“Fino all’Osso”: un film sulla malattia che ti divora l’anima

Dopo il successo di Thirteen Reasons Why, Netflix ha scelto di trattare un altro tema delicato con la pellicola Fino all’Osso (To the Bone).

Il film, che ha debuttato al Sundance Film Festival 2017, è infatti disponibile sulla piattaforma di streaming on demand da qualche giorno.

Alla regia troviamo Marti Noxon, che con questa storia ha voluto parlare al pubblico di una malattia ormai fin troppo diffusa: l’anoressia.

Vediamo infatti sullo schermo le vicende della ventenne Ellen (Lily Collins), ragazza irriverente e cinica, ben poco propensa ad impegnarsi per davvero nel tentativo di guarire dalla malattia. Ripete più volte di stare bene, che ha tutto sotto controllo e che vuole essere magra solo perché “così si sta meglio”. Non si accorge però che quel suo modo di calcolare le calorie di ogni alimento e di fare gli addominali al punto da farsi venire i lividi lungo la colonna vertebrale sono il segno di un qualcosa che ben presto non riuscirà più a tenere a freno.

Nessuno sa perché abbia iniziato a soffrire, nemmeno lei stessa: è vero che ha una famiglia non comune, ma sembra essere affezionata sia a sua madre che alla sua compagna; sia al padre che alla matrigna e la sorellastra. Forse si sente responsabile per una disgrazia avvenuta durante i mesi del college, ma infondo una vera e unica ragione scatenante non c’è.

È così che la sua matrigna, preoccupata, decide di portarla da uno specialista che ha la fama di essere il migliore sulla piazza nonostante i suoi metodi drastici, il dottor William Beckham (Keanu Reeves). Questi le propone un ricovero in una clinica, una specie di casa-famiglia in cui convivono sei dei suoi pazienti. Qui si confronterà con i compagni nel tentativo di guarire.

Nonostante la bravura di Lily Collins e di Keanu Reeves, guardando Fino all’Osso non si può fare a meno di pensare che si sarebbe potuto trattare il tema in modo più approfondito e realistico. Infatti, i cosiddetti metodi non convenzionali del dottore si limitano a qualche parolaccia qui e là, e a dare molta libertà ai suoi pazienti nel tentativo di far loro ritrovare la gioia di vivere.

Nonostante un messaggio a inizio pellicola avvisi che le immagini potrebbero urtare la sensibilità dello spettatore, non troviamo la stessa crudezza di altri film che hanno parlato di malattie strazianti (come avviene ad esempio per l’AIDS in The Normal Heart). Fatta eccezione per qualche ripresa di corpi scheletrici, infatti, il film si interessa prevalentemente delle emozioni della ragazza, trascurando la sofferenza derivante dai problemi fisici. Forse tale scelta è stata consapevole, nel timore di spingere il pubblico ad imitare i comportamenti dei pazienti. Tuttavia forse mostrare immagini più shockanti avrebbe potuto portare al risultato opposto e far riflettere in modo più profondo.

Fino all’Osso è quindi una commedia-drammatica indicata per un pubblico adolescente, che si può comunque apprezzare se si trascura questo aspetto mancante.

E voi che ne pensate? L’avete visto? Secondo voi tratta adeguatamente il tema?

GiuliaDafne

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