“Architetture inabitabili” alla Centrale Montemartini dal 24 gennaio al 5 maggio 2024

Architetture inabitabili

Cosa hanno in comune il Gazometro di Roma, il Memoriale Brion, il Campanile semisommerso di Curon, il Lingotto di Torino, il Cretto di Gibellina, gli Ex Seccatoi di Città di Castello, i Palmenti di Pietragalla e la Torre Branca? Sono 8 esempi di architetture inabitabili.

Percorrono da Nord al centro, fino al profondo Sud, la nostra penisola e si presentano supponenti, piene di fascino ma senza una funzione essenziale. Da luoghi ideali a monumenti utopici, scelti per essere simbolo come spiega Chiara Sbarigia, curatrice della mostra “Architetture inabitabili” alla Centrale Montemartini dal 24 gennaio al 5 maggio 2024.

Architetture inabitali
Architetture inabitabili

Il primo esempio a cui ha pensato la curatrice, per realizzare la mostra, è stato la Tomba Brion, un complesso architettonico ad Altivole, in provincia di Treviso, realizzato da Carlo Scarpa, concepito come luogo di sepoltura per la famiglia Brion. Un complesso funebre, visitato nell’infanzia con la famiglia, un ricordo, una storia personale perché la mostra vuole mescolare esperienza personale a quella professionale. Non solo archivi e memorie storiche ma anche foto inedite: quelle dei due artisti Francesco Jodice e Silvia Camporesi.

Un totale di circa 150 immagini e filmati di grandi autori italiani e internazionali (Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora, Gianni Leone Mark Power, Sekiya Masaaki, Steve McCurry e molti altri).

Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà, ideata dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia e curata da lei stessa con Dario dalla Lana, servizi museali di Zètema Progetto Cultura. Visitabile dal 24 gennaio al 5 maggio all’interno della Centrale Montemartini in via Ostiense.

Architetture inabitabili

Una struttura che può essere a sua volta intesa come architettura inabitabile, risalente al 1912 ed ideata per essere il primo impianto di produzione elettrica municipale. Sorge accanto a uno dei simboli romani, raffigurati nelle foto in mostra: il Gazometro. Costruito dalla società genovese Ansaldo tra il 1935 – 1937, è una struttura ferrea robusta, dai contorni netti, riconoscibile grazie ai molti film e serie tv che lo rappresentano. Un cilindro in acciaio, sullo sfondo di una foto in bianco e nero, Monte dei Cocci, 1960, la foto è di Paolo di Paolo, il soggetto, oltre la veduta di Roma Ostiense, è Pier Paolo Pasolini, assorto nei suoi pensieri sul popolo romano.

“I ragazzi che nelle prime ore del pomeriggio scavalcano il muretto e scendono sulla scarpata, vengono da Piazza Testaccio, lungo una delle larghe vie cimiteriali perpendicolari alla piazza. Non insieme, o in ordine, se partono uniti, in quei cento metri di strada trovano mille occasioni per dividersi, disperdersi.”

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