Intervista a Nyv, finalista dell’ultima edizione di Amici. “Per me questo disco è come riavvolgere la mia vita”.

Nyv

“Low Profile” (Sugar) è il  primo progetto discografico di inediti di NYV, finalista dell’ultima edizione di Amici.

Dieci canzoni, dieci spicchi di anima di NYV, che rappresentano la sua sensibilità, la sua forza e la sua fragilità: dieci sfumature del suo talento, prodotte da ZEF (Ghali, Guè Pequeno a Fabri Fibra) Fausto Cogliati (Fedez, Club Dogo) e Federico Nardelli (Ligabue, Gazzelle) in collaborazione con Giordano Colombo.  

Cantautrice poliedrica, dotata di un istinto naturale verso la musica e di una voce intensa e dal timbro riconoscibile NYV scrive in tre lingue diverse: italiano, inglese e francese. Polistrumentista autodidatta suona: pianoforte, chitarra e ukulele e la beat box. 

NYV, nome d’arte di Mirella Nyvinne Pinternagel, ha 23 anni. Nata nel 1997 in Lussemburgo, vive a Cormano, in provincia di Milano. La cantautrice ha concorso nella sezione Giovani al Festival di Sanremo del 2018 e ha partecipato come finalista all’ultima edizione di “Amici”.  

  • Buonasera Nyv. È appena stato pubblicato il tuo primo disco “Low Profile”. Che emozione si prova ad avere in mano questo “sogno” realizzato?

Credo che non sia possibile descriverla a parole.

Dentro questo disco ci sono canzoni che rappresentano momenti importanti della mia vita ed essere riuscita a racchiuderli  in “Low Profile” per me rappresenta la chiusura definitiva di un grande capitolo. Allo stesso tempo, una delle tante magie della musica, è che ti dona la possibilità di riprovare ogni singola emozione attraverso l’ascolto e questo mi rende capace di tornare indietro nel tempo. E’ una specie di remind emotivo figlio di crescita e consapevolezza, dolore e forza, amore e coraggio.

Insomma, se è vero che diventiamo quello che siamo grazie al nostro vissuto, io ringrazio il mio passato per avermi regalato questo disco perché per me questo disco è come riavvolgere la mia vita.

  • Tu scrivi in tre lingue diverse: inglese, francese e italiano. Come avviene l’atto di creazione di un brano e il conseguente componimento in una delle tre lingue?

Ogni brano nasce con l’improvvisazione, seguo l’istinto.

Metto le mani su uno strumento ed a seconda del mio stato d’animo, inizio a canticchiare delle melodie che sento chiaramente nella mia testa.

La melodia si trasforma in una sequenza di parole che rispecchiano il mio stato d’animo, ma ancora di più, definiscono il futuro testo della canzone, mentre la lingua è spontanea, non la decido perché mi fido ciecamente dell’improvvisazione.

Certe cose credo che non si possano decidere.

  • Sei una polistrumentista autodidatta: suoni, tra i tanti strumenti, il pianoforte, la chitarra, l’ukulele e la beat box. Come è avvenuto il tuo avvicinamento alla musica e quali sono gli artisti che apprezzi?

Da bambina mi sono immediatamente avvicinata al pianoforte.

Lo vedevo come un amico con cui raccontarmi e sopratutto come uno strumento che mi permetteva di scavare dentro di me.

Ricordo che già da piccola avevo un folle interesse per le sensazioni dettate dai rumori, immagini, dettagli, emozioni. Avevo questo continuo bisogno di “testarmi” emotivamente e lo facevo attraverso la musica. Cercavo di ritrovare grazie alle note le mie emozioni, sperimentavo in tutti i modi dai cambi di tonalità ai salti d’ottava, cambiando strumento e poi usando la voce. Volevo a tutti costi riviverle e poi “imprigionarle” li, dentro una sequenza di accordi con le sue tensioni e le mie sfumature.

Non ho mai studiato musica, ho sempre suonato ad orecchio, mi sono sempre affidata alla mia ricerca emotiva/musicale.

Solo dopo il periodo delle medie mi sono resa conto che avevo finalmente la capacità di sentire nella pancia le emozioni che volevo ogni volta che suonavo. Non avevo più filtri, un pò come l’adolescenza. Ora mi scoppia dentro. Per questo la musica è diventata subito mia amica, complice, compagna. Perché è’ “tutto ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio”. Con lei tutto è concesso, condivisibile con chiunque anche se totalmente intima. E’ tutta la mia verità.

Apprezzo tutti gli artisti sinceri che attraverso la musica vogliono parlare alle persone abbattendo le mode, il successo, i compromessi. Apprezzo tutti quelli che non cambiano su richiesta ma che ricercano per passione. La musica è un linguaggio! permette a tutte le persone di unirsi, di capirsi, ma soprattutto di mettersi in ascolto.

