E fu Natale!
I pastorelli suonavan l’arpa di fronte alla grotta dei misteri e del Mistero;
gli angeli accompagnavano con i flauti il concerto di un Mozart conciliante ed amico di Beethoven il quale a sua volta lo aiutava accarezzando il pianoforte elegante e di un legno di antica memoria.
Le donnine anziane sibillavano una preghiera parente di un verso del poeta Trilussa che passava da quelle parti, in vacanza dal traffico di Roma.
Dante aveva riunito i filosofi del tempo e dello spazio nello spazio di fronte alla collina nei pressi del miracolo;
voleva affontare un discorso importante con i pensatori della sua squadra riguardante il dialogo fra filosofia e poesia, con la fede minimo comun denominatore.
I pittori erano pronti a dipingere l’evento su tela di vita, fragile come l’esistenza, forte come una ricorrenza di tradizione e di forza emotiva.
L’arte sì era coesa ed aveva creato una comunità di legami compatti, dove le strette di mano ed i patti valevano miliardi di più di squallidi denari.
E dove la convivialità, l’umanità, e un brindisi di vino rendevano l’accoglienza al Compleanno qualcosa di divino.
San Giuseppe e Maria si proiettarono sul ruscello del passato, rispecchiandosi nello specchio di un futuro reale, che rendeva più veritiero e più vero l’arrivo del Salvatore che non sarebbe stato solo un passeggero solitario, ma un filosofo, un artista, un poeta, un profeta.
Il presepe si fece grande e sublime e penetrò in quel disco di mondo roteando le stelle ed il cielo, determinando una catarsi di vite, esistenze e pianeti.
E fu Natale