Mostro: “la scelta e la necessità di essere un poeta per disperazione” – INTERVISTA

Mostro
Lucidità e consapevolezza sono due elementi che da sempre caratterizzano la musica di Mostro. Il rapper romano è oggi pronto a tornare sulla scena musicale: dal 2 maggio disponibile il suo nuovo album “Metallo e Carne” (Epic Records/Sony Music Italy).
Il nuovo album di Mostro racconta un viaggio profondo che non cerca risposte, ma che si nutre delle domande, dei processi, delle trasformazioni. Un viaggio in cui l’artista si attraversa, accettando tutto ciò che vive e prova, senza respingere le forze che lo pervadono. Il risultato è un’esperienza cruda, a tratti violenta e sospesa, ma sempre vera.
Il disco è stato anticipato dai due singoli “Questo buio” e “Acque profonde” ed è interamente prodotto da Yoshimitsu e Nick Sic, tranne per il brano “Nodo in gola”, prodotto da Mixer T.
- Il 2 maggio uscirà “Metallo e Carne”, il nuovo disco che ho avuto il piacere di ascoltare in anteprima. Mi racconti questo tuo nuovo progetto?
Per me rappresenta un concept album, un disco che aveva la necessità di essere raccontato e di avere un fil rouge, sia dal punto di vista dei testi che delle sonorità. Dopo l’ultimo tour del disco “The Illest Vol. 3” ho cominciato a sentire una sensazione di esaurimento, come se la realtà intorno a me avesse finito di fornirmi gli stimoli necessari per raccontarmi; quindi, anziché guardarmi fuori, ho cominciato a guardarmi dentro. A un certo punto, me lo ricordo quasi precisamente, mi sono detto ‘basta, adesso è inutile fare finta di niente, voglio raccontare questa sensazione che ho dentro di me’.
Ho iniziato a perdere il controllo, più che altro ho lasciato il controllo, e sono precipitato dentro me stesso, tant’è che anche il titolo “Metallo e Carne” serve un po’ a raccontare questa esperienza, ovvero il corpo che diventa un’astronave, si fonde al metallo, e viaggia all’interno di quello che è il cosmo, ovvero la coscienza, i miei pensieri.

- “Metallo e Carne”, leggo sul comunicato stampa, nasce da una domanda implicita, ovvero “cosa succederebbe se ci lasciassimo precipitare dentro noi stessi, senza paura e senza meta?”. È possibile una risposta a questa domanda o rimarrà sempre un mistero?
Forse la risposta sta semplicemente nel chiederselo. Non tutto, per forza, deve avere un punto, però già semplicemente guardare in quella direzione, cercare di capire, è parte della risposta. Per me è un disco che parla molto di coraggio, anche semplicemente del coraggio di affrontare queste situazioni senza sapere per forza dove ti porteranno. Molto spesso le nostre paure sono semplicemente delle soglie invisibili che non danno la possibilità di accedere a sentimenti o conoscenze delle quali, appunto, ci stiamo privando.
- La prima traccia del disco è “Fegato” e l’ultima è “Icaro”. Se in Fegato canti “perché le ali con i miei problemi mentali non sono reali, quindi non si spiegano” in Icaro “Scusami, scusami, ma io adesso salto”: questo album è un nuovo capitolo, una nuova accettazione di sé?
Sicuramente il fine di questo disco è quasi più personale che discografico. È stato un processo necessario per me. Ero bloccato all’interno di questa situazione e già essermi messo nella posizione di affrontare questo viaggio è una grandissima soddisfazione. Nel disco non propongo nessuna destinazione, io voglio essere l’astronave, voglio che le persone partano per il loro viaggio, cosa capiranno e cosa devono capire lo decideranno loro.
- In “Prime” ti definisci “poeta per disperazione”: quella disperazione, quel dolore, ancora oggi ti identifica?
Sono contento tu l’abbia notata perché è una rima alla quale tengo. Parto da una citazione del pittore Robert Henri che dice: ‘il punto non è fare arte ma trovarsi in quello stato mentale in cui fare arte è obbligatorio’. Quindi “poeta per disperazione” perché è come se non avessi altra scelta che quella di raccontarmi e di scrivere canzoni, era ed è la mia unica possibilità. Per quanto riguarda la ‘disperazione’ per me è un concetto ancora molto importante, se mi chiedi ‘qual è la cosa che mi ispira di più?’ io ti rispondo ‘la disperazione’. Le mie canzoni più belle le ho scritte quando ero terrorizzato e mi sentivo con l’acqua alla gola. La sensazione di pensare che sia arrivata la mia fine, in realtà, è fondamentale per dare inizio al mio processo creativo.

- In “Ballo da solo” parli del mercato musicale discografico attuale: quale è il tuo personale parere sulla musica di oggi? È stato complesso riuscire a rimanere fedele a te stesso?
Complesso no, perché io so fare solo me stesso. Ho sempre ragionato su logiche artistiche e non per esigenze di mercato.
Parlando in positivo della musica di oggi e del mio genere penso ci sia spazio per tutti. È un po’ finito il mito per cui, per esempio, per andare in radio serve la canzone cantata nel ritornello dalla cantante X. Credo che se sei credibile e se hai fatto un lavoro fico la gente se ne accorge.
- “Questo buio” è stato il singolo di lancio dell’album, un inno alla resilienza e alla forza interiore che si costruisce nei momenti di solitudine. In quel buio non ha mai rischiato di perderti senza possibilità di ritornare?
Sì, però io non ho altre alternative, per me vale la pena il rischio. È per me necessario attraversare quel tipo di processo, attraversarmi e mettermi nelle condizioni in cui ho dubbi e affronto le mie paure. Sì, è un qualcosa che mi spaventa ed è un po’ il tema ricorrente del disco, ovvero l’idea di affrontare quello che ci spaventa senza sapere se effettivamente ce la faremo, ma è necessario farlo.
- Il tuo singolo appena uscito è “Acque profonde”.
Per me questo è un disco che parla di coraggio, ma non quello eroico bensì il coraggio di affrontare tutto quello che spaventa. Mi piaceva utilizzare la metafora delle acque. Nel brano parlo, soprattutto, delle relazioni, perché credo che per conoscere realmente una persona sia necessario anche toccare il suo fondo e farlo con lei, in modo tale che ci possa essere per entrambi la possibilità di risalire.
- Al disco seguirà a ottobre il live: quanta voglia hai di ritrovare il tuo pubblico?
Il tour è l’atto finale di un disco ed è il momento più alto; anche solo a parlarne mi emoziono. Ho in mente un grande show, voglio portare l’immaginario dell’album sul palco, sono sicuro che verrà una cosa figa.
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