Tav: quell’analisi costi-benefici che si dimentica di mettere al centro esportazioni e lavoro

Per il Mit la Tav porterebbe a perdite per 7 miliardi di euro, mentre lo scioglimento del progetto costerebbe “solo” 1,7 miliardi

Finalmente è arrivata la tanto attesa analisi costi-benefici che avrebbe dovuto sciogliere una volta per tutte lo scomodissimo nodo Tav. Una questione che, ancora una volta, divide il governo, ma che crea spaccature anche nei cittadini. La ferrovia Torino-Lione resta un tema ormai dibattuto da oltre vent’anni.

Una storia lunga e tormentata

Erano gli anni ’90, infatti, quando il progetto ebbe le sue origini ma che, a causa delle manifestazioni e proteste di gruppi No Tav, oltre che delle infinite revisioni e analisi, non ha mai avuto una conclusione. Già nel 1991 il governo italiano e quello francese avevano dato vita ai primi studi su un progetto per collegare, tramite rotaie, le due città, garantendo una forma di trasporto per persone e merci più veloce e comodo. Un piano innovativo che, con iniziativa del Consiglio europeo di Essen del 1994, venne inserito in agenda come uno dei 14 progetti nel settore dei trasporti con maggiore priorità a livello Europeo.

Fu nel 2001 che gli allora presidenti Giuliano Amato e Jaques Chirac firmarono un accordo per ultimare i lavori della Tav, dividendo le competenze dei due Paesi nelle varie tratte della linea. Ma, pochi anni dopo, nel 2003, iniziano le forti opposizioni a causa del tunnel a Venaus, in provincia di Torino: il sito è fonte di numerose preoccupazioni a causa della natura amiantifera della roccia. Per questo, il governo Berlusconi, è costretto a bloccare ancora una volta il progetto.

Nel 2011, dopo un susseguirsi di discussioni, polemiche e ulteriori analisi e rapporti, riprendono i lavori. Si approva un progetto definitivo: il costo totale dell’opera è di 8,6 miliardi di euro cofinanziati per il 40% dall’Europa, il restante ripartito tra Italia (35%) e Francia (25%). Un anno dopo viene sottoscritto un ulteriore documento per definire la struttura e le funzioni del promotore pubblico, la modalità degli appalti, le ripartizioni dei costi e le misure di accompagnamento.

Pochi anni dopo, è il settembre del 2015, alcuni attivisti No Tav irrompono nel cantiere di Chiomonte e feriscono gravemente un poliziotto: è l’ennesimo scontro tra protestanti e forze dell’ordine.

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L’opera, però, è già partita da tempo

Fino a dicembre scorso, secondo la società Telt (società partecipata a metà tra Italia e Francia che ha il compito di costruire e gestire la Tav) sono stati scavati il 15% dei tunnel dell’intera opera, circa 25km, e sono attualmente impiegate nel progetto 800 persone, di cui 530 nei cantieri e 250 tra società di ingegneria e di servizi. Nel 2017 sono stati invece completati i 7km del cunicolo geognostico di Chiomonte.

Oggi la “patata bollente” è finita tra le mani del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord in un momento, sfortunatamente, molto vicino alle Europee. Il M5s ha affidato al Ministro dei Trasporti il compito di nominare una commissione incaricata di analizzare i costi-benefici del progetto. La commissione, coordinata dal Professor Marco Ponti, ha riscontrato, per la Tav, una redditività fortemente negativa. Le stime del 2011, secondo la commissione, non sono più realistiche. I costi dell’opera, ormai superiori ai 6 miliardi, porterebbero ad una perdita secca di 5,7 miliardi di euro.

Moltissime le polemiche, sia per le variabili prese in considerazione, sia per le stime, sia per il dossier al completo. Per Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte “ora è chiaro chi vuol mettere il Piemonte in un angolo”.

Al contrario, per il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, i dati sono impietosi, ma la decisione spetta al governo. Antonio Tajani ha ricordato che il Parlamento Europeo è a favore dell’opera e, più in generale, alla realizzazione di infrastrutture.

Un Italia in recessione non dovrebbe mettere al centro l’occupazione?

L’Europa infatti incoraggia e promuove investimenti di tipo strutturale e lo sviluppo di nuove infrastrutture. Incoraggia perché, anche se fatte a debito, questo tipo di spese sono un motore per la crescita e lo sviluppo di un Paese e sono, quindi, fondamentali. Costruire la Tav porterebbe posti di lavoro, investimenti, una nuova infrastruttura moderna e sicuramente utile a tutti. Non costruirla significherebbe rimanere tagliati fuori dal mercato Europeo, quel mercato che, grazie alla vicinanza geografica e grazie alle leggi sul libero scambio, è il maggior acquirente dei nostri beni e servizi. Non costruirla, ci costerebbe comunque quasi 2 miliardi di euro oltre ad un’enorme perdita in fatto di opportunità.

“Auspichiamo che il Governo abbia una unica e grande priorità: l’occupazione, il lavoro. L’apertura di questi cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro“, ha dichiarato sul progetto Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria. “A noi basta come analisi costi-opportunità, in una fase delicata per l’economia, in cui va messo al centro il lavoro. È una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l’analisi già l’ho fatta: ho dato un dato, a noi basta”.

 

Benedetta Manca

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