Mannarino in «L’impero crollerà», andato in scena ieri sera, ha regalato ancora una volta tantissime emozioni ai numerosi fans che hanno invaso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica.

Confesso di essere una semplice profana della musica rimasta estasiata la prima volta (quella che non si scorda mai) dalla voce roca e profonda dei versi di Il bar della rabbia.

Ma se rinasco me vojo reincarnà in me stesso

co la promessa de famme fa più sesso

e prego lo spirito santo der vino dannata

di mettermi a venne i fiori pe la strada

che vojo regalà na rosa a tutte le donne che

nun me l’hanno data come a dì: tiè che na so

fa na serenata!

Per rimanerne affascinati tuttavia, non è necessario elevarsi a muse del Parnaso, basterebbe analizzarne le parole: una congiunzione perfetta tra sacro e profano, riso e pianto, dolce ed aspro e così la sua poesia assurge a vette altissime. Sublimi ossimori, feroci paradossi. Il carnevale del concerto cui abbiamo assistito ieri, in un meraviglioso climax ascendente che si apre con Roma, in versione chitarra e voce, approda a suoni più viscerali che esaltano la folla.

Un lavoro di analisi che scruta il vissuto, che mette in dubbio l’estetica contemporanea, che deride i falsi miti, che irride le ipocrisie, il perbenismo, la cosa giusta, le maschere. La sensazione, mentre la musica trasporta e le parole scorrono, in una serie di esibizioni più raccolte, è quella di uno struggente iperrealismo umano:

Quando risalirono in superficie erano un uomo e una donna che lavoravano per un salario.

La folla li spingeva e gli sputavano addosso

perché avevano provato a rubare una mela al padrone della fabbrica che se la faceva coi mafiosi del posto.

Una ironica sfilata di inadatti alla vita in continua dialettica tra il dentro e il fuori; ristabilire l’ordine naturale delle cose è possibile?

Bisogna sapè distingue la luce delle stelle da quella delle lampare!

Mannarino tornerà per il gran finale il 25 luglio in concerto in data unica al Rock in Roma: “Apriti Cielo – il Gran finale”! Però stavolta Alessà fatte bacià!