Marco Belocchi: “Vita vs Sogno”, uno spettacolo teatrale per ribadire che possiamo “incidere sulla realtà anche quando ci sembra che ci sovrasti”

Marco Belocchi - Vita vs Sogno
In scena al Teatro degli Eroi di Roma il 24 e 25 giugno alle 21 “Vita VS Sogno”, spettacolo teatrale prodotto dall’Associazione Culturale Allostatopuro, in collaborazione con il Teatro Ivelise, il Teatro degli Eroi e Smart People. L’autrice romana Brenda Monticone Martini, direttrice del Teatro Ivelise, proietta fuori dal tempo e dallo spazio l’opera classica “La vita è sogno” di Pedro Caldèron de la Barca (1635), creando una dimensione immaginaria, riconducibile a luoghi conosciuti stratificati dal tempo, contaminati da elementi del passato e della nostra storia. La storia, regia di Marco Belocchi, con Raffaella Ariganello, Alberto Bucco, Cristina Botteon, Michela Cossu, Damiano Di Santo, Josuè Acosta Fernandez, Alessia Forte, Alessia Pelagatti, Raffaella Reda, Gianpaolo Rossi, è l’adattamento dell’opera spagnola.
L’opera viaggia su due binari paralleli: la prigionia di Sigismondo, succube del proprio destino, in lotta tra la vita e il sogno, e il libero arbitrio, come quello di Rosaura che si batte nella vita per conquistare il suo sogno.
Una storia che punta la sua attenzione sul confronto tra la vita e il sogno, linea che può diventare sottile al punto da far oscillare l’essere umano.
Intervista a Marco Belocchi.
- “Vita vs Sogno” racconta il destino avverso di un uomo fin dalla nascita. È un uomo che, tuttavia, continua ad avere speranza, a cercare una via d’uscita. Oggi che la società ci narra scenari di conflitto, credi che il teatro, nel suo piccolo, possa veicolare un messaggio sociale?
Il teatro può fare molto, può dire tanto sulla realtà sociale e su come essa viene vissuta e percepita. “Vita vs Sogno” è la storia di un uomo che percepisce la realtà come se fosse un sogno e viceversa. Oggi sembra che noi tutti viviamo in una bolla in cui ogni cosa è meravigliosa, o perlomeno ce lo fanno credere, perché poi la realtà è diversa: è cruda, dura. Il falso e il vero si mescolano. Il teatro è un veicolo fortissimo che, ancora, forse ha la voce per essere, per asserire qualche cosa e per smuovere le coscienze.
- “Vita vs Sogno” si ispira all’opera “La vita è sogno” di Pedro Caldèron de la Barca (1635). Quali elementi sono rimasti uguali al testo originale e in cosa è invece cambiato?
Rispetto al testo originale è cambiato molto. Brenda Monticone Martini ha fatto un grosso lavoro drammaturgico e ha attualizzato quella che era una storia ambientata nel ‘600. Molti personaggi sono stati trasformati: non è più un regno con un principe come protagonista, ma è ambientato in un immediato futuro, il re è diventato una donna ed è un capitano d’industria. La struttura della storia, tuttavia, è la stessa. Sostanzialmente l’opera è cambiata nell’atmosfera, nell’ambientazione futura e i personaggi sono un pochino più sopra le righe rispetto al testo originale, che è un po’ più meditativo e barocco. Un esperimento direi molto interessante di riscrittura.
- L’opera oscilla tra la vita e il sogno, argomento spesso raccontato nell’arte. Cosa rende questo spettacolo originale?
Il rapporto tra la vita e il sogno è fondamentale nella storia dell’uomo, ma in questo caso non si indaga la parte che sta tra l’uno e l’altro, ovvero il dormiveglia.
Nello spettacolo la vita vera si fa passare per un sogno, un po’ come il film “The Truman Show”. Sigismondo vive in cattività, in una vita che gli sembra quella vera, ma, in realtà, poi la vita vera è un’altra e quando la vive gliela fanno passare per un sogno: l’originalità del testo di Caldèron è un po’ questa. Quello che fa poi di quest’uomo un vincente è il libero arbitrio, in qualche modo decide di andare contro quelli che erano i presupposti, le profezie, e le rompe con la propria volontà. È anche un messaggio per noi: non adagiamoci di fronte alle avversità, ma combattiamo perché possiamo incidere sulla realtà anche quando ci sembra che ci sovrasti.
- Nello spettacolo anche la tecnologia ha un ruolo importante, tutto è permeato di avanguardia e innovazione. Da regista come affronti le nuove scoperte tecnologiche? Ne sei affascinato o ti spaventano?
La tecnologia a teatro è sempre un dilemma. Da quando con l’avanguardia negli anni 60 -70 sono cominciati gli esperimenti tecnologici sicuramente si è arricchito il linguaggio e si sono complicate spesso le messe in scene. Da un certo punto di vista può arricchire, da altri complicare tutto. La tecnologia non mi spaventa ma bisogna saperle gestire molto bene e contestualizzarla.
L’ingresso allo spettacolo, con la proiezione del documentario “Attori in scena – Il Docu” a seguire, è gratuito con prenotazione obbligatoria.