Non può essere sottovalutata.

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  • Tra i 10 brani di cui è composto album vi è “Blues d’alcool”. Il singolo ha un testo maturo e sofferente. Hai dichiarato in merito alla canzone: “Ho visto da molto vicino la cattiveria dell’alcool verso le persone e per questo motivo ho scelto di difenderle, perché sono vittime di una sofferenza più grande di loro stesse.” Come riuscire ad aiutare chi non è più padrone delle proprie azioni e aiutare noi stessi a non farci del male?

Evitare il pregiudizio difronte alle difficoltà di altre persone credo che sia la prima forma di aiuto e di rispetto che si possa dare. Detto ciò, non ho comunque la risposta in tasca perché è un tema giustamente troppo delicato e complicato.

A mio parere però, con la giusta empatia e calandosi sempre più spesso nei panni dell’altro risulta comunque più facile intervenire come supporto. Le persone tendono a farsi del male, sono attratte dal dolore. Ma perché il dolore di un’altro deve generare giudizio e cattiveria? Perché il dolore di un’altro non può semplicemente metterci nella condizione di comprendere e di aiutare? Vedo troppo spesso gente che punta il dito e fa male non sentirsi capiti, sentirsi sbagliati.

  • “Padre” è un brano struggente e autobiografico, che parla di un padre assente ma è anche un anelito d’amore. La mancanza quanto ha condizionato la tua vita?

Si può convivere con le mancanze ma non ci si abitua mai alle assenze.

Ha condizionato molto la mia crescita ma mi ha dato la possibilità di rendermi conto che i genitori sono a loro volta persone e le persone spesso creano sofferenza. Nonostante questo mia madre mi ha insegnato che genitori vanno amati e rispettati sempre, anche se assenti.

Ci ho messo molto a capirlo, ma adesso so che nel profondo è l’insegnamento più giusto.

  • “Personne” ci racconta un tema molto delicato, di chi non sente di essere nato nel corpo giusto e dovrebbe essere considerato solo una “persona” senza alcun giudizio. Quanto credi, Nyv, che la società abbia compreso l’importanza dell’accettazione dell’altro? Cosa può fare l’arte per accelerare questa accettazione?

L’arte in ogni sua forma, secondo me è un linguaggio e non solo, è anche la chiave delle sensibilità di ogni persona e proprio per questo può essere considerata come acceleratore nel diffondere messaggi. E’ l’unica in grado di parlare in modo diretto al cuore della gente.

Io… credo che purtroppo la società sia ancora troppo indietro ma lentamente stia migliorando.

  • Ultima canzone del disco è “Io ti penso” che hai presentato a Sanremo Giovani 2018. Hai dichiarato in merito al singolo: “E’ uno sfogo che decido di proteggere e tenere riservato. Così lascio una libera interpretazione del testo”. È un album in cui il tuo vissuto e i tuoi pensieri sono visibili e chiari. Quale parte di te preferisci che, invece, rimanga nascosta?

Se rispondo a questa domanda poi non sarà più nascosta:).

  • Sei giunta finalista all’ultima edizione di Amici. Quanto è diversa la Nyv che è entrata nella scuola di Amici con la Nyv di ora?

Ho fatto un lungo percorso di consapevolezza artistica ed umana. Ho potuto comprendere molte cose di me!

I riflettori ti mettono nella condizione di dover dare sempre tutto al cento per cento e questo è un modo “drastico” di conoscersi, perché ti mette ripetutamente difronte ai tuoi limiti ed in un modo o nell’altro devi affrontarli. Del resto però i limiti sono un pò come i contorni.., ed i contorni, se visti da un’altra prospettiva, sono in grado di dare un’immagine chiara di quello che si è.

Posso dire di essermi capita.

  • Tu puoi essere definita “cittadina del mondo”. Sei, infatti, nata a Lussemburgo, vivi in Italia ma hai origine tedesche e marocchine. Hai mai vissuto per esperienza diretta o indiretta fenomeni di emarginazione e diffidenza?

Assolutamente sì e forse è proprio per questo che tra i miei valori la giustizia ed il rispetto vibrano così tanto.

“Se etichettiamo le persone come dei problemi, non andremo più da nessuna parte” _Tre Sillabe.

  • Una famiglia numerosa la tua: hai infatti sette fratelli. Sei vissuta con tutti loro?

In realtà sono cresciuta con mia madre e mia sorella e devo dire che mi ritengo fortunata perché oltre ad essere le persone più belle del mondo, mi hanno sempre sostenuta.

  • Cosa ti auguri per il tuo futuro?

Un percorso ricco di musica e chissà, magari un giorno l’opportunità di aprire un’etichetta discografica che avrà l’unica esigenza di promuovere artisti facendo MUSICA, quella sincera che parla alle persone, non quella legata al contante.

 

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