LuxLeaks: la via giudiziaria non si ferma. Deltour e Halet ricorrono in Cassazione

LuxLeaks sono solo Antoine Deltour e Raphael Halet. Compagni di battaglia. Nel mese di aprile di quest’anno hanno deciso di proseguire nella loro lotta.

E hanno opposto appello in Cassazione contro la condanna inflitta loro dalla corte d’appello del Lussemburgo a marzo di questo stesso anno.

LuxLeaks, motivazioni del ricorso in Cassazione.

La condanna, da una parte, ha riconosciuto il loro ruolo e l’intenzione di “lanceurs d’alerte”, che è salvaguardato dalla convenzione europea dei diritti umani, mentre, dall’altra, ha confermato che ci sia stata la sottrazione delle copie dei documenti relativi ai tax rulings.

Dopo aver riflettuto e con il sostegno del comitato di supporto che è mobilitato sul caso, Deltour, uno dei due lanceurs d’alerte, o altrimenti detti whistleblowers, ha riscontrato le differenti argomentazioni presenti nella motivazione della condanna come assai contraddittorie e, pur non sentendosi competente per criticare la decisione di una corte di giustizia, ha presentato appello in cassazione.

Nella motivazione dell’arresto di Deltour la corte d’appello del Lussemburgo sembra aver stimato che le intenzioni di Deltour non fossero chiare e precise nel momento in cui furono presi i documenti.

Deltour, nell’annunciare il suo ricorso in Cassazione, presso l’assemblea generale del comitato di supporto, ha confermato che non avesse pensato immediatamente di rendere pubblici i documenti, quando li ha scoperti.  “Ho dovuto rifletterci sopra, pesare i pro e i contro prima di agire”.

E poi ha sottolineato il rammarico provato, nel leggere il mandato di arresto nel marzo scorso, perché la sottrazione dei documenti fu fatta passare come una moneta di scambio per cercare un nuovo lavoro.

“Non avevo competenze fiscali e non avrei potuto utilizzarli come merce di scambio per un nuovo lavoro”, egli afferma a LeQuotidien.

A breve distanza dalla scadenza dei termini per proporre ricorso, anche Halet ha scelto la via del comunicato stampa per annunciare di voler ricorrere in Cassazione.

Nella sua motivazione ha sottolineato che la sua marcia continua contro l’evasione fiscale illegale. Si tratta, egli scrive, di “un atto etico, deliberatamente indirizzato verso gli altri, contro la “feccia fiscale” (‘racaille fiscale’) che l’ha prodotta”.

Due lanceurs d’alerte: la giustizia in Lussemburgo.

Finché la stampa rimarrà indipendente ci sarà speranza di lavare i panni in pubblico.

Ma, nonostante il principio si salvi in democrazia e l’Espresso abbia vinto il premio Pulitzer per il giornalismo d’inchiesta, disvelando proprio i Panama Papers, come membro del consorzio Icij, comunque non è ancora rosea la prospettiva.

È, infatti, del 15 Marzo 2017 la condanna in appello di Antoine Deltour e Raphael Halet, ex dipendenti della Pricewaterhouse Coopers (PwC).

Si deve alla loro impresa la denuncia di un sistema che vedeva in combutta alcune multinazionali e le autorità lussemburghesi.

Così anche la corte di appello lussemburghese li ha condannati a pene ridotte, Deltour a sei mesi di carcere (pena sospesa) più una multa da 1.500 euro e una multa di 1.000 euro è stata comminata a Raphael Halet. E’ andato assolto con formula piena Edouard Perrin, il primo a parlare dei documenti sottratti dai due su France 2.

C’era già stata una prima condanna, della Corte penale del Lussemburgo, il 29 giugno 2016 (un anno di carcere per Antoine Deltour e nove mesi per Raphael Halet).

I due ex dipendenti di PwC nel 2010, prima di licenziarsi, salvarono milioni di cartaceo di accordi fiscali segreti per poi girare il materiale al Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ).

I patti fiscali.

Ne uscì una sensazionale inchiesta, con la cooperazione di 80 giornalisti dell’ICIJ di 26 Paesi, che squarciò il velo su una messe di informazioni riservate intorno agli accordi segreti in materia di imposizione fiscale in Lussemburgo per grandi società. Da Pepsi a Ikea, da Apple ad Amazon, da Fiat a Starbucks.

