Massimiliano Renzi, frontman dei Rossonoha: “il tempo che non torna, tra bellezza e cicatrici in ‘Solo un attimo’- INTERVISTA

Rossonoha
“Solo un attimo” è il nuovo brano, accompagnato dal videoclip, della rockband romana Rossonoha, disponibile dal 9 maggio. Una riflessione sulle nostre radici che in un attimo riaffiorano per farci ricordare quei momenti in cui le emozioni erano più “semplici”.
I Rossonoha sono una band di Roma, cresciuti sotto i colpi melodici dei Beatles e della prima genesi elettronica, tra studio, scrittura e la continua ricerca tra i vari club che proponevamo musica indipendente. Poi l’incontro con Flavio Ferri, produttore e cofondatore della famosa band Delta V. Inizia la collaborazione con Ferri che produce i brani del primo disco di Rossonoha. Partecipano con il brano “Solo per te” alle selezioni di Sanremo. Si susseguono i brani. Nel 2021 e 2022, nel momento delle riaperture post pandemia, i Rossonoha vanno in tour nelle periferie romane, tra i palazzi e i parchi delle realtà popolari per esserci, per ripartire insieme.
Il gruppo è attualmente formato da Massimiliano Renzi (voce e sinth), Marco Melfa (chitarra), Fabrizio Proietti (basso) e Andrea D’Elia (batteria/drum machine).
Intervista a Massimiliano Renzi, frontman della band Rossonoha, a cura di Miriam Bocchino
- Buonasera Massimiliano. “Solo un attimo” è il vostro ultimo singolo, disponibile dal 9 maggio. Come nasce il testo e il sound?
La genesi del brano è stata semplicissima. Una domenica mattina sono uscito di casa, erano le 11 all’incirca, vivevo un momento un po’ particolare nella mia vita, e mi è arrivato addosso un odore di cucinato forte, un odore d’ammorbidente e sono andato indietro nel tempo. Mi ricordo tutto il percorso dal portone al bar, l’ho fatto insieme ai ricordi: in quel momento servivano, perché stavo attraversando un momento duro e mi hanno abbracciato. In un quarto d’ora le parole sono uscite da sole, non so di averle scritte. Il produttore appena l’ha sentita ci ha messo altri 20 minuti ad arrangiare il pezzo. È uscita dal ‘forno bella e pronta’, solo l’abbiamo lasciata un po’ a ‘decantare’.
- Spesso si pensa al passato come qualcosa di bello e positivo, ma non può anche essere nostalgia del tempo passato che fa percepire tutto meglio di quello che realmente è stato?
Io vivo sulla mia pelle e vedo sulla pelle degli altri come la crescita porti con sé una serie di cambiamenti, di vicissitudini, bellezza e cicatrici. Spesso quando si arriva ad un punto, fai conti con il tempo che è passato e ti ricordi quei momenti che erano talmente leggeri, il tempo che non torna. Il tempo in cui andare a prendere un gelato con gli amici sotto casa a 15 anni era wow, era leggero e tu lo sentivi. Il tempo è volato perché era un tempo buono.
- “Si cresce, si cambia, il paragone tra chi siamo oggi e ciò che eravamo ci spalleggia ma al contempo ci disarma”: come riuscire a fare un pace con ciò che si è stati e con ciò che si è adesso?
C’è stato un grande artista e produttore, con cui abbiamo lavorato fino a un po’ di anni fa, che a un certo punto mi ha detto “di che ti lamenti, questo è l’unico modo che c’è’, bisogna lasciarlo fluire.
- Il videoclip del brano è stato scritto e diretto da Manuela Kalì con la partecipazione di Eleonora Ballarini: mi racconti qualcosa in più?
Qui ci sarebbe bisogno di Manuela che è più brava in questo. Manuela ha voluto prendere una persona, in questo caso Eleonora è stata perfetta, e attraverso lei rendere quello che stavamo dicendo. È lei che attraversa il momento, che lo lascia fluire verso se stessa e lo fa mediante i ricordi.
Ti racconto un aneddoto: dovevamo girare e Manuela continuava a dire ‘aspetta, aspetta, aspetta’, e passavano i minuti, e a un certo punto le ho detto: ‘ma aspetta cosa?’ e lei mi risponde ‘aspetta che il sole si sta abbassando’. Il sole ha colpito la tettoia e quella fotografia è stata fatta da sola, senza post-produzione.
- In un’intervista di un anno fa avete dichiarato: “Il nostro non è un gruppo vero e proprio. È un progetto fatto di persone”: cosa significa?
Significa che dentro i Rossonoha hanno gravitato un sacco di gente, da strumentisti a produttori, a seconda del bisogno che aveva il disco o il brano. Per questo dico sempre un progetto, perché è anche difficile che una band riesca nel tempo a rimanere; la vita ti porta in altri posti, passano gli anni, si cambia e spesso ci si ritrova anche in città diverse.
- Quali sono i vostri inizi? Come nascete?
Noi nasciamo da me. Ho fatto il primo disco, studiavo musica e nel frattempo scrivevo. Scrivo da quando ho 15 anni, però mi sono sempre vergognato, non volevo essere giudicato, osservato. A un certo punto, dopo il primo disco di cui non vi dirò il nome perché non dovete ascoltarlo (risata), avevo tante canzoni scritta ma ero solo. Seguivo i Delta V e avevo tra gli amici di Facebook Flavio (Ferri). Gli scrissi ‘ciao Flavio, scusami tanto, ma ho un problema. Volevo chiederti se tante volte conosci qualcuno con cui posso parlare, perché vorrei produrre un disco’ e lui mi risponde ‘mandami i provini’. Io gli invio i provini, lui mi fa ‘vieni da me che lo facciamo insieme’. Mi ricordo che sono caduto a faccia avanti, mi sono sentito male, ho pianto: da lì i Rossonoha. Poi siamo andati a Sanremo insieme, siamo arrivati in finale a Sanremo Giovani.
- Per te l’artista deve veicolare un messaggio che sia anche sociale nelle sue canzoni?
Sociale boh, però credo fortemente che nel momento in cui decidi di prendere un microfono in mano e di dire qualcosa quello è un atto politico. Quella è politica nel modo più concreto della parola.
- Ho, infatti, visto sul vostro profilo Instagram un post riferito al 25 aprile.
L’abbiamo fatto perché sono un appassionato di storia, grazie anche ai racconti di mia nonna, con cui ho vissuto dall’età di 16 anni e finché non se ne è andata. Ogni volta che potevo le chiedevo del suo passato. Lei mi raccontava tutto e io leggevo la paura di quei momenti, la vita vera. Quando sento parlare di 25 aprile è come se in qualche modo sentissi in piccola parte l’emozione che hanno provato nel momento esatto in cui hanno compreso di essere liberi; adesso abbiamo la libertà ma ci auto – carceriamo, quindi viva il 25 aprile!

- Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Il mio primo ricordo legato alla musica è in macchina con i miei, Tele Radio Stereo, Beatles, Lucio Dalla, Fabio Concato, Righeira, i famosi tempi passati. Mi ricordo il dj della radio che aveva una voce particolarissima, sembrava di stare in discoteca, e queste musiche, queste canzoni che ti attraversavano e che hanno poi contribuito al nostro sound.
- Un progetto, un’ambizione che avete come band?
Fare più concerti possibili.
- Solo in Italia o anche all’estero?
Per il momento in Italia, perché noi cantiamo in italiano.
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