“Loro 1” di Paolo Sorrentino e la nuova frontiera della satira politica

Dopo Il caimano, film del 2006 diretto da Nanni Moretti, arriva nelle sale Loro 1, altra pellicola dedicata alla figura più controversa degli oltre ultimi 20 anni di storia italiana. Stiamo parlando ovviamente di Silvio Berlusconi.

Il personaggio non ha bisogno di presentazioni. Nato a Milano nel 1936, è probabilmente l’imprenditore più noto nella cultura di massa della penisola grazie alla fondazione del gruppo Fininvest nel 1975 e della rete televisiva Mediaset nel 1993. Dal 1986 al 2017 è proprietario del Milan. Ma soprattutto, il Cavaliere è divenuto personaggio notorio grazie alla discesa in politica nel 1994, cui è seguita la formazione di ben quattro Governi da lui presieduti, l’ultimo dei quali caduto nel 2011. Sposato e divorziato due volte, ha cinque figli.

Bene, di tutto questo NON parla Loro 1. O meglio, ne tratta solo marginalmente. Il film, infatti, non è, e non vuole essere, una biografia su Silvio Berlusconi.

L’intento di Sorrentino non è quello di raccontare vita, morte e miracoli dell’imprenditore e politico arcorese, bensì quello di inquadrare il personaggio attraverso la rappresentazione degli aspetti più lugubri della sua vita privata. Ma non solo. Tutto il film è veicolo di narrazione dei pericolosi intrecci tra sesso, droga e politica, di cui Silvio ne è tristemente partecipe anche nelle cronache giudiziarie. Non per niente lo spettatore viene avvisato in apertura di film. Le vicende narrate riguardano personaggi non solo esistenti, ma anche fittizi e interazioni fra loro non realmente accadute. E proprio per tale ragione il protagonista farà la sua comparsa solo nella seconda metà di questa, già di per sé dimezzata, parte della storia. Per rendere tutto ciò possibile si può immaginare una sorta di The Wolf of Wall Street dove, però, è ben visibile l’impronta del regista napoletano. Non manca lo stile tipico del premio Oscar 2013 per La Grande Bellezza. L’uso della metafora e del surrealismo sono qui più contenuti rispetto alle sue ultime fatiche. Ma in ogni caso, ciò che dipingono e ne esce fuori è una parodia del personaggio tale da renderlo quasi adorabile e strappare un sorriso anche ai suoi più accaniti detrattori. Una nuova frontiera di satira politica sui generis per mano di quello che, in questo momento, può essere considerato il miglior regista del palcoscenico nostrano. Le verosimiglianza di eventi fantasiosi rende forse ancor più pungente e mordace l’ironia su chi si muove nel racconto.

Il sorrentiniano (consentiteci il neologismo) attore feticcio Toni Servillo sforna qui una delle sue migliori performance.

La cura nei dettagli per l’imitazione del protagonista da parte del quattro volte vincitore del David di Donatello rendono la sua interpretazione piacevolissima. Perfetta, possiamo dire, soprattutto la sua performance vocale, che, una volta ogni tanto, consentirà a noi italiani di godere appieno della genuinità della prestazione originale, non contaminata dal doppiaggio.

Non resta che aspettare il 10 maggio e l’uscita della seconda parte per tirare le fila dell’ultima opera di Sorrentino.

Riccardo Ciriaco

 

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