E’ uscito per OverDubRecordings “MOLTO POCO ZEN”, il secondo disco dei ROUGH ENOUGH

E’ USCITO
“MOLTO POCO ZEN”
IL SECONDO DISCO DEI
ROUGH ENOUGH

E’ uscito venerdì 18 gennaio per OverDubRecordings “MOLTO POCO ZEN”, il secondo disco dei ROUGH ENOUGH. Frutto di un intenso percorso di crescita personale, raccoglie e sviluppa, in chiave punk, suoni sporchi, ritmiche viscerali e testi provocatori.
“Molto poco zen” è la risposta a piccole crisi personali e raccoglie pensieri in bilico tra la metariflessione, la paura della morte, l’illusione e la noia. Al centro, una sorta di”urgenza sociale”, il bisogno di ritrovare la collettività che non riesce a trovar pace e diventa rabbia mista a delusione.
Il disco è la necessità di un cambiamento in positivo, la voglia di fare nonostante la complessità degli eventi.
I Rough Enough sono un duo alternative di Catania, in bilico tra rock, punk e suggestioni blues. I loro testi parlano di una società che guarda ma non vede, di responsabilità individuali e di un mondo che può cambiare solo se si abbandonano finalmente tutti gli alibi.
Il disco è stato anticipato dal video e dal singolo “MACKIE”:
TRACKLIST:
1- Mackie
2- Una lunga serie di scelte sbagliate
3- Finchè morte non ci separi
4- Non è colpa mia
5- Il quarto stato
6- Polvere
7- U.F.O.
8- Kairo
9- Ode ai relitti
10- Noia
11- Esercizio di stile
12- Molto poco zen
CREDITS
Fabiano Gulisano: chitarra, voce, testi
Raffaele Auteri: batteria, cori
Davide Iannitti: registrazione e mix presso Sonic Fun House (CT)
Filippo Strang: mastering al VDSS (Roma)
A&R: Marcello Venditti
Label & Management: Overdub Recordings www.overdubrec.cominfo@overdubrec.com
I ROUGH ENOUGH PARLANO DEL DISCO, TRACCIA PER TRACCIA
MACKIE
Mackie è l’angoscia che si prova di fronte alla paura di morire. Andare avanti vuol dire perdere sempre qualcosa o qualcuno. Ci sono sensazioni spiacevoli da evitare ad ogni costo. La noia diventa una strategia per nascondersi ed accettare le sensazioni spiacevoli.
UNA LUNGA SERIE DI SCELTE SBAGLIATE
Si può accettare che tutto abbia una fine ed illudersi che le cose migliorino semplicemente dormendo? Forse basta una canzone che ci conforti per lasciare tutto com’è, perché abbiamo paura di scegliere e di sbagliare.
FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI
Una lettera romantica a una persona pessima, che si reputa perfetta e si annoia perché dalla vita ha già tutto; una velata critica ai figli di papà.
NON E’ COLPA MIA
Al centro di questo brano c’è la “normalità” di un individuo, costantemente messa a dura prova dal confronto con una società che definisce le sue peculiarità come limiti, una società che preferisce stigmatizzare piuttosto che apprezzare. Se non rientri nei canoni, devi almeno provare un senso di colpa.
IL QUARTO STATO
Critica, dalle sonorità punk, al giornalismo contemporaneo. Un invito ai giornalisti perché tornino ad essere i cani da guardia della democrazia, piuttosto che fautori di scempi e disinformazione.
POLVERE
Racconto cinico e nostalgico di un ragazzo nato dopo la caduta del muro di Berlino, illuso dalla possibilità di realizzare i propri sogni e di poter fare sempre affidamento su qualcuno. Il protagonista si trova invece solo, a sbattere la faccia contro la realtà del contesto in cui vive, contro le azioni ed i rituali di circostanza, freddi e asettici rispetto al ricordo dei periodi Natalizi degli anni più spensierati.
KAIRO
Parla dei pensieri che ti invadono la testa, mentre al buio cerchi di addormentarti. Pur di non affrontare il dolore che ora provi e che una volta – forse – non c’era, hai dato all’attesa il compito di vivere per te. Tutto quel che vedi mostra le sue prerogative: incomunicabilità e solitudine.
ODE AI RELITTI
Ode ai perdenti, ai relitti, ai reietti della nostra società, ai quali non frega nulla di farsi una reputazione e aspettano che arrivi la morte, come liberazione dall’agonia di vivere.
NOIA
Ballata sull’insicurezza e sulla paura di essere feriti nuovamente. Parla di una ragazza che preferisce evitare abulicamente ogni occasione. Aveva scelto di vivere a pieno, in maniera autentica, ma poi qualcosa si è rotto. Oggi ottiene solo rimproveri: essere fragili è una colpa.
ESERCIZIO DI STILE
L’ansia e il continuo rimuginare ci conforta e, contemporaneamente, ci lacera dentro, annientando ogni sapore, come il finale noise del brano. Vivere è solo un esercizio di stile, mentre il nostro corpo tiene il conto di tutto.
 
MOLTO POCO ZEN
Dolce ballata dedicata al cittadino incivile che popola il nostro paese, ostentando ogni aspetto della propria esistenza, impermeabile a qualsiasi senso di responsabilità e capace di menefreghismo assoluto verso qualunque cosa vada al di là della propria limitata capacità percettiva e recettiva.
ROUGH ENOUGH | BIOGRAFIA
I Rough Enough sono un mix di distorsioni, testi introspettivi e parole di disappunto. È improvvisazione che viene strutturata, fino a diventare canzone.
Fabiano e Raffaele si incontrano quasi per caso, per amicizie comuni ed ascolti musicali comuni. Hanno dato vita al progetto Rough Enough per ascoltare, digerire e creare musica contaminata, ma fresca, tra il suono disarmonico della chitarra e il drumming dall’attitudine punk.
Rough Enough strizza l’occhio alla vecchia scuola alternative rock italiana, al post-core, al noise, al punk.
Nel 2016 è uscito il loro primo album “Get Old and Die”, prodotto da Daniele Grasso per The kids are alright (Dcave Records) presso il The Cave Studio di Catania.
Dopo gli opening act per One Dimensional Man e Giungla, vari festival e un tour di presentazione, il duo ha scritto le 11 tracce che andranno a comporre “Molto poco zen”, il secondo disco, registrato e mixato alla Sonic Fun House da Davide Iannitti (Loveless Whizzkid, Stash Raiders, Cambogia), e pubblicato dalla Overdub Recordings di Marcello Venditti.

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