Il Tax office del Lussemburgo, al tempo di Jean-Claude Juncker, primo ministro, siglò accordi con 343 giganti aziendali per regimi fiscali agevolati, producendo una massiccia elusione fiscale e una massiva perdita di entrate tributarie per i governi nazionali dei singoli paesi in cui le multinazionali operavano.

Le società risparmiavano miliardi di tasse sui profitti, transitando i capitali attraverso il Lussemburgo, dove pagavano meno dell’uno per cento di imposte sui profitti depositati nelle banche del Granducato.

Pricewaterhouse Coopers, la più grossa agenzia di consulenza fiscale al mondo, ha dato valida mano alle  multinazionali nell’elaborazione delle strategie finanziarie finalizzate ad ottenere regimi fiscali favorevoli in Lussemburgo dal 2002 al 2010.

Le conseguenze post inchiesta.

Se per la riforma fiscale globale, detto Progetto Beps, il Lussemburgo e altri Paesi dell’Ocse ci metteranno anni, per minimizzare il rischio di una repetitio, certamente la giustizia lussemburghese ha innescato una marcia veloce.

Difatti Deltour e Halet sono finiti a processo per furto, accesso illegale a database e rivelazioni di segreti commerciali.

In seguito allo scoppio dello scandalo, la Commissione europea ha multato colossi come Fiat, Starbucks e Apple per i tax ruling illegali: accordi che, ha spiegato la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, avevano lo «scopo di ridurre artificiosamente l’onere fiscale».

Reazioni al verdetto.

Il sito che monitora il caso di Deltour lascia intendere che riproporrà un nuovo appello. “Questo giudizio deludente costituisce un’ulteriore argomentazione per continuare a sostenere le recenti iniziative europee che puntano a proteggere i whistleblower“.

Se per la prima volta una corte europea con la sua sentenza riconosce la legittimità di violare il segreto professionale di fronte all’interesse comune, dall’altra, afferma Support-Antoine.org, “condanna l’acquisizione della documentazione, fatta dal whistleblower, salvaguardando gli interessi finanziari privati che, così hanno la priorità rispetto all’interesse collettivo e al diritto all’informazione, sancite dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.

Progetto Beps efficace?

Il documento prevede che gli Stati si scambino automaticamente informazioni sui tax rulings, e che ogni multinazionale con un fatturato annuo superiore ai 750 milioni di dollari presenti un documento con i risultati principali raggiunti in ogni Paese in cui opera (il “country by country reporting”).

La riforma, dicono all’Ocse, se recepita dagli Stati abbatterà di molto l’elusione, oggi stimata dagli stessi economisti dell’organizzazione parigina tra i 100 e i 240 miliardi di euro all’anno.

Intervistato nel 2015 dall’Espresso, Deltour rispose che per essere rivoluzionario il progetto avrebbe dovuto avere ben altre basi per cambiare radicalmente le cose.

La riforma, infatti, mantiene in piedi un sistema fiscale complesso e comprensibile solo da pochissimi esperti: Pwc, Deloitte, Ernst&Young, Kpmg.

Questi gruppi fanno da consulenti sia ai governi che alle multinazionali a caccia di buchi nella legge per risparmiare sulle tasse. Questo è il grande problema, e la riforma Ocse non lo risolve“.

La soluzione?  Per fermare l’elusione, secondo Deltour, “è necessaria la creazione di un’unione fiscale europea, se non addirittura globale. I tax rulings, patti fiscali, non sono il male. Si tratta di accordi attraverso cui uno Stato fornisce ad una società i parametri legali attraverso cui questa verrà tassata”.

Quando il patto diventa un modo per permettere all’azienda di evadere le tasse, allora sì che diventa un patto scellerato.

Continua sicuramente ad accadere in tutta Europa e il motivo è semplice: siamo in una situazione di competizione fiscale. Se e quando verranno armonizzate le imposte, almeno all’interno dell’Unione europea, le aziende continueranno a spostare i profitti dove sono meno tassati”. 

Fonti

Lussemburgo-condanna-le-fonti-di-luxleaks

Luxleaks-appeal-fine-upheld-suspended-jail-sentence-reduced-for-key-whistleblower

Luxleaks-antoine-deltour-ira-en-cassation

Luxleaks-pour-raphael-halet-le-combat-continue-en-cassation

Approfondimenti

Luxemburg_Leaks

Cos’è un Whistleblower

Storia-di-antoine-eroe-di-luxleaks

Progetto Beps

Premio-pulitzer-premiato-il-consorzio-icij-per-i-panama-papers-

Foto

Commons.wikimedia

Pixabay

 

 

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!