Brasile: quando il presidente risponde “E allora?” al Covid-19

Leggevo un articolo/commento del regista brasiliano Sérgio Tréfaut, scappato dal Brasile negli anni 70 a causa delle violenze della polizia militare durante gli anni della dittatura.

La prima parte dell’articolo descrive cose difficili da immaginare per persone come noi abituate alla pace e a veri governi democratici: tra la repressione della polizia militare, i processi non compiuti e la giustificazione dei crimini contro la popolazione, sembra quasi impossibile credere che l’essere umano sia davvero capace di arrivare a tanto.

La seconda parte racconta la storia del presidente Bolsonaro, dei 30 processi a carico per corruzione, del suo tentativo di imbavagliare la stampa locale, del suo totale disinteresse verso la pandemia da Covid-19 che ha già contagiato più di 700.000 persone e ucciso più di 41.000. In particolare, Bolsonaro non si fa problemi per le popolazioni indigene.

In un paese dove nemmeno il sistema sanitario privato riesce a garantire assistenza ai malati, non mi stupirei di un’ecatombe nel cuore della foresta amazzonica, sicuramente sprovvista di risorse mediche adeguate.

Quello che interessa a Bolsonaro è l’economia: il presidente sta continuando ad incitare la popolazione a tenere i negozi aperti, a continuare le attività commerciali; insomma, a non fermarsi. E ha già annunciato che circa il 70% della popolazione contrarrà il virus, con un probabile bilancio di morti che sfiorerà quota 10 milioni. Inoltre, il presidente è convinto che questo virus non sia molto meno letale di una normale influenza e che comunque tutti noi prima o poi dobbiamo morire.

“E allora”? E allora, signor presidente, io come il regista Sérgio Tréfaut mi chiedo come il Brasile sia arrivato a questo punto, come abbia permesso ad una persona come lei di diventare presidente: forse ha ingannato gli elettori con false promesse di democrazia? Forse ha promesso una crescita sicura dell’economia e del PIL? Forse ha promesso che il Brasile sarebbe diventato il paese economicamente più ricco del Sud America, capace di attrarre investimenti dall’estero?

Forse, invece, otterrà l’effetto contrario. Forse la maggior parte della sua popolazione sarà costretta ad emigrare per sfuggire ad un’epidemia ancora senza cura e da un Paese senza i mezzi sanitari sufficienti a garantire il ricovero e il trattamento ai pazienti. Forse il Brasile potrebbe sprofondare ancora più in basso, socialmente, politicamente ed economicamente parlando. Forse qualcuno la destituirà se riuscirà a dimostrare la sua corruzione e la sua esaltazione del vecchio regime.

Forse, signor presidente, molti altri intellettuali come Séergio Trébaut uniranno le loro voci per protestare contro di lei e per ridare dignità al Brasile.

Forse non andrà tutto come aveva sperato.

Martina Seppi

Immagine: Foto di JoeBamz da Pixabay

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!