprio dall’aver fatto pace con se stessi.

Sta di fatto che, forse un’Ombra i due autori l’hanno dimenticata, ed è proprio quella del loro maschile, il Grande Padre, il Dio perfetto, che aspira al cielo, alla luce, al sole, dimenticando di sé la parte buia, pronta a ghermire.

 Di mistificazione in mistificazione… fino alla violenza.

È sempre passata la tesi che la Donna Altro condanni l’uomo alla finitezza, alla sua terraneità, ossia lo perda e lo inabissi.

E questo orrore, provato dagli uomini, a contatto della contingenza, della carnalità della Donna – Madre – Natura è esattamente l’orrore che egli prova per la propria immanenza e che proietta sulla donna.

L’orrore è fatto di un misto di repulsione e di attrazione, di avvicinamento e di voglia di possesso (si badi bene, di possesso e non di amore).

Ed è qui che può tramutarsi in violenza, nel fare proprio l’Altro (donna o uomo, o diverso che sia), perché è qui lo scacco: per possedere l’Altro (la donna, in particolare), l’uomo deve farsi carne, finitudine, abbandonare i cieli alti apollinei e atterrare su un terreno dionisiaco.

Il terrore e l’estasi.

A furia di guardare il Sole, Apollo ha dimenticato di essere anche Dioniso (direbbe James Hillman!).

Nato dalla carne, l’uomo nell’amore (… e non nel solo possesso), scendendo dunque sul territorio di Dioniso, si realizzerebbe come carne e la carne è destinata alla tomba, cioè si renderebbe conto che non è immortale e perfetto.

Egli preferisce invece mantenersi vicino ad Apollo, accarezzando sogni di potenza (clonazione, conquista di terre, di denaro), ognuno di questi tentativi non essendo altro che un appropriarsi, in modo traumatico, di ciò che non ha: il potere di dare la Vita, proprio di ogni donna=madre.

 L’espropriazione indebita è un delitto di mancanza d’amore che si trasforma in una ricerca di sostituti, perché questa semplice verità è annichilente per la realtà psichica dell’attuale maschile.

Solo se la donna annullasse il suo essere corpo, vedi Maria, nella tradizione cristiana, sarebbe creatura degna di Dio, al pari dell’uomo.

Da carne Amante e pura terraneità, ella, in tale tradizione, diventa persona, trascendenza; solo così l’aspetto terrifico della figura della Madre, il suo legame con la sessualità e la morte, viene nullificato dal fatto che ella partorirà un figlio, senza mai aver soggiaciuto alla carne.

Privata del potere terrifico e della vita e della morte, la sua maternità non le conferirebbe alcun potere: il figlio sarebbe in tutto figlio del Padre.

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Free da Pixabay.com

Fonti 

Pene d’amore, Osvaldo Pieroni, Rubbettino Editore, 2002

Il mito dell’analisi, James Hillmann, Adelphi Editore, 1991

 

 

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