“Dune”: il deserto può avere anche un potere soporifero, vero Villeneuve?

“Dune” di Denis Villeneuve racconta dell’incontro tra la personificazione del “Messia” ed una minoranza etnica sottomessa.
In un universo medievale e post apocalittico “Dune” racconta dell’incontro tra la personificazione del “Messia” ed una minoranza etnica sottomessa.
Frank Herbert pubblica il libro cult “Dune” nel 1965 e Denis Villeneuve lo mette in scena mixando filosofia, religione, geometria e stregoneria.
L’imperatore è il perno dell’intero universo. Attorno ad esso ruotano diverse famiglie nobili, ognuna delle quali domina su un determinato pianeta. La spezia è il motore del mondo: una polvere “magica” molto potente, fulcro del commercio intergalattico. Saltuariamente l’imperatore decide di affidare “l’appalto” di estrazione ed esportazione della spezia ad una casata nobiliare piuttosto che ad un’altra. Così facendo sposta i precari equilibri tra i suoi “feudatari”. Uniche vittime perenni di questi giochi di potere sono i Fremen: abitanti autoctoni del pianeta Arrakis che è il pianeta sul quale si trova la spezia. Questo popolo vive nascosto nel deserto e sopravvive da millenni all’assenza di acqua e alla presenza di mega vermi voraci che scorrono sotto le dune di sabbia.
Gli Harkonnen sono gli storici conquistadores di Arrakis ma ad un certo punto l’imperatore revoca la gestione del commercio della spezia ai baroni ed affida tutto al ducato degli Atreides.
Il duca Leto Atreides (Oscar Isaac) si trasferisce quindi su Arrakis con il suo esercito e la sua famiglia. La sua concubina è anche la duchessa e sua compagna di vita (Rebecca Ferguson). Lady Jessica Atreides è membro di una setta magico-religiosa che cerca, tramite l’incrocio di sangue tra esseri umani speciali, di dar vita al nuovo “salvatore”. Dall’amore di Leto e Jessica nasce Paul (Timothée Chalament).
L’erede al trono, iniziato sia all’arte della guerra sia a quella psicologica trasmessagli dalla madre, sembra essere proprio il prescelto, colui che anima le leggende e le speranze di tutti.
Purtroppo quella che sembrava essere un’enorme opportunità di crescita per gli Atreides si scopre essere una trappola mortale, frutto di un’astuta mossa politica. L’imperatore infatti, con l’aiuto degli Harkonnen, riesce a sterminare in una sola notte la casata degli Atreides, rei di essere riusciti a conquistare il favore di molte altre famiglie nobili.
Per fortuna Lady Jessica e Paul riescono a salvarsi, a sopravvivere nel deserto e a chiedere asilo ai Fremen. Il resto lo scopriremo nel prossimo capitolo della saga.
Dune è troppo lungo, troppo lento. Nei primi 40 minuti è davvero complesso per i neofiti districarsi tra nomi e ruoli dell’universo di Herbert. Le musiche di Hans Zimmer trasmettono pathos mitologico misto ad ansia.
È chiaro che i fan del libro “Dune” siano entusiasti della trasposizione cinematografica, la seconda tra l’altro. Ed è ugualmente chiaro che Herbert ha immaginato nel 1965 un mondo fantascientifico che resta strabiliante e attuale nel 2021. Quello che però dobbiamo chiederci è: per chi, come me, ha visto il film ignaro dello storico che porta con sé, Dune è stato un film così entusiasmante? Dopo il successo riscontrato alla presentazione al Festival di Venezia sicuramente le aspettative erano alte. Sono probabilmente state tradite quelle dei neofiti che hanno visto l’ennesima storia di un ignaro prescelto che deve, in poche parole, salvare il mondo da un oppressore.
Questa pellicola è sembrata un lunghissimo prologo dell’intreccio vero e proprio. Sospendiamo quindi il giudizio finale su questo grande cult fino all’uscita del secondo capitolo.