E’ uscito “IL MONDO DELLA MANCANZA”il disco d’esordio diQUOMO

E’ uscito

IL MONDO DELLA MANCANZA”

il disco d’esordio di

QUOMO

(Distr. Artist First)

E’ uscito “IL MONDO DELLA MANCANZA” il disco d’esordio di QUOMO. Un album di formazione dedicato al delicato passaggio da una crisi a una nuova maturità emotiva. La trasformazione, articolata in sette passaggi che corrispondono ai sette brani contenuti nell’album, trova la sua origine nel caotico magma del rumore, a cui seguono importanti momenti di scoperta, autoformazione e disciplinamento dei sentimenti. Nel passaggio dalla paura alla melanconia, dall’ebbrezza alla consapevolezza, importanti rimandi letterari.

Nonostante non abbia ancora compiuto 24 anni, Quomo traduce in testo e musica un intenso percorso interiore. I brani, che rientrano a pieno titolo nella musica leggera, pur ammiccando al rock-progressive dei più importanti gruppi della storia della musica italiana degli anni ’70, rivelano sempre soluzioni musicali originali.

Quomo, amalfitano di nascita e tiburtino d’adozione, nasce artisticamente alla fine del 2018. Con l’aiuto di Fabrizio Candidi (batteria) e David Denora (basso) inizia a lavorare sull’arrangiamento dei suoi brani e, dopo pochi mesi, iniziano le registrazioni presso gli studi della Jungle Music Factory di Tivoli (RM). L’8 novembre è uscito “Rumore mentale”, il suo primo singolo.

TRACKLIST

  1. Rumore mentale
  2. Amaro libero
  3. Il tempo che mi hai rubato
  4. L’alba e la luna
  5. Respiro
  6. Il mondo della mancanza
  7. Pace

Credits

Il disco è stato registrato, mixato e masterizzato presso gli studi del JUNGLE MUSIC FACTORY da Francesco Grammatico.

Musiche e testi di Mauro Cuomo

Produzione artistica curata da Fabrizio Candidi e Mauro Cuomo

Mauro Cuomo – Voce, Piano, Synth, FX

Andrea Cauduro – Chitarre, FX

Massimo Coccia – Chitarre

David Denora – Basso

Fabrizio Candidi – Batteria

IL MONDO DELLA MANCANZA”

QUOMO PARLA DEL DISCO TRACCIA PER TRACCIA

Rumore Mentale

Prima traccia dell’album, parla della difficoltà che sta vivendo il protagonista. La crisi è sempre anticamera di un cambiamento, è il dolore prima del parto. Il rumore va quindi sublimato in musica, le distorsioni vanno affrontate ed educate, “uscirà una musica”, certo, ma bisogna prima attraversare il caotico magma freddo del rumore.

Amaro Libero

È la traccia che segna il primo superamento della crisi, ma le ombre lunghe del rumore ancora sfiorano la scena e inseguono il protagonista. Lui, però, è cambiato. Animato da un atteggiamento diverso, si riconosce libero, affrancato da quel rumore che, comunque, lo costituiva, “più libero di me”. Ogni nostro malessere ci costituisce, forma la nostra identità: per liberarci da questo, quindi, dobbiamo liberarci un po’ anche da noi stessi.

Il tempo che mi hai rubato

Una storia finisce solo quando siamo noi a dircelo veramente. In questa ballata malinconica torna il passato, il “rumore”, ma ha un’altra origine: l’amore, l’altro. La storia è passata, ma l’eco arriva ancora a graffiarci l’orecchio e bisogna farci i conti per iniziare finalmente a sentire una musica nuova. Nell’ultimo verso il protagonista chiede scusa perché andare avanti significa “dire addio”, anche a un’immagine di sè. Continua il suo dialogo interno. Scusami caro “io” ma devo diventare altro, “so che puoi capire” perché tu sei me anche se ancora per poco. Devo gettarmi nel mondo.

L’alba e la luna

Nella trama del disco fa finalmente il suo ingresso “il mondo”. Il protagonista esce dall’asfissiante monologo con sé stesso e ci descrive ciò che vede fuori di sé. Il mare, la spiaggia di ghiaia, le onde, la luna: tutti elementi naturali che lo invitano ad unirsi a loro, a perdere un po’ di sé per lasciarsi accogliere in un orizzonte più grande. È arrivato il momento di tuffarsi senza pensare più a ciò che ci lasciamo alle spalle, “l’infinito ti aspetta”.

