“Le troiane” di Andrea Chiodi: recensione del dramma di Euripide

TROIANE_photo©MasiarPasquali

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È stato rappresentato al Teatro Quirino lo spettacolo “Le troiane” con la regia di Andrea Chiodi. Quest’ultimo si è avvalso della collaborazione con la drammaturga Angela Demattè.

La pièce mette in scena la tragedia di Euripide rappresentata per la prima volta nel 415 a.c. durante la guerra del Peloponneso.

Ambientata a Troia, a seguito alla sua caduta, simboleggia gli ultimi istante delle donne troiane da “libere” prima di divenire schiave dei vincitori, ovvero dei greci.

Lo spazio del Teatro Quirino diviene una stanza in cui le donne attendono apparentemente inermi il proprio destino. Ognuna di loro sarà assegnata a un uomo: Ecuba (Elisabetta Pozzi), moglie di Menelao e regina di Troia, diverrà schiava di Odisseo. La donna ha perso tutto in guerra e piange la sua disfatta, elogiando un passato di gloria e onori.

Cassandra (Federica Fracassi), figlia di Ecuba e vergine sacra, sarà schiava di Agamennone: la fanciulla predice disgrazie per lei e il suo nuovo padrone una volta giunti in Grecia.

Andromeda (Francesca Porrini), moglie di Ettore, diverrà schiava di Neottolemo, figlio di Achille: la donna subisce tra le sorti peggiori giacché il figlio, nato dall’unione con l’eroe spartano, verrà fatto precipitare dalle mura di Troia.

Taltibio (Graziano Piazza), messaggero degli Achei e unico uomo sulla scena, rappresenta il filo di unione tra schiave e padroni, un Caronte infernale a cui spetta il compito di accompagnare le donne al proprio destino.

TROIANE_photo©MasiarPasquali
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Apparentemente annichilite e vinte le donne troiane conservano il coraggio e la forza di immaginare la rivalsa e il riscatto, pur consapevoli della sorte avversa.

Infine c’è Elena (Alessia Spinelli), sulla scena con un pc e uno smartphone, incurante di ciò che ha causato; apparentemente disinteressata si mostra ambigua nel suo discolparsi.

Lo spettacolo cerca il connubio perfetto tra antico e moderno ma le parole di Euripide mal si adattano alle scelte registiche le quali distraggono lo spettatore e non gli consentono di apprezzare il dramma.

La contaminazione non è, purtroppo, ottimale: l’opera diviene caotica e poco chiara. I dubbi sulla messinscena sono molti e le risposte, purtroppo, poche (tra queste risulta in positivo l’interpretazione attoriale).

 

Scene Matteo Patrucco
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Cesare Agoni
Musiche Daniele D’Angelo

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