Recensione dello spettacolo “Le Lettere a Theo” di Blas Roca Rey. Al Teatro Brancaccino fino al 23 febbraio

Le Lettere a Theo

LIBERO ADATTAMENTO DI BLAS ROCA REY

AI FLAUTI il maestro LUCIANO TRISTAINO

REGIA

BLAS ROCA REY

PRODUZIONE NUTRIMENTI TERRESTRI

In scena al Teatro Brancaccino, fino al 23 febbraio, lo spettacolo “Le Lettere a Theo” interpretato da Blas Roca Rey, con l’accompagnamento ai flauti del maestro Luciano Tristaino.

L’opera, un ibrido tra un reading e un’interpretazione teatrale, si basa sulle lettere che Vincent van Gogh inviò a suo fratello Theo, durante l’arco della sua vita. Lettere infuocate, piene di passione e al contempo di disperazione.

Vincent van Gogh nasce il 30 marzo del 1853, quattro anni più tardi arriverà suo fratello Theo. Il destino dei due sembra già scritto nei nomi: Vincent avrà il nome di un fratello morto prematuramente mentre Theo una sua identità.

Vincent, infatti, si sentirà per tutta la vita un uomo inadeguato, febbrile, marchiato da una passione che gli divorerà le viscere; la sua arte sarà, anche, la sua perdizione.

Nelle tantissime lettere che egli scriverà al fratello Theo, chiedendogli principalmente soldi per la sua sopravvivenza, lo spettatore avrà modo di conoscere le molteplici sfaccettature dal suo carattere: è un uomo dai gesti “nevrotici” e da pensieri profondissimi sull’arte e sui colori. La miseria è sua compagna di vita; Vincent riesce a rinunciare al cibo per comprare le tele e i colori giusti per i suoi dipinti.

Dipinge in modo febbrile, implora Theo di vendere le sue opere, le quali, tuttavia, non vengono apprezzate dagli estimatori.

“Voglio che le mie opere dimostrino cosa c’è nel cuore di questo nessuno.”

Spera Vincent che il tempo darà pace alla sua arte e che il pubblico e il suo stesso fratello possano comprendere la bellezza delle sue opere.

La follia è sempre più vicina e si manifesta alla gente con un orecchio reciso da un rasoio.

Vincent viene interdetto in manicomio per poi tornarci nuovamente e liberamente.

Sul palcoscenico Blas Roca Rey commuove il pubblico, rende onore alla vita di uno dei pittori più geniali al mondo. La musica enfatizza le sue parole e le sue mani plasmano la bellezza di una vita, all’apparenza, non realizzata.

“Io ho natura, arte e poesia e se questo non è abbastanza, cos’è abbastanza?”

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