“L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano” a Palazzo Barberini fino al 28 febbraio: quando lo spettatore diventa protagonista

Se pensiamo che solo adesso, dopo lunghi periodi di chiusura dei luoghi di cultura a causa della pandemia, i musei tornano ad aprire, almeno in quelle fortunate regioni che hanno riconquistato la zona gialla, questa è davvero “L’ora dello spettatore”!

“L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano” in realtà è il titolo di una mostra esposta a Palazzo Barberini di Roma in cui noi spettatori, che spesso stiamo nell’ombra, veniamo esplicitamente chiamati in causa.

Varcata la soglia della prima sala, due grandi specchi ci accolgono e ci rendono subito protagonisti, a celebrare il protagonismo degli spettatori è però Giandomenico Tiepolo. Nel suo piccolo e prezioso dipinto protagonista è la folla variopinta; gli astanti, diversi per pose e abbigliamento, si affannano tutti ad osservare il “Mondo Novo”.

Giandomenico tiepolo, affreschi da villa di zianigo, 1759-1797, portego del mondo nuovo, 01
Crediti: Sailko, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons 

Percorrendo le sale di Palazzo Barberini ci accorgeremo come gli artisti vissuti tra il ‘500 ed il ‘700 hanno adottato espedienti sempre nuovi e originali per catturare lo sguardo dello spettatore, per creare un dialogo tra osservante e osservato.

Ne è un esempio la “Salomè” di Guido Reni che sembra venirci incontro e offrirci la testa del Battista su un elegante piatto d’oro o la “Giuditta” di Johann Liss; mai immagine è stata più cruenta e raccapricciante, noi siamo lì, davanti a quel corpo accasciato e a quella testa decapitata, Giuditta è davanti a noi, si gira e ci guarda, siamo complici, non abbiamo via di scampo.

E se nella “Buona ventura” di Vouet il giovane credulone è intento a farsi leggere la mano ignaro di quanto sta accadendo, alle sue spalle la vecchietta con un sorriso beffardo e uno sguardo ammiccante sembra chiamarci per renderci complici del furto che sta attuando.

Talvolta capita anche di essere di troppo, a rivelarlo è il “Giovane davanti al cavalletto” di Van Oost, il ragazzino si sente spiato, il suo sguardo non incrocia ancora il nostro ma ci fa già sentire come degli intrusi.

Con “Venere, Marte e Amore” il Guercino rappresenta la varietà di reazioni che i personaggi dipinti offrono al riguardante, Marte infatti appare contrariato alla vista di Venere che volge il suo sguardo amorevole sul fortunato spettatore già colpito dal potente dardo di Cupido.

L’immagine più iconica della mostra è però la “Ragazza in cornice” di Rembrandt, la donna ci fissa e, mentre sembra che voglia uscire dal quadro e raggiungerci, appoggia le sue mani sulla finta cornice: ma dove finisce la finta cornice e dove inizia quella reale? Sembra quasi impossibile stabilirlo e noi spettatori dobbiamo avvicinarci il più possibile per rendercene conto.

L’ultima sezione della mostra non poteva che essere dedicata al voyeurismo, in questa sala la cornice del quadro diventa il buco della serratura da cui il curioso spettatore spia, ma la sensazione di spiare lontano da occhi indiscreti sembra svanire come rivela la Venere di Lavinia Fontana che, quasi incurante del gesto del focoso Marte, si gira e volge il suo sguardo attento proprio verso noi spettatori indiscreti.

La mostra sarà aperta fino al 28 febbraio 2021.

Anna Carla Angileri

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!