Racconto di David Taglieri: Gustave fra un campo ed un libro

Aveva lottato con tutte le sue forze per rendersi da solo la vita migliore, per vivere e sopravvivere, tutto da solo, tutto con grinta.

Gustave continuava a praticare la filosofia e a teorizzare il pragmatismo, e lo faceva bene, lo faceva con coraggio filosofando fra una pianta, un fiore ed il canto di un merlo. Chi non aveva combattuto per un ideale, per la sopravvivenza o semplicemente per un credo di valori antichi non poteva capirlo. Anzi le critiche gli piovevano addosso, a pubblico ludibrio, proprio da coloro che avrebbero potuto aiutarlo, ma preferirono un tornaconto.

Ed il filosofo contadino non avrebbe avuto le risorse, né la volontà di piegarsi allo squallido compromesso del ‘io do a te tu dai a me’.

Constatò che a volte nemmeno il passare degli anni consegnasse la saggezza ed il silenzio, ma il problema riguardava l’educazione e non i vecchi tempi o la modernità.

E così decise di appuntarsi un pensiero, prima di ricominciare a curare la terra; lui che di strada ne aveva fatta, lui che non si vergognava delle origini, lui che rideva in faccia al denaro e tutto sommato si faceva bastare un buon rosso toscano, un sigaro, il contatto con Dio attraverso la preghiera, una fedele compagna,  i suoi libri sotto il controllo del gatto insonne e l’espressione del sole che gli sorrideva.

E non era poco…

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