“NICK & BART”: uno spettacolo in cui la paura è la protagonista
NICK & BART
di e con Raffaele Balzano
regia: Raffaele Balzano – Chiara Becchimanzi
produzione Un rigo sì e Un rigo no
Sinossi
-Sient compà, tu tien a qualcheduno ca t’aspetta all’ America?
-Io nun teng a nessuno compà!
Saccio sul a chi mi sto allontanando ma ne vale a pena?
-Che t’aggia dicere…speriamo di si!
Cit.
C’era una volta in cui dalla prua di una nave si intravvedevano sogni e speranze. Quei sogni avevano il profilo orgoglioso e indomito di una statua con una fiaccola in mano. Oggi hanno la forma sinuosa e affascinante delle spiagge del nostro Sud.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento un gran numero di italiani decide di lasciarsi alle spalle la propria terra e la mancanza di prospettive per tentare la fortuna in America, andando incontro non solo alle difficoltà di un Paese enorme, sconosciuto, “diverso”, ma anche ai pregiudizi verso chi ha un’altra storia – un’altra origine. Tra quegli emigranti, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti hanno pagato il pregiudizio con la propria vita, entrando così a far parte della storia del mondo. La loro ingiusta condanna a morte, eseguita il 23 agosto 1927, è diventata un simbolo – un errore imperdonabile contro la libertà, l’integrazione fra i popoli, la giustizia. Raccontare oggi la storia di Nick e Bart vuol dire costruire uno specchio: la paura di quelli che ci chiamavano invasori, è la stessa che ci fa guardare con sospetto chi da straniero si avvicina alle nostre coste. E mai come in questa nostra epoca dovremmo ricordarcelo.
Recensione
Uno spettacolo puro, semplice ed efficace, quello di ieri al Teatro Trastevere.
Raffaele Balzano sul palco mette in scena la paura.
In un monologo che ripercorre la storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, dei primi anni del ‘900, si ritrova tutta l’attualità di un tema mai come ora più incalzante: l’immigrazione.
L’immigrato è sempre stato considerato uno straniero, un diverso; ciò che cambia è solamente la nazionalità di quel diverso!
La scena inizia con la contemporaneità di due personaggi: Giovanni Visentini, italiano e Gustavo Alberto Montenero, proveniente dall’Ecuador con il sogno di vivere in Italia. Entrambe persone oneste e lavoratrici ma il seme del dubbio nasce sempre nel cuore di colui in cui alberga il pregiudizio.
“La giustizia è un concetto talmente raro da essere chiamata virtù.”
Sul palco l’attore mette in scena i pregiudizi e l’ingiustizia derivanti da essi: non solo tramite la storia di Visentini e Montenero ma soprattutto ripercorrendo quella di Nick e Bart. Storia talmente crudele da aver condotta alla morte di due innocenti.
Assassino, camorrista, sorcio: alcuni degli aggettivi utilizzati dagli americani per descrivere gli emigranti italiani in quel periodo. Sembra un déjà-vu? Alcune di queste parole le utilizziamo proprio noi italiani, oggi, per descrivere gli altri: gli immigrati.
Le parole con cui l’attore termina il suo spettacolo fanno riflettere e atterrire:
“Una volta erano gli altri ad avere paura di noi.”
Cosa cambia oggi rispetto a ieri? Solamente la terra di origine ma la discriminazione è la stessa!