Odori e saperi: ciò che rimarrà della nostra civiltà

…E per testimoniare della nostra primitiva civiltà ai posteri alieni, si presume, inscatoleranno l’odore della nostra cultura occidentale più antica in una pozione che, annusata, li riconcilierà con quel che resta del nostro pianeta.
..Dai reperti su pietra rupestre degli antenati alle memorie analogiche scolpite come su pietra di noi contemporanei.

Siamo all’anno zero della speranza oppure all’anno end della nostra civiltà.

Si riesumano i mostri del nostro immaginario, la mummia, il vampiro, lo zombie, per esorcizzare i mostri quotidiani, i terrori più crudeli dei nostri giorni: la precarietà del lavoro che comporta un habitus mentale di ristrettezza di vita propria, le emozioni che rimangono in gola per la paura di non potersele godere più.

Il passato personale è un ricettacolo delle memorie del tempo miglior e che è andato e non sembra più ricorrere sul limine di un orizzonte che ci appare chiuso.

Una sensazione di claustrofobia che quando leggi e ti interroghi guardandoti intorno ti fa chiudere in casa con un cartello sulla porta del tipo “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus*.

A ricordare la scritta finale di In nome della rosa me ne sovviene un altro di paradigma letterario, quello di Gabriel Garcia Marquez nei suoi Cent’anni di solitudine.

Di Josè Arcadio Buendia che dimentica i nomi delle cose e dimentica così i suoi confini identitari, che è costretto a scrivere su cartelli il nome delle cose, prima che questi nomi e le cose stesse gli scompaiano dalla memoria.

Odore di libri.

Sono questi i pensieri a seguito di un articolo su il Venerdì di Repubblica. Vi si parla di saperi e di odori.

Nello specifico, di antichi manoscritti e degli odori che permangono nelle biblioteche che li ospitano: odore di vecchio e di legnoso, di fumoso e di terroso, di vaniglia e cioccolato.ì

Rinunciare alla sensazione di poterli ritrovare è rinunciare alla possibilità di ritrovare le origini del proprio pensiero.

Lo stesso odore, con un afrore in più l’ho ritrovato nelle radio popolari di una volta. L’idea di radio equivale all’odore del vinile, materiale mai morto per godere di un brano di musica.

Quando fai esperienza la fai con tutti i sensi e certi profumi, odori sono capaci di rimetterti a nuovo, stranamente pulendoti la mente proprio nel momento in cui la riempi di ricordi.

L’Institute for Sustainable Heritage della University College di Londra ha elaborato una “ruota degli aromi” come quella dei profumieri, in cui le sensazioni associate ai libri e alle biblioteche vengono convertite in molecole chimiche.

Il professor Matija Strlic, sloveno, e la ricercatrice Cecilia Bembibre, argentina, hanno condotto uno studio sulla percezione personale degli odori del passato, come quello avvertito nelle biblioteche, con l’organo di senso più primitivo che abbiamo, ossia il naso.

E per testimoniare della nostra primitiva civiltà ai posteri alieni, si presume, inscatoleranno l’odore della nostra cultura occidentale più antica in una pozione che, annusata, li riconcilierà con quel che resta del nostro pianeta.

In miniera artica… con cultura.

L’ Arctic World Archive è un’opera umanitaria di preservazione del pensiero della specie umana, a mio parere.

Nelle isole Svalbard, in Norvegia. Lì dove non tramonta mai il sole, ossia l’asse inclinato della terra non permette al sole di scendere mai al di sotto della linea dell’orizzonte.

E’ lo stesso paese dove si conserva, nel deposito sotterraneo chiamato lo Svalbard Global Seed Vault, l’intero patrimonio genetico botanico globale per preservare la biodiversità mondiale.

È nelle isole Svalbard che convergono tutti i manufatti umani che si vogliono preservare dalla distruzione del nostro pianeta.

Per ora solo il Messico e il Brasile hanno inviato, i primi, i documenti antichi degli Inca e gli atti della Costituzione brasiliana, i secondi.

Inoltre l’azienda norvegese, Piql, si è assunta l’incarico di convertire i documenti digitali su una pellicola analogica praticamente indistruttibile, se si pensa che potrà durare dai 500 ai 1000 anni e il backup sarà fatto in modo da non poter essere modificato.

La tecnica utilizzata per rendere particolarmente longeva la vita di conservazione dei documenti va a braccetto con le peculiari condizioni climatiche del luogo scelto, una miniera sotterranea abbandonata, dove la temperatura costante è al di sotto degli 0°C e abbastanza profonda da poter evitare i danni dovuti ad armi nucleari o bombe elettromagnetiche.

Dai reperti su pietra rupestre degli antenati alle memorie analogiche scolpite come su pietra di noi contemporanei.

Fonte
Il VenerdìdiRepubblica, n. 1518
Un-refuso

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