Intervista all’attore Camillo Marcello Ciorciaro: un immenso amore per l’arte in ogni sua forma

Camillo Marcello Ciorciaro è un attore promettente, con una carriera proficua nel teatro, nella televisione e nel cinema. Il 13 maggio sarà a Roma con lo spettacolo “Lectura Dantis, parole e musica di un viaggio Divino”, mentre il 18 maggio con il “Mercante di Venezia”.

Ho avuto il piacere di intervistarlo.

• Grazie Camillo per questa intervista. Inizio con il chiederti: l’amore per la recitazione come nasce? È una passione coltivata fin da bambino?

No, è nata molto più tardi. Dopo il liceo. Ma prima di raccontarti il come o il perché, vorrei ringraziare io te per questo incontro.
Dunque, l’amore per la recitazione… in realtà credo me l’abbia trasmesso mio padre.
Dopo qualche mese dalla sua scomparsa, parlando con un suo amico di infanzia, ho scoperto che da giovane, pur occupandosi di altro, anche lui aveva una certa passione per questo genere di attività e così, a distanza di tempo, ho iniziato a credere che questa sua antica passione sia passata a me e abbia effettivamente permesso a questa mia meravigliosa necessità di nascere e prendere forma. Angelo, questo il nome di mio padre, ha poi fatto tutt’altro nella vita, ma nonostante il suo lavoro in ufficio, non ha mai perso occasione per scrivere storielle e poesie da dedicare a mia madre e/o ai suoi amici. Ricordo che ogni volta che si festeggiava un compleanno di un familiare o quello di uno degli amici dei miei genitori, io ero lì ad aspettare con trepidazione il momento in cui mio padre avrebbe recitato e dedicato al festeggiato di turno le sue parole. Ecco, il seme di questa mia passione deve essere stato piantato proprio in uno di quei momenti. Da quelle serate poi è passato più di qualche anno prima che iniziassi a pensare seriamente alla recitazione e così, dopo essermi lasciato il liceo alle spalle, decisi di salutare la mia città (Potenza) e andare a studiare giurisprudenza a Bologna. Fu proprio lì, in quel periodo e in quella città, che mi accorsi di quanto quel seme era cresciuto e diventato un qualcosa di cui dovevo iniziare necessariamente a prendermi cura. Dopo soli 7 mesi decisi così di salutare la città “dotta, rossa e grassa” e partii per Roma alla ricerca di una buona Accademia dove iniziare finalmente a recitare. Da quel giorno, nonostante tutte le difficoltà, il mio amore non ha fatto che crescere ed oggi è più vivo che mai.

• Ho visto che le tue esperienze non sono solo teatrali ma anche cinematografiche e televisive. Hai una preferenza? Oppure l’emozione è la stessa?

Ti potrà sembrare strano, ma non so risponderti con sicurezza. Almeno non so farlo alla prima domanda. La verità è che mi piace questo lavoro in tutte le sue declinazioni, sia quando mi trovo in teatro, sia quando sono davanti alla macchina da presa. Difficile quindi parlare di preferenze. Ogni volta cerco di divertirmi quanto più posso e “il campo da gioco” determina solo le modalità, ma il fine resta sempre quello. Penso solo di poter dire che il “qui e ora” del palcoscenico mi regala un’emozione senza paragoni e quando sono lontano dalle scene per progetti di altro tipo, inizia a mancarmi l’emozione e l’applauso del pubblico.
Ho, per esempio, finito da pochissimo di girare un film (La Banda Grossi) ed è stata un’esperienza lavorativa emozionante come poche altre nella mia vita, però, nonostante i due mesi di set appena conclusi, ho un bisogno di teatro che difficilmente riuscirei a spiegare a parole.
Magari la risposta alla prima domanda può essere questa: il teatro è stato e sarà per sempre quel primo amore che non dimenticherò e di cui difficilmente potrò fare a meno.

• Tra le esperienze fatte nella tua carriera ce n’è una che maggiormente ti è rimasta impressa?

Generalmente ti direi l’ultima. E sarebbe vero, perché ogni volta, dando tutto me stesso, vivo, o quantomeno provo a vivere, le esperienze che faccio al massimo delle mie possibilità. Però se devo parlare di un’esperienza in particolare, direi la messa in scena dell’Adelchi di Manzoni. In quello spettacolo ebbi l’onore di conoscere Gianni Musy, grande attore e voce indimenticata del doppiaggio italiano. Io interpretavo un piccolissimo ruolo, ma ad ogni replica, da dietro le quinte, spiavo la scena e non facevo altro che rimanere incantato dalla leggerezza con la quale lui leggeva le parole del diacono Martino. Credo che grazie a quello spettacolo e a quel Maestro, io abbia avuto la possibilità di riscoprire e appassionarmi al linguaggio poetico. Passione che ancora oggi cerco di coltivare in modo dignitoso.

• Al momento a cosa ti stai dedicando?

Dopo le riprese del film, appena rientrato a Roma (il film è stato girato nelle Marche), mi sono subito rinchiuso in teatro e ho iniziato a provare 2 spettacoli: “Lectura Dantis, parole e musica di un viaggio Divino” che porterò in scena il 13 maggio al teatro della Visitazione di Roma e un “Mercante di Venezia” che debutterà invece il 18 al teatro San Paolo e rimarrà in scena fino a fine mese.

Insomma, mi sto dedicando al teatro, al teatro e….al teatro.

• Hai un sogno in particolare che vorresti realizzare?

Quelli sono sempre tanti. Sia a livello professionale che a livello personale. E spero, non solo di riuscire a realizzarne alcuni, ma di averne sempre di nuovi.

• Progetti futuri?

Continuare a sognare!
Ma, in ordine sparso, anche trovare un agente con il quale poter parlare e studiare le migliori mosse da fare; avere un famiglia tutta mia; portare in scena un Pirandello; organizzare un laboratorio teatrale; viaggiare; utilizzare di più la macchina fotografica; curare di più il mio fisico; essere diretto da Federico Vigorito; fare uno spettacolo nella mia città; far riscoprire la poesia ai ragazzi delle scuole; risolvere alcune faccende personali legate a episodi del passato; stare di più con la mia famiglia.
Insomma, in tutti i casi, il mio progetto è riuscire a continuare a fare quello che amo, farlo al massimo delle mie possibilità e riuscire a meritarmi la stima e l’amore delle persone che mi vogliono bene.