Avere una famiglia “normale”? “È solo la fine del mondo”

Se per i Maya la fine del mondo sarebbe dovuta arrivare nel 2012, per Xavier Dolan la fine del mondo arriva quando il punto di riferimento di una famiglia scompare.

Louis (Gaspard Ulliel), 34 anni, scrittore di successo, manca da casa da 12 anni e decide di farvi ritorno per partecipare al pranzo rivelatore. Gli mancano poche settimane di vita e decide di comunicarlo alla sua famiglia. Ha un fratello un po’ “incazzoso” (Vincent Cassel), una cognata schietta e delicata (Marion Cotillard), una sorella quasi sconosciuta (Léa Seydoux) e una madre molto eccentrica (Nathalie Baye).

Il film “È solo la fine del mondo” espressamente non dice nulla. Dolan lascia che tutto accada in un universo a tratti implicito e sicuramente silenzioso. Non si sa perché Louis abbia lasciato la sua casa 12 anni prima. Per la morte del padre? Per la sua omosessualità? Per andare alla ricerca della fama e della gloria? Per scappare da una vita familiare strana ed asfissiante? Queste le mie ipotesi ma non saprei dirvi qual è quella più probabile. E nessuno di noi a fine film sa se e quanto i membri della famiglia abbiano capito che il motivo di quella visita inaspettata è l’imminente dipartita di Louis.

Momento veramente speciale della pellicola è quello tra mamma e figlio. La scusa di fumare di nascosto una sigaretta consente a Martine di snocciolare dritte e previsioni a Louis che ci aiutano a conoscerlo meglio. Per un attimo durante il loro bellissimo dialogo ritorna davvero bambino. Riusciamo ad immaginarlo mentre segue la madre tenendola per mano. Successivamente Louis è completamente nudo ai nostri occhi. Non solo grazie ai suoi ricordi d’infanzia ma anche grazie al modo in cui il fratello Antoine gli parla mentre sono in auto.

In un modo veramente ermetico ed originale il protagonista, prima di morire, ripercorre tutta la sua vita e rispolvera emozioni passate e ricordi.

La fine che Dolan mette in scena è la “fine” di una famiglia. Tutti i suoi membri hanno vissuto all’ombra del ricordo del fratello minore, in perenne attesa-timore-speranza del suo ritorno al nido. Nel momento in cui il ritorno di Louis non rappresenta un nuovo inizio ma un addio, lo smarrimento pervade sia gli altri membri della famiglia sia lo spettatore che non riesce ad immaginarseli senza la presenza-assenza di Louis. Dopo la sua morte che cosa faranno? Personalmente li ho immaginati sempre più disorientati ed isterici al limite della follia. E quest’immagine continua a strapparmi un sorriso.

Federica de Marino

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