Psico-sette: una realtà sempre più frequente di schiavitù psicologica

Schiavitù psicologica, è questo lo status degli adepti all’interno delle cosiddette psico-sette.

Ma cosa sono queste psico-sette, in cosa consistono? Sono gruppi chiusi e fortemente autoritari, sono organizzate con l’obiettivo di stabilire, insieme al soggetto interessato, un percorso, un progetto per il miglioramento di Sé, incentrato per (ri)trovare l’anima dell’individuo in cura. Nonostante vengano generalmente connotate come un qualcosa di spirituale, non hanno nulla di religioso.

Santoni, maghi, sciamani, guru, leader, life-coach, guide spirituali, maestri intellettuali, e molti altri ancora, svolgono un “lavoro” meticoloso, selezionano le loro “vittime sacrificali” in base al vissuto, facendo credere loro di essere dei prescelti e che devono portare a termine la “missione” per cui sono stati designati. Lo scopo di questi finti leader, non è nemmeno lontanamente paragonabile a un qualcosa che sia benefico, ma è quello di estorcere un maggior quantitativo di denaro a dei “poveri” malcapitati.

Coloro che decidono di farsi “guidare”, sono spesso persone sole o che si sentono isolate; persone che hanno subito un lutto in famiglia o una separazione da un coniuge; persone che chiedono aiuto per superare una propria malattia o quella di un familiare; persone che hanno ricevuto un fallimento professionale o personale. Insomma, sono individui fragili, deboli, addolorati o traumatizzati, e che si affidano alla “bontà umana” di chi si offre loro come “ancora di salvezza”, come “maestro” per raggiungere la serenità, la pace interiore. Spesso questo obiettivo passa attraverso la creazione di un senso di appartenenza all’interno del gruppo, un’unione indissolubile, un “volersi bene” mai provati prima e che nessun altro potrà mai donargli.

Si contano centinaia di sette in tutta Italia, da Nord a Sud, con un numero estremamente grande degli associati che scelgono volontariamente o involontariamente, di far parte di un gruppo esoterico. È sbagliato pensare che a cadere nella trappola di queste organizzazioni siano anziani, ignoranti, sprovveduti, sempliciotti provenienti dalle classi più basse della società. Eh, no, ad “abboccare all’amo” delle stravaganti promesse dei “santoni” sono proprio i più impensabili, persone di buona famiglia, che magari hanno avuto un’infanzia felice, con una buona posizione sociale e un livello culturale medio-alto.

L’uscita dalle psico-sette per gli aggregati è molto difficile, in quanto l’adepto spesso non se ne vuole andare di sua spontanea volontà, per un benessere personale, per una forma velata di minaccia, vuoi per paura, per protezione, per sicurezza… Oppure è lo stesso leader che non è disposto a “liberare” il soggetto, in quanto sarebbe un fallimento personale, uno “smacco” anche di fronte agli altri associati.
Le pressioni psicologiche sono talmente forti e costanti che portano la mente ad essere ostaggio alla volontà dei “maestri”, portando l’adepto a svolgere un ruolo di mera accondiscendenza e sudditanza nei confronti del suo (o dei suoi) mentore.

Anche alcuni personaggi famosi, apparentemente sereni, si sono resi schiavi di questo sistema malefico. Nemmeno loro sono incolumi da questi “gruppi motivazionali”.  Il caso più eclatante è stato quello di Michelle Hunziker, dove per cinque anni è stata vittima di una setta che le ha tolto tutto, dal denaro agli affetti più cari. Nel suo libro autobiografico, uscito lo scorso 31 ottobre, racconta – per la prima volta dopo dieci anni – la sua esperienza alla mercé della pranoterapeuta Clelia, che l’ha circuita per bene, facendola riavvicinare al padre, morto poco dopo, con cui aveva un rapporto difficile, e allontanandola poco alla volta prima dal marito – oggi ex – Eros Ramazzotti e poi dalla madre. Dopo anni di sofferenze, restrizioni, punizioni, la showgirl è riuscita ad uscire nel 2006 e riprendere in mano la propria vita e la propria dignità di donna.

Isabella Insolia

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