Romina Falconi: “io con la sindrome di Pollyanna punto sul peccato” – INTERVISTA

Romina Falconi

Un viaggio dentro l’ombra, senza morale né pietà, in cui ogni canzone scava nelle fragilità, nelle cadute, nei pensieri che nessuno osa dire ad alta voce: “Rottincuore” (Freak&Chic / ADA Music Italia / Warner Music) è il nuovo concept album della cantautrice Romina Falconi. 

Pensato come un viaggio nella psiche umana, ogni brano esplora un atteggiamento estremo e presenta una galleria di peccatori, personaggi segnati da ombre, vizi, disturbi e sindromi ben in vista. Alcuni lottano con vere e proprie patologie, mentre altri non sono riusciti ad adattarsi ai modi e ai costumi del loro tempo. Ogni protagonista cerca di fare del suo meglio, ma ha un intero mondo da ricostruire; il loro obiettivo non è vincere, ma compiere ciò che ci si aspetta da loro.

L’album, scritto e composto da Romina Falconi, è stato prodotto da Niccolò Savinelli e Leonardo Caminati, con la partecipazione alla co-scrittura di Roberto Casalino e Immanuel Casto, suo partner in Freak&Chic, che ha curato anche il progetto grafico. Alla produzione hanno collaborato anche Marco Zangirolami, Francesco Katoo Catitti, Matteo Urani, Jason Rooney e Nicco Verrienti

Nata a Roma nel quartiere di Torpignattara, Romina Falconi è cantautrice indipendente socia e direttrice artistica di Freak&Chic. Ha pubblicato due album in studio: “Certi Sogni Si Fanno Attraverso Un Filo Dodio” e “Biondologia (L’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso)”. Nel 2022 annuncia il nuovo album “Rottincuore” di futura pubblicazione, anticipato dai singoli “La Suora”, “Lupo Mannaro”, “Maria Gasolina” e “La Solitudine di una Regina”. Ogni canzone è la descrizione di un’ombra psicologica e viene accompagnata dall’uscita di un meta-libro, il “Rottocalco“, dove vengono sviluppati su carta i temi del brano con scritti di Romina, psicologi, giornalisti e illustratori. Dal 2018 ha creato un Centro D’Ascolto: un luogo attraverso il quale potersi confrontare, con la presenza della psicologa Monia D’Addio. Il centro d’ascolto è un esperimento sociale gratuito e aperto a tutti.

Intervista a Romina Falconi a cura di Miriam Bocchino

  • Buongiorno Romina. “Rottincuore” è il tuo nuovo album, disponibile dal 16 maggio. Mi racconti il progetto?

Grazie mille Miriam per aiutarmi a spargere la voce. “Rottincuore” è stato un viaggio, tra i più belli della mia vita, perché ho studiato e lavorato tantissimo, è stato bello metterci tanto tempo e tanto sacrificio.

“Rottincuore” è una galleria di risse interiori. Volevo complicarmi la vita. Siamo in un momento storico in cui tutti vogliono schivare un po’ le magagne, il dolore, quando poi comunque esistono le zone di luce dentro di noi perché esistono le ombre, non esiste l’una senza l’altra. Mi piaceva l’idea di raccontare questi peccatori. Il peccatore, a parte il senso biblico e storico che ne abbiamo dato, è colui che sta sbagliando agli occhi del mondo, forse anche agli occhi di se stesso. Ho amato profondamente l’idea di fare delle polaroid; ogni canzone è uno scenario dove c’è un’ombra che è protagonista e che cerca di fare del suo meglio. Ho cercato di aggiungere ferocia, non ho mai boicottato la cattiveria, ma ho sempre cercato di trattare queste ombre con estremo rispetto, perché secondo me era fondamentale non avere mai un giudizio.

Ho chiesto aiuto a un sacco di produttori, manco fossi Dua Lipa (risata). Lo scopo era di fare un disco che fosse un confessionale. I principali produttori sono Leonardo Caminati e Niccolò Savinelli, che sono anche i miei musicisti durante i live.

L’idea nasce dal centro d’ascolto che ho creato tantissimi anni fa facendo di necessità virtù. Doveva uscire un mio disco, “Biondologia”, e dovevo fare dei firmacopie. Mi sono chiesta ‘io non sono Maria Callas, quanto dureranno questi firmacopie?’ Visto che nelle mie canzoni sono sempre stato il paziente tipo dall’analista e non ho mai nascosto sotto il tappeto i miei fallimenti, alcune persone hanno cominciato a scrivermi, raccontandomi aspetti profondi. Mi sono detta: ‘ma perché invece di fare dei firmacopie non organizziamo un confessionale di gruppo?’ Ho chiesto alla mia amica psicologa, Monia D’Addio, di intervenire perché volevo che a maneggiare queste ombre fosse qualcuno pronto. Dopo anni di questa esperienza, che è una delle cose più belle che ho fatto in vita mia, mi sono detta ‘perché non raccontare queste magagne, questi mostri interiori?’

  • Ma i protagonisti dei brani non potrebbero per certi versi essere parte di ognuno di noi, non potrebbero raccontare la molteplicità di ogni essere umano?

Ti ringrazio tantissimo per la domanda. Io ero partita all’inizio dicendo ‘ok, ognuno di loro è un’isola’, in verità poi, per esempio, certi aspetti io ce l’ho, tipo una spruzzatina di disturbo ossessivo, che si chiama disturbo quando è invalidante e non è il mio caso, ma ho dei pensieri intrusivi che fanno paura. Quindi è partito da ‘voglio parlare dei peccatori’, cioè di quelli criticati sulla carta, e poi si è trasformato in ‘alcune cose le abbiamo avute tutti noi’.