Respiro

L’infinito stordisce. Disorienta, ammutolisce. È quello che accade con “respiro”. Non una parola in questo brano, non una sillaba. La tanto amata parola, che da sempre è cifra costituente dell’umano, qui viene messa da parte: l’ingresso nel mondo pretende un sacrificio. Solo musica, quindi: suoni, vibrazioni, echi e riverberi intonano una comunione panica con la natura, attraverso un invito alla danza dionisiaca. Natura dunque, in tutta la sua durezza. L’ebbrezza è inevitabile, come tuffarsi e perdersi e “nuotarsi”: questo il cammino per iniziare a ritrovarsi.

Il mondo della mancanza

Per quanto sia lunga e profonda l’ebbrezza, alla fine arriva sempre la realtà. Dopo Dioniso arriva Apollo, sono complementari: ce ne accorgiamo proprio con il brano che dà il titolo all’album, “Il mondo della mancanza”. Ci accorgiamo di quanto sia difficile cogliere tutto ciò che il mondo ha da offrire, ci accorgiamo che spesso sbagliamo a voler cogliere tutti i frutti possibili – “mille libri cominciati e mai finiti” – ci accorgiamo di quanto sia difficile donarsi al mondo, se nemmeno sappiamo cosa c’è dietro il muro di casa. E ci accorgiamo di molte altre cose: delle nostre paure, innanzitutto. Ci accorgiamo della “mancanza”. Mancanza di cosa, poi? Del mondo? Del non poterlo mai abbracciare completamente? Del non essere mai in completa armonia con esso? O, forse, mancanza di quello che abbiamo perso per entrare in questo mondo, che adesso ci respinge? Una mancanza indefinita, che manca anche a sé stessa, manca la sua definizione, nel senso che è proprio lei a non trovarla e lascia poi noi a riempire quel vuoto con significati ogni volta diversi. Ma torna l’alba, che era già sorta: la natura danza, e noi sentiamo di farne parte. Nuovi Icaro in cerca di spazio, nonostante conosciamo già la storia.

Pace

“Pace” mette il punto all’album, ma non alla “bildung” del protagonista. Il percorso non è stato affatto semplice, la crescita è sempre dolorosa, ma il cambiamento è palese, adesso. Dopo la sbornia panica, dovuta all’ingresso nel mondo, il protagonista ha dovuto fare i conti con i propri limiti ed ora, animato da una nuova consapevolezza, riesce a godere appieno dei momenti di pace. Sa che alcuni progressi non sono mai definitivi, “non escludo un ritorno al caos“; ma adesso ha una nuova postura per affrontare gli abissi più profondi. L’album finisce ma la nave è appena salpata e chissà per quali porti.

QUOMO

Mauro Cuomo, in arte Quomo, nasce a Napoli nel 1996. Incuriosito dalla musica fin da bambino, inizia presto lo studio del pianoforte e colleziona una grande quantità di esperienze, perlopiù a Tivoli, città che lo vede crescere.

Dopo alcune esperienze, anche in orchestra, approfondisce ulteriormente lo studio del piano con la concertista Cristina Biagini, studia chitarra classica ed entra nel suo primo gruppo rock. Di lì, le esperienze con diverse band della zona, dal reggae al funk, dall’hardrock al pop.

S’iscrive alla facoltà di “Storia, Antropologia e Religioni” della Sapienza, a Roma, ricomincia gli studi di pianoforte – questa volta Jazz, presso la scuola Najma, con il M° Alessandro Bonanno – e frequenta una masterclass di musica Afroamericana di fine ‘800 inizio ‘900.

Un anno più tardi entra a far parte dei VZ69, un gruppo rock-progressive di Tivoli con 15 anni di esperienza, e i Mai Col Germani.

Nel 2015 lavora ad un progetto teatrale, un primo lavoro musicale al pianoforte per l’accompagnamento di un monologo interpretato da Federica Di Marco. Il progetto, che prende il nome di “Theatron”, riceverà una menzione speciale al Premio Corvo d’oro organizzato da Teatrosincrasia, per l’esecuzione musicale

Nel 2018 nasce “Quomo”, il progetto solista. Con l’aiuto di Fabrizio Candidi (batteria) e David Denora (basso) inizia a lavorare sull’arrangiamento dei nuovi brani e, dopo pochi mesi, iniziano le registrazioni presso gli studi della Jungle Music Factory di Tivoli (RM).

Il 15 maggio 2019 esce il primo singolo, non contenuto nel disco, dal titolo “Uscirà una musica”. Il 22 Giugno viene invece pubblicato il primo singolo estratto dal disco, “L’alba e la luna”, a cui segue, l’8 novembre, “Rumore mentale”

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