Poletti: polemica recente, storia non così nuova!

Ci risiamo: Poletti ha parlato e ha innescato in poco tempo una nuova ondata di polemiche.

Il motivo sta in una frase pronunciata dal Ministro del lavoro durante un incontro presso l’Istituto Tecnico Professionale Manfredi-Tanari di Bologna.

Parlando dell’alternanza scuola-lavoro, Poletti ha affermato che «il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia» e che quindi, in questo senso, «lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro i curriculum».

La frase, come le precedenti dichiarazioni fatte dal ministro (si pensi a quelle riguardanti i giovani che decidono di andare all’estero o l’importanza da lui attribuita alla laurea), ha scatenato un gran clamore mediatico: oltre alle reazioni politiche di Lega e Movimento Cinque Stelle, che chiedono a gran voce le dimissioni di Poletti, sono soprattutto i social che si fanno testimoni di un’insofferenza popolare sempre più crescente nei confronti del ministro e, più generalmente, della politica italiana.

Molti cittadini, infatti, hanno sottolineato come Poletti, insieme alla maggior parte dei parlamentari, non abbia alcuna idea delle reali condizioni in cui versano gli italiani e che sia quindi inadatto a ricoprire un incarico come quello di ministro del lavoro.

La cosa certa è che l’affermazione di Poletti è solo l’ultima di una serie di gaffe fatte dai nostri ministri nel corso degli anni e destinate a essere materiale di satira e di “storia” politica.

Un’uscita che si può facilmente richiamare alla memoria è quella di Elsa Fornero. Nel 2012 l’allora ministro del Welfare, nel corso di un convegno sulle riforme, aveva commentato la situazione precaria dei giovani con il fatto che non dovevano essere troppo “choosy” e di «non aspettare il posto ideale». Quest’affermazione è stata molto criticata per il suo contenuto ma soprattutto per il fatto che la figlia della Fornero, Silvia Deaglio, ha ben due posti fissi (di cui uno nella stessa università dove insegna la madre).

Non le è stato da meno il suo ex viceministro Michel Martone; parlando sempre dei giovani, in particolare gli universitari, Martone si era espresso così nel corso della sua prima uscita pubblica: «dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato». Nel 2013 l’allora viceministro ha riconfermato nuovamente la sua tesi e nel 2015, ospite della trasmissione L’aria che tira, ha dichiarato «oggi tutti mi danno ragione» e che i giovani devono «sbrigarsi a essere autonomi» per affrontare meglio il mercato del lavoro. Fatto sta che la sua carriera lampo e soprattutto l’influenza significativa del padre magistrato in tale ambito pongono molti interrogativi.

Sempre a proposito del rapporto tra giovani e ambiente lavorativo, l’allora Presidente del Consiglio Mario Monti lamentava la monotonia del posto fisso e che i giovani «dovrebbero essere aperti a nuove sfide e non aspettare il contratto a tempo indeterminato». Anche in questo caso le critiche, oltre all’esternazione fatta, hanno colpito i figli dell’ex premier Giovanni e Federica i quali, tramite l’aiuto del padre, hanno finito per ricoprire incarichi lavorativi prestigiosi (il primo nella Morgan Stanley, la seconda consulente in passato presso il prestigioso studio Ambrosetti).

L’elenco è ancora lungo ma solo queste poche dichiarazioni testimoniano che, oltre a Poletti, la maggior parte dei parlamentari italiani manca del tutto di obiettività. Basti pensare anche alle numerose proposte di legge presentate in Parlamento che comprendono una serie variegata di temi. Una di queste, presentata in un servizio del programma Le Iene, impone ai pizzaioli l’acquisizione di un patentino nel quale è previsto un esame in inglese.

In conclusione, i giovani e la crisi economica non sembrano essere un problema rilevante. Perché stupirsi quindi dell’uscita poco felice di un ministro, soprattutto se è quello del lavoro? Del resto, come ha detto lo scrittore e giornalista sloveno Žarko Petan: «I nostri politici sono dei dilettanti con stipendi da professionisti».

Elisa Ceccon

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