Lino Banfi all’Unesco: quando cade il confine tra l’uomo di spettacolo e l’uomo politico

Proposto l’attore per rappresentare l’Italia all’Unesco, è bufera tra politici.

“Quando mi hanno detto di volermi investire di questo incarico, mi sono chiesto ‘che c’entro io con la cultura – ha affermato Lino Banfi, emozionato e sorpreso, in piedi accanto a Luigi Di Maio, sul palco della convention del M5s sul reddito di cittadinanza – poi ho scoperto che questa carica è bellissima. Le istituzioni sono fatte con persone laureate, io invece voglio portare un sorriso ovunque, anche nei posti più semplici. Il mio sogno è vedere le persone che sorridono anche quando fanno politica”.

Possiamo innanzitutto chiarire che il compito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, istituita nel 1950, è di “favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi Unesco in Italia”. Inoltre, come specificato da Di Maio in una nota, l’attore entrerà in sostituzione di Folco Quilici (il quale è venuto a mancare), nel ruolo di referente per la comunicazione del Cniu.

La notizia ha scatenato una bufera a colpi di tweet, video e post, tra politici, uomini di cultura e cittadini. Qualcuno ha pensato all’ennesima Fake News, come rivelano le ricerche di Google più recenti su Lino Banfi, qualcuno si è sentito preso in giro, qualcuno si è espresso in battute di cattivo gusto. Non sono mancate ovviamente le accuse al Movimento 5 Stelle, considerato da molti la prima forza politica che tende a mandare avanti “incompetenti”. “Uno schiaffo al merito e alla competenza che non fa sorridere per niente. E che umilia chi fa sacrifici ogni giorno per studiare”, scrive Matteo Orfini, deputato del Pd, su Twitter. Anche Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, ha subito reagito alla notizia commentando con ironia la vicenda su Facebook: “Di Maio ha annunciato Lino Banfi ambasciatore dell’Italia all’Unesco. Va bene, e Jerry Calà, Renato Pozzetto e Umberto Smaila? apriamo questo dibattito”.

La nomina di Lino Banfi è una strategia di comunicazione?

In ogni caso, sicuramente, a chi ha visto la convention non è sfuggita la grande forza comunicativa di quella nomina tanto discussa. Sul palco Lino Banfi, il “nonno d’Italia”, commosso per il nuovo incarico mentre racconta la storia della sua amicizia con Luigi Di Maio, “un ragazzo che quando parla con Conte e Salvini sembra abbia 55 anni, ma ne ha solo 32”. Accanto a lui, il giovane Vicepremier, usa parole come “orgoglio” e “cambiamento”. Alle loro spalle invece, con una grafica accattivante che alterna il blu scuro e il bianco, primeggia la scritta “nessuno rimarrà più indietro”. Fortissimi gli applausi alla notizia della carica.

Mentre una parte dell’Italia si indigna e ridicolizza la nomina, un’altra parte si rispecchia in Lino Banfi e vede finalmente in lui la rivincita delle persone comuni che “non rimangono più indietro”. Moltissimi ancora sono affezionati ad un uomo che, in un modo o nell’altro, ha fatto la storia della televisione italiana. Non interessano le competenze, non interessano le lauree. Siamo tutti catturati dal personaggio che abbiamo davanti, convinti che in quanto “nonno d’Italia”, alla fine, possiamo fidarci, perché nonno è sinonimo di esperienza e saggezza.

Benedetta Manca

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