“Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo al Teatro Parioli: la recensione

Non è vero ma ci credo

In scena fino al 10 aprile 2022 al Teatro Parioli lo spettacolo “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo con la regia di Leo Muscato.

“Ho mosso i primi passi nel mondo del teatro quando avevo poco più di vent’anni. Mi ero trasferito a Roma per fare l’Università e non sapevo ancora nulla di questo mestiere. Mi presentai a un provino con Luigi De Filippo e lui mi prese a bottega nella sua compagnia. Mi insegnò letteralmente a stare in palcoscenico, dandomi l’opportunità di vivere la straordinaria avventura delle vecchie tournée da 200 repliche l’anno.  Rimasi con lui per due stagioni; poi mi trasferii a Milano per studiare regia. Ci siamo rivisti ventidue anni dopo, pochi mesi prima che morisse. Mi chiese di pensare a un progetto da fare insieme. Ne pensai mille, ma non abbiamo avuto il tempo di realizzarne uno. Ereditando la direzione artistica della sua compagnia, ho deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ho fatto con lui, Non è vero ma ci credo” dichiara il regista Leo Muscato

Non è vero ma ci credo

La storica compagnia di De Filippo ritorna sulla scena insieme a Enzo De Caro in occasione dei 4 anni dalla scomparsa del commediografo, attore e comico italiano.

“Non è vero ma ci credo”, scritta nel 1942, tratta il tema della superstizione ritraendo, attraverso il personaggio principale, il commendatore Gervasio Savastano, una maschera della commedia d’arte, una raffigurazione dal gusto tipicamente napoletano.

L’opera nella nuova messa in scena ha un sapore più contemporaneo pur suscitando nello spettatore una lirica nostalgia di altri tempi in cui le piccole bizzarrie davano vita a benevoli sorrisi.

L’imprenditore Gervasio Savastano vive nell’incubo perenne della iettatura e tutta la sua esistenza dipende dalla scaramanzia tanto da influenzare totalmente la vita della sua famiglia e dei suoi impiegati  e da licenziare un dipendente, Malvurio, perché convinto che porti sfortuna.

“Nella speranza di salvare questa azienda da sicuro fallimento io vi devo licenziare.”

Gervasio segue e fa seguire a tutti i dipendenti “Il regolamento”, un manuale di regole e comportamenti da tenere per impedire che la fortuna lo abbandoni.

“La superstizione è una scienza esatta”

Il protagonista crede così tanto alla scaramanzia da impedire alla moglie Teresa di uscire di casa e alla figlia Rosina di frequentare il ragazzo che le piace.

La storia diviene ancora più assurda quando in ufficio per sostituire Malvurio arriva Sammaria, un giovane gobbo.

Il gobbo nella cultura napoletana è portatore di ricchezza, prosperità e buona fortuna.

Gervasio non può lasciarsi sfuggire Sammaria e per convincerlo a restare gli offre non solo il denaro ma, infine, anche la mano della figlia Rosina.

La superstizione rende Gervasio un fantoccio di se stesso nelle mani della pura scaramanzia.

“Non è vero ma ci credo” è una commedia divertente, piacevole e dal gusto puramente italiano: solo nel Bel Paese l’opera può acquistare significato e connotazione.

La risate tra il pubblico in sala evidenziano la buona riuscita della pièce. Tra gatti neri, gobbe, iettature e venerdì mai pronunciati gli interpreti dimostrano grandi capacità attoriali, sostenendo la messinscena con levità.

Non è vero ma ci credo
Non è vero ma ci credo

 

Scene Luigi Ferrigno

Costumi Chicca Ruocco

Disegno luci Pietro Sperduti

e con Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone.

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