La tecnologia ci ha elevato a leoni da tastiera? Il caso di Sara Dossena, campionessa italiana.

Nascosti dietro profili falsi, sfruttando l’anonimato, insultano e criticano: sono i leoni da tastiera.

Sicuramente quando i computer, poi Internet, poi gli smartphone, hanno fatto il loro invadente ingresso nelle nostre vite, nessuno si sarebbe aspettato che “l’opportunità di connettere tutti” ci avrebbe fatto capire che forse, di quei “tutti” faremmo molto meglio a meno. Per quanto permettere a tutti di esprimersi e di offrire la loro opinione, di connettersi e condividere contenuti, possa essere un’espressione di un ottimo esempio di democrazia, l’altra faccia della medaglia è che siamo venuti a conoscenza anche delle più tristi, repellenti sfaccettature della nostra umanità. Tramite i commenti a cui molti di noi si lasciano andare sui social media, emergono sentimenti di odio, invidia, rabbia. Emerge che siamo, in molti casi, persone arrabbiate e frustrate e il nostro sfogo deve ricadere inevitabilmente sugli altri. Ma farlo online è molto più semplice: scrivi una frase, la abbandoni lì, dopo stai già facendo un’altra cosa. Non devi spiegare a nessuno, non devi discuterne, non devi confrontarti con l’altra persona. Siete solo tu e il tuo bisogno di sfogarti.

Tutti possono essere criticati, ma non tutti sanno reagire

Si, i leoni da tastiera sanno che qualcuno da un’altra parte leggerà quei commenti, lo sanno perché è questo che li fa sentire appagati: far soffrire qualcuno. Non solo, magari qualcuno rincarerà la dose rispondendo ai loro commenti, metterà un preziosissimo like, facendoli sentire apprezzati.

Ennesima vittima di questa deriva sociale è Sara Dossena, campionessa italiana dei diecimila in pista e su strada, ma anche campionessa italiana di duathlon (Sprint e Classico) e triatleta. Sara pubblica una foto di se stessa davanti ad uno specchio, in palestra, e piovono commenti crudeli sul suo aspetto fisico. Sara è troppo magra, per l’utente medio dei social media, e questo basta affinché le piovano addosso insulti e cattiverie. Fa quasi sorridere pensare che anche un’atleta pluripremiata possa essere un bersaglio. Certo, Sara Dossena non è una ragazzina, classe 1984, ha saputo rispondere alle critiche con un post spiegando il suo pensiero e chiarendo che lei accetta le critiche purché queste siano costruttive. Ma non siamo tutti Sara, a volte quegli insulti possono avere risvolti ben più gravi.

La storia di D., quando insoddisfazione e solitudine si trasformano in rabbia

“A volte lo fai perché pensi sia divertente”

Spiega D., ragazzo di 27 anni che nella vita lavora in un call center, nel resto del tempo si dedica alle serie televisive, qualche videogioco, e pochi amici con cui uscire nei week end liberi.

“Altre volte lo fai perché sei arrabbiato, torni a casa che hai avuto una giornata terribile, apri Instagram e vedi qualcosa che ti fa innervosire ancora di più. Non dico solo una brutta notizia, ma anche vedere qualche personaggio famoso in vacanza, ti chiedi perché loro abbiano una vita migliore della tua e senti che non devono passarla liscia”.

Ovviamente D. non è uno di quei leoni da tastiera che attaccano le persone comuni perché, conclude, “generalmente me la prendo con chi è stato più fortunato di me”.

Benedetta Manca

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