Un percorso espositivo attraversa il tempo con l’arte e la scienza: “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”

Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi © Rodolfo Giuliani Fotoreporter (6)

La mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, presente dal 4 febbraio al 28 maggio 2023 al Centro Arti e Scienze Golinelli di Bologna, ha un insolito intreccio tra arte e scienza.

L’esposizione ripercorre la storia dell’uomo verso la conoscenza mosso con incertezza tra il passato, il presente e la possibilità di un futuro.

Appaiono nel progetto espositivo reperti delle collezioni museali dell’Ateneo bolognese, opere tecnico-scientifiche, oggetti provenienti dall’agenzia Spaziale Europea e quadri di Bartolomeo Passarotti, Giacomo Balla, Mattia Moreni e Nicola Samorì.

Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi © Rodolfo Giuliani Fotoreporter (5)
Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi © Rodolfo Giuliani Fotoreporter

L’avvio dell’esposizione, che sembra essere la quinta di un teatro che immerge il pubblico in un campo di battaglia, è il “Campo dei Miracoli” di Nicola Samorì, in cui il labile confine tra la vita e la morte diventa materico, innescando un legame fondamentale tra uomo e natura. Il preludio di una mostra che porta lo spettatore a muoversi nelle varie direzioni in base a un criterio di libero arbitrio, orientato da un nuovo alfabeto”, composto da inediti glifi, nulla vuole essere prestabilito. Ciononostante la visione appare unitaria verso uno spazio tempo che parte dal passato, con la figura del visionario scienziato Ulisse Aldovrandi, ma va oltre verso una proiezione futuribile.

Lo scenario presente è fluido, interattivo, come i lunghi steli in legno simmetrici che possono essere attraversati dal visitatore fino ad arrivare al centro: un enorme buco bianco, dove campeggia la “Vierge Noir” di Nicola Samorì. Un corpo contorto, amorfo ermetico, senza volto nella perenne rottura degli equilibri per il progresso umano. Il motivo di questa instabilità è spiegato dall’architetto Simone Gheduzzi “dare forma al tempo”.

Nel percorso espositivo le incertezze dell’arte entrano in contatto con le scoperte della scienza e con le nuove frontiere della neurofisiologia.

Con “Hibernautilus”, un exhibit interattivo in cui si indagano gli ostacoli maggiori dei viaggi interplanetari, entriamo in una simulazione che riproduce cosa succederebbe al nostro corpo durante un viaggio spaziale. Andare oltre il nostro globo, percepire nuove sensazioni e annusare i luoghi multiplanetari dello spazio attraverso il percorso olfattivo realizzato da Maria Giulia Andretta, Simone Gheduzzi e Laura Favaretto rientrati dall’ISS (Stazione Spaziale Internazionale).

La suggestione degli odori dai toni legnosi e ambrati, le opere d’arte, gli exhibit e i reperti conducono a un viaggio fisico, polisensoriale immersi in una scoperta senza tempo.

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