“La metro che va”: versi di David Taglieri

Immagine di David Taglieri

 

Era tutto un incedere nella metro di Roma dopo l’annuncio delle chiusure,
il ragazzo con la chitarra sbadigliava e fissava il correre di una galleria
la bella bionda elegante e nobile nell’anima, almeno nella parvenza, si appoggiava alla balaustra divisoria fra i seggiolini
occupati a 2 a 2
e tentava di improvvisare un canto interiore, fra un dormiveglia ed il controllo del cellulare, preciso, chirurgico ma anni luce dall’ansia.

Le signore anziane parlavano dei più e del meno
con lo spirito travolto dagli accadimenti
e l’ironia delle giovinette, senza essere banali, sconvenienti o addirittura giovaniliste.

Era tutto un incedere
fra suoni provenienti dalle cuffie, mormorii e, e chiacchiere
ma l’entusiasmo era sotto i piedi.
Un’altra chiusura questa volta era insopportabile
…era tutto un incedere
sembrava un film con slanci di giallo
e realismo pruriginoso…
e la metro andava, inglobava pensieri, fattezze, vite incrociate di donne e uomini.

La galleria correva
il chitarrista ambulante pensava al prossimo pezzo da sfoderare per addomesticare la noia e quel misto di torpore, angoscia e lentezza che una pandemia aveva codificato e definito.

Lo scrittore appuntava sul taccuino una fotografia di esistenze travolte ma vive di riscatto
il pittore cercava ispirazione nel rumore di una rotaia…e
era tutto un incedere…
la bella bionda dal suo metro e ottanta misurò un sorriso…
era entrata una donna di nome Speranza, non politica, ma emozionale.

Il musicista iniziò a grattare le corde
lei, la nobile creatura ad intonare il canto
mentre il pittore incamerava i battiti delle mani dei presenti, fiacchi, ma volitivi
con il suo smartphone.

La metro andava, e… niente era tutto un incedere.

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