  • “Rottincuore” è il tuo terzo album, un evoluzione rispetto ai due precedenti?

Non lo so.

Certi Sogni Si Fanno Attraverso Un Filo Dodio” ha rappresentato un passo di libertà, in quanto ero rimasta ‘parcheggiata’ con un disco pronto in una major, e quando è finalmente uscito per me ha simboleggiato la libertà, il si può fare. Ero indipendente e per la prima volta ho preso in mano le redini della mia vita.

Con “Biondologia” avevo più mezzi economici e mi sono tolta alcuni ‘sfizi’. Dopo “Biondologia” ho pensato‘alziamo il tiro perché il mondo è cambiato’. Dopo la pandemia sono crollate tante certezze, l’essere umano si è confrontato con la sua fallibilità e per vivere ha messo delle maschere, e io che di rassicurante non ho nulla, ho un livello di ansia che sembro Margherita Buy nei film, mi sono detta ‘puntiamo sul peccato’.

  • In “Ho già i problemi miei” racconti di come spesso il mondo ti fagocita di consigli non richiesti che talune volte arrivano anche alle offese “e con la scusa che sei sincero mi offendi e basta”. Un fenomeno quanto mai attuale, soprattutto nel mondo virtuale dei social. Come vivi il mondo social? Hai ricevuto delle critiche?

La fortuna di essere di nicchia vuol dire che il pubblico è veramente scelto. Ci sono due tipi di pubblico secondo me: da una parte quelli che hanno bisogno di convincersi che sei bravo e lo fanno solo quando si convincono anche gli altri, dall’altra quelli che io chiamo gli Amerigo Vespucci della musica a cui piace scoprirti.

Il pubblico che di solito ama la nicchia non ti tradisce, se ti capisce, e quindi non hai mai paura di confrontarti con loro.

Le critiche le ho ricevuto quando ho fatto un po’ di pubblicità sponsorizzata sui social, arrivando a un pubblico più vasto. Tutti si sono scandalizzati dalla parola “Rottincuore”. Io ho scritto e inventato questo titolo proprio per fare una selezione alla porta, voglio piacere alle persone che hanno un senso dell’ironia simile al mio, e se ti scandalizzi per la parola è meglio non sentire il disco.

Poi ho quattro nipoti, di cui il più grande ha sette anni, a cui ho chiesto ‘ma se zia vi dice Rottincuore a cosa pensate’? e loro non hanno fatto una piega.

  • In “Io ti includo” mi ha colpito molto la frase “se non rispetti tutti non rispetti nessuno”. Nel mese del Pride quanto è importante per te ribadire l’importanza dell’inclusione? Penso anche all’Ungheria che lo ha proibito.

Stiamo vivendo un momento molto critico e delicato. È anticostituzionale fare figli e figliastri, agli occhi della legge noi siamo tutti da considerare uguali.

Hai fatto l’esempio dell’Ungheria: lì si sta impedendo a delle persone di esistere semplicemente e chiedere dei diritti che non hanno. Il Pride è una manifestazione che vuole chiedere parità, rispetto. Finché ci saranno persone che vengono ‘menate’ soltanto per il loro modo di muoversi nel mondo, le loro scelte romantiche, sessuali, il loro modo di auto-identificarsi, vorrà dire che esiste un problema grande, quindi bisogna lottare, dobbiamo lasciare questo mondo meglio di come l’abbiamo trovato.

“Io ti includo” è una canzone che ho voluto provocatoria, per me doveva cominciare facendo dire a Giorgia Meloni ‘sono antifascista’. 

  • L’ultima traccia è “Sono felice”: è una tua dichiarazione al mondo?

“Sono felice” è totalmente autobiografica. C’è questa sindrome non ancora ufficializzata ma che fa parte dello slang: la sindrome di Pollyanna.

A Pollyanna è successo di tutto ma cerca di vedere sempre il bello nelle situazioni drammatiche: per me è lo stesso. La sindrome di Pollyanna è quando sei un po’ emotivamente dissociata, vuoi vedere il bello, ti vuoi preparare una faccia che non si fa scalfire. È una dissociazione emotiva, che può sembrare un problema, ma in realtà rappresenta uno scudo: a me ha salvato la vita in alcune occasioni. E come quando ti crolla il tetto e dici ‘ah beh dai almeno c’è un po’ di venticello’: di solito le persone ti prendono per scema se non ti conoscono, in realtà è un tuo modo di sopravvivere. È sbagliato? Sì, però ognuno si mette l’armatura che meglio crede, perché altrimenti crolla.

È stato bello vedere che tanta gente l’ha capita perché molte volte mi sono scervellata chiedendomi ‘ma le vivo solo io certe cose?’ e invece quando sono uscite le canzoni ho compreso che molte persone si identificano.

  • Prossimi eventi in programma? So che ci sono delle date live.

Sì, sono felicissima, perché il concerto è il posto più bello del mondo per me. Il 25 giugno siamo a Bologna al BOtanique, il 19 settembre a Largo Venue a Roma, il 21 settembre a Milano ai Magazzini Generali.

Nel frattempo insieme all’album è uscito un disco film che sta riscuotendo tanto successo e continueranno le proiezioni.

Romina Falconi 

www.romina-falconi.com
www.freaknchic.it
 

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!