“Dante per tutti” di Luca Maria Spagnuolo: la “selva oscura”, presagio del presente.

Dante per tutti

Il sipario è calato, il teatro tace in un silenzio apparente perché colmo di arte, parole e passione.

Al Teatro Flavio di Roma il 22 ottobre è andato in scena Dante e la sua selva oscura, canto primo della Divina Commedia.

“Dante per tutti”, questo il nome della rassegna, è al suo settimo anno.

Nata per volere di Luca Maria Spagnuolo, storico dell’arte e studioso del Medioevo, auspica di rendere comprensibile e conoscibile agli astanti una delle opere più importanti della letteratura.

La “selva oscura” appare presagio di ciò che nuovamente il mondo dello spettacolo e della cultura è costretto a rivivere: perdizione, illusione e necessità di una speranza.

Il raggiungimento dell’auspicato Paradiso è oggi un cammino impervio, così come faticoso è stato quello di Dante.

L’uomo, infatti, è stato costretto, accompagnato prima da Virgilio e poi dall’amata Beatrice, a superare l’Inferno e il Purgatorio per riuscire a raggiungere la salvezza e quindi il Paradiso.

Luca Maria Spagnuolo accoglie lo spettatore e lo introduce alla Divina Commedia narrando la storia del cavaliere irlandese Tantalo (una della più celebri visioni dell’aldilà del Medioevo) e una Lauda del XIV secolo proveniente dall’Umbria in cui la Vergine Maria ricorda la passione di Cristo.

Dante, all’età di 35 anni, si accorge di aver vissuto la sua vita nella “selva oscura” e per tale motivo tenta di risalire il colle per raggiungere la via della virtù.

Il suo cammino, tuttavia, è ostacolato da 3 fiere, ovvero 3 vizi che gli sbarrano la strada: superbia, lussuria e avarizia.

Nel suo ritorno alla selva oscura Dante incontra Virgilio che gli offre il suo aiuto nell’attraversare l’Inferno e il Purgatorio.

“La selva oscura” rappresenta la misera condizione di peccato in cui versa l’uomo mentre “la dritta via” è la strada verso Dio, il bene e la salvezza.

Strada che auspichiamo di percorrere nuovamente attraverso le parole di Luca Maria Spagnuolo e di Dante Alighieri.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!