Solitudine dell’anima. Solitudine intorno. Solitudine, scelta non scelta

C’è una solitudine che ti culla, facendoti compagnia e c’è una solitudine che raschia, che stride e ti fa errare senza pace.

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La solitudine è una condizione umana. Se non vuoi che ti faccia del male, devi nutrirla con compagnie amorose, che siano altre solitudini per fare anima insieme.

Le pagine dei giornali e dei social sono piene di storie di solitudini il cui viaggio è terminato nella morte per suicidio. Quelle che colpiscono di più riguardano giovani, ragazzi e ragazze. In esse colpiscono le insufficienti ragioni di vita che danno partita vinta alla morte.

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Il saggio La tentazione estrema (1998, Pratiche ed. originale) di Xavier Pommereau, uno psichiatra francese che lavora sul recupero dei suicidi mancati presso il centro Abadie di Bordeaux, è un tentativo di sondare le ragioni non solo psichiche di un suicida, ma soprattutto quelle di disagio sociale.

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Il medico afferma che: <<nel tentare il suicidio, il giovane compie per lo più un atto di vita, nel senso di non voler esserci per esserci nuovamente, sparire per rinascere>>.solitudine

La solitudine di Elisa, Francesca, Giovanni, e altri,  ragazzi e ragazze che si uccidono a scuola, a casa, nelle nostre città, hanno scelto di non aspettare il prossimo traghettatore che avrebbe loro consentito di alleggerire il morso di un amore finito, di un disagio pesante.

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La tenerezza di un braccio intorno al collo, un pensierino di amore eterno, che non ci sarebbero stati nel trascorso delle loro vite, erano mancanze troppo abissali per far loro superare il vuoto di una vita.solitudine

E’ vero, si può morire di mal d’amore, di amore finito, di qualche forma di amore o di nessun amore affatto. E ci sono molti modi. Ma ce ne sono altrettanti per non morire o per non cadere nel cinismo.

Magari Elisa non si è data una scelta alternativa: darsi tempo per superare il vuoto e riaffiorare dal pozzo. In quel pozzo era completamente sola.

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È la barriera affettiva intorno che fa acqua, la mancanza di attenzione, di ascolto, di dialogo, quando la propria vita diventa un luogo dove non circola l’affetto, la parola, in cui non si è sicuri di poter affrontare i nodi, <<ecco che i nodi finiscono per diventare il cappio>>.

Anche la solitudine di Chiara, per cui lei ha deciso che non c’era più tempo per aspettare di trovare buone ragioni di vita.solitudine

Sentirsi brutte è una condizione mentale che ti porta ad abbracciare sentieri solitari, per non essere ferite, impedendoti anche di sentire l’amore che qualcuno, a volte, vuole dispensarti e non sa come fare.

Ma la bruttezza e il suo contrario sono nello sguardo di chi ti guarda. Chi non riesce a vedere al di là di una fattezza fisica, significa semplicemente che è cieco, non della cecità degli occhi, ma di una cecità peggiore che è quella dello sguardo e dell’attenzione.

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Quante Chiara si sono richiuse, forse, su questo sguardo cieco, a loro volta non vedendo altri sguardi su di sé.

Questo tipo di storie di solitudini suicide nascono in un ambiente esterno che non si è costituito come barriera di protezione per permettere ai singoli ragazze/i di valicare gli intoppi tipici di un’esistenza.

Così chi decide di fare il salto non <<ha più luogo, né identità, né significato ed ogni passaggio verso l’essere adulto diventa invalicabile>>.

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