L’immeritata salvezza del Genoa

È il minuto 89 di Inter-Empoli. Di Lorenzo prende palla sulla destra al limite dell’area di rigore nerazzurra. Sfrutta un rimpallo, si gira verso sinistra e serve splendidamente in profondità Caputo, che si è smarcato coi tempi giusti come al solito. Allora l’attaccante empolese, solo davanti ad Handanovic, decide di rimettere il pallone al centro dell’area di rigore, trovando però solo il salvataggio in scivolata di D’Ambrosio, che lo devia incredibilmente sulla traversa. Prima di finire tranquillamente tra le mani del portierone interista.

È così che il Genoa è riuscito a conquistare la propria permanenza in Serie A quest’anno. Un risultato sofferto, ottenuto solo all’ultima giornata di campionato, più grazie a disdette altrui che a pregi propri. E un risultato, per questo, anche ampiamente immeritato.

Sì, perché il Genoa ha davvero fatto di tutto per retrocedere in questa stagione. Inanellando una serie di errori e di scelte incomprensibili, che hanno complicato oltre modo il campionato dei rossoblu. E che hanno reso la loro salvezza una vera e propria ingiustizia.

L’assurdo esonero di Ballardini dal Genoa

Il 9 ottobre scorso, il Genoa ha deciso di esonerare Davide Ballardini per prendere Ivan Juric sulla propria panchina. Una scelta difficilmente comprensibile se si guardano solo i risultati ottenuti fino ad allora.

Infatti, il tecnico ravennate aveva conquistato 12 punti in 7 partite, con una media di 1,7 a gara, che è ampiamente sufficiente per salvarsi. Per dare un’idea dell’assurdità della cosa, Juric ha poi avuto uno 0,4 di media, mentre Prandelli uno 0,95.

È evidente, quindi, che Ballardini non meritava minimamente di essere cacciato in base ai risultati. Ma allora perché è stato esonerato? All’epoca, il presidente Preziosi ha spiegato così la propria scelta al Corriere della Sera: “Il curriculum parla per lui. È un gestore di situazioni complicate. Se inizia la stagione, non consente alla squadra di compiere il salto di qualità. È un tecnico scarso”.

Parole che riflettono evidentemente una sfiducia profonda nel suo lavoro. Sfiducia che ha probabilmente alterato la percezione della realtà di Preziosi. Che ha mandato via, praticamente all’inizio della stagione, un allenatore che stava facendo benissimo e che avrebbe salvato facilmente il Genoa anche solo continuando così.

La prematura cessione di Piatek

Krzysztof Piatek è stata la grande rivelazione di questa Serie A. Comprato a soli 4 milioni la scorsa estate dal Cracovia, il centravanti polacco si è affermato subito nel nostro campionato, segnando ben 19 gol in 21 partite con la maglia del Genoa.

Insomma, un giocatore dal rendimento incredibile, che stava trascinando praticamente da solo i rossoblu alla salvezza. Poi, però, Preziosi ha pensato bene di venderlo al Milan nel mercato di gennaio. Una mossa che sembrava inevitabile in estate, ma che a metà stagione risultava quantomeno prematura.

Prima di cedere Piatek, il Genoa era al tredicesimo posto in classifica, a +6 sulla zona salvezza. Alla fine, invece, è arrivato al sedicesimo posto, a pari punti con l’Empoli, non retrocedendo solo grazie agli scontri diretti a proprio favore.

All’epoca, Preziosi cercò di spiegare la cessione di Piatek alla stampa dicendo: “Andava ceduto. Capisco che i tifosi possano avere rammarico, ma col tempo capiranno i perché”. A Genova, il tempo è passato, ma nessuno sembra ancora aver compreso il motivo di quella folle operazione di mercato.

Una serie aberrante di risultati

Nelle ultime 10 partite, il Genoa ha pensato bene di peggiorare ulteriormente il proprio rendimento. E così, dopo la sorprendente vittoria sulla Juve di metà marzo, ha inanellato ben 10 partite senza vincere. Collezionando solo 5 punti.

Una striscia incredibilmente negativa, superata solo dalla contemporanea serie record della Fiorentina di Montella. Una serie aberrante di risultati, che ha portato il Genoa di Prandelli dal dodicesimo posto, tranquillamente a +9 sulla zona salvezza, fino alla necessità di lottare per un misero punticino all’ultima giornata di campionato.

L’ultima vergognosa partita del Genoa

Fiorentina-Genoa non è stata una partita di calcio. I rossoblu addirittura non sono riusciti nemmeno a tirare una volta verso la porta in novanta minuti, dando la netta sensazione di cercare soltanto di portare a casa un pareggio.

Quindi, il piano del Genoa per salvarsi consisteva unicamente nel provare a rimediare in qualche modo un punto, sperando in buone notizie da Milano, dove l’Empoli stava affrontando l’Inter. Un rischio enorme, che solo la sorte ha finito per ripagare. Ma che avrebbe meritato certamente meno fortuna.

Un’antitesi di nome Empoli

Tutto questo squallore messo in mostra dal Genoa durante la stagione è stato ulteriormente evidenziato dal fatto che, invece, la squadra retrocessa al suo posto ha compiuto un percorso nettamente più virtuoso.

Infatti, l’Empoli ha dato fin dall’inizio la fiducia necessaria al proprio allenatore Andreazzoli, esonerato solo quando era in preoccupante difficoltà, ma poi richiamato per sistemare di nuovo le cose. E non ha ceduto nessuno dei suoi migliori giocatori a gennaio, a parte Zajc, sostituito comunque brillantemente da Farias.

E ha sempre provato a proporre una propria idea di gioco. Che ha portato i toscani a raccogliere purtroppo meno punti di quanti ne avrebbero meritati, tranne che nelle ultime quattro giornate di campionato. Sfiorando proprio all’ultimo l’impresa.

È quindi un vero peccato che alla fine l’Empoli sia retrocessa in quel modo. Per una traversa scheggiata su un salvataggio miracoloso in scivolata di D’Ambrosio, ad un minuto dal termine dell’ultima partita dell’anno. Salvando così chi, al contrario, non aveva fatto nulla durante tutta la stagione per guadagnarsi quel risultato. E che però sarà ancora in Serie A l’anno prossimo. A dispetto di qualsiasi tipo di merito.

Leonardo Gilenardi

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