L’assenza di paura rischia di trasformare i cittadini in una massa di mediocrità senza mascherine.

Un giro di boa, l’ennesimo, il temporaneo, il bilancio ragionato, pensato, istintivo o superficiale che sia: in molti durante la chiusura determinata dal Covid – 19 avevamo azzardato l’ipotesi e l’immaginazione che la sofferenza subita, della prigionia, sarebbe servita per migliorarci, rafforzarci, addirittura sanificarci a livello mentale. Purtroppo ci siamo lasciati un po’ tutti condizionare da un’emozione passeggera e pare che il pericolo, che è ancora attuale, non terrorizzi così tanto una fetta della moltitudine. La società sembra rapita da una logica di un eterno oggi, la politica è divisa fra un’opposizione poco collaborativa e altrettanto poco ligia al dovere istituzionale (e non incarna certo neanche lontanamente un modello di destra che i cittadini vorrebbero) e una maggioranza pasticciona che mostra di non saper gestire la situazione con rigore e determinazione, stretta fra la pianificazione emergenziale e la ricerca del consenso.

Quello che fa più male è vedere per la strada, sui mezzi pubblici, in giro senza una meta e senza una pace, persone che non rispettano le norme di distanziamento e non indossano la mascherina, guardando con strafottenza, come dei marziani, coloro che si proteggono e proteggono gli altri.

Per molti sarà una metodologia per esorcizzare il senso di panico, ma non guardando negli occhi il cuore del problema, non si cancella il virus.

La penisola lentamente e gradualmente sta ripartendo, abbiamo ricominciato ad andare al lavoro, a praticare lo sport e a concederci qualche aperitivo o qualche caffè: dunque le cose si possono fare, e ci si puo’ anche accontentare, senza perdere mai il riferimento delle protezioni.

In una popolazione di commissari tecnici, critici dell’Oscar o di Sanremo a intermittenza, teologi quando deve essere eletto il Papa, e chi più ne ha più ne metta ora, i social hanno eletto gli individui a virologi. E ognuno fa come gli garba. E ride alla paura, ride all’impegno, deride la morte. Perché’ forse quella terribile fotografia di bare radunate, trasportate, deposte, non è entrata nella testa di qualcuno, e così alcuni ripetono che è tutto finito, senza contezza di argomenti, senza profondità di giudizio, senza buon senso.

Quello che è accaduto in Cina ed il difetto di comunicazione con l’Italia dovrà essere oggetto di indagine, approfondimento, inchiesta: ma adesso è il momento di ripartire, non soltanto guardando il futuro, ma mantenendo un occhio proiettato all’indietro, per dedicare un pensiero ed una preghiera a chi ci ha lasciato. E ripartire con la mascherina. Con o senza non siamo migliori o peggiori, ma la situazione più inquietante sarebbe vedere la mediocrità generalizzata in mascherina senza un insegnamento, senza un’emozione o la banale paura che psicologicamente è un campanello di allarme che ci dà la possibilità di agire al meglio.

Controllare la paura è giusto, non amplificarla altrettanto, cancellarla in questo frangente no.  Perché l’assenza di quella paura rischia di trasformare i cittadini in una massa generalizzata di mediocrità senza mascherine. E qui l’omologazione sarebbe peggiore della precedente e di molto…

 

Immagine: Foto di Engin Akyurt da Pixabay

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