Gaslighting, il teatro dei contrari. Intervista alla Dott.ssa Rosa Francesca Capozza, psicologa, psicoterapeuta e criminologa.

Foto di RODNAE Productions da Pexels

Nell’ultimo anno di Guerra, 1944, usciva negli Stati Uniti ad opera del regista George Cukor, Gaslight. Remake di una pellicola dallo stesso Titolo prodotta nel 1940.

Il termine  oggi si sente ripetere sempre più frequentemente da quando la violenza sulle donne è divenuta un triste trending topic.

Il film – dal quale partiamo per raccontare il fenomeno – narra del tentativo di un marito che cerca di far credere alla moglie di essere pazza portandola in maniera subdola alla soglia della follia. Un grande classico della tragicommedia: contraffatto ed accademico personaggio maschile da inserire in quelle liste dell’orrore che capita di stilare un po’ per gioco, un po’ per esorcizzare la sofferenza, tirato a lucido con dosi massicce di velleità pastorali più che da Übermensch.

Il titolo origina dal graduale  affievolimento delle luci a gas da parte del marito il quale, con velata ipocrisia smentisce puntualmente ai danni della moglie, Paula, facendole credere essere frutto della sua immaginazione.  Si instaura così un meccanismo perverso attraverso un bombing di false informazioni che portano Paula a dubitare di se stessa, della sua percezione e della sua memoria.

Di ogni genere di forme di violenza si è occupata la Dott.ssa Rosa Francesca Capozza – psicologa psicoterapeuta criminologa – nonché autrice del libro Giorni di ordinaria follia.   

Il Gaslighting è una forma di abuso, una violenza insidiosa, che lascia profonde ferite psicologiche e che si verifica quando una persona (il gaslighter) ne manipola un’altra per farla dubitare dei suoi giudizi, pensieri, valutazioni con l’obiettivo di convincerla a considerare le proprie percezioni, credenze o ricordi come inaffidabili; questo obiettivo viene ottenuto negando la veridicità di quanto affermato dalla vittima e insinuando che il suo giudizio sia poco credibile perché è lei stessa ad avere qualcosa che non va”.

La Dott.ssa Capozza sottolinea che il Gaslighter èUna persona fortemente insicura. Nella quale è presente una drammatica mancanza di fiducia e la difficoltà a identificare, gestire ed esprimere le emozioni. Il gaslighter soffre di un forte senso di vulnerabilità e insicurezza, come molte persone che commettono abusi”.

Tuttavia persino Amleto con la sua difficile e triste storia, avrebbe potuto a ragion veduta, fare a meno di prendersi gioco di Ofelia.

Il gaslighters – dunque – bombarda la vittima di affermazioni di dubbia veridicità per sfruttare poi l’eventuale reazione infuocata che ogni vittima, alla fine, fatalmente avrà. Quando ciò accadrà, ogni sentimento sarà recriminato, le sue reazioni saranno etichettate come opera di una persona squilibrata, nate dal nulla e del tutto immotivate: una sbrodolata di sofismi e macchinazioni verbali con il sovvertimento della logica come unica finalità quella di rimuovere e neutralizzare  il male provocato dietro paraventi di alibi.

Dott.ssa Rosa Francesca Capozza

Come si sente la vittima del gaslighter?

“Le conseguenze del Gaslighting sulla vittima sono numerose e gravi: l’induzione di uno stato di totale confusione (riguardo le sue valutazioni, certezze, percezioni interne o esterne e le sue capacità di percepire la realtà), con conseguenze gravi e profonde sull’autostima, fino addirittura a ritenersi pazza; la sensazione di essere inadeguata, incapace, priva di valore e indegna di amore; una stanchezza fisica e mentale”.

Un senso di vergogna in quanto l’autostima della vittima viene costantemente umiliata; completa dipendenza tra “superiore” e “subordinato”. L’ idealizzazione del Gaslighter porta alla massiva ricerca delle attenzioni del partner manipolatore, vedendolo come unica ancora di salvezza alla sua situazione “disperata”.

Come ci si accorge di essere vittima di manipolazione?

“Per chi vive una relazione con un gaslighter può essere difficile accorgersene e quindi ammettere di essere manipolato. Esistono però dei campanelli d’allarme da poter attenzionare: il manipolatore colleziona piccole bugie che infatti caratterizzano una relazione “tossica”; nega pensieri, giudizi e comportamenti di cui la vittima è stata testimone o cerca in qualche modo di modificare la narrazione. Per difendersi dal gaslighting è importante ricordare che non si è mai responsabili del comportamento abusivo del gaslighter, occorre quindi evitare di fomentare discussioni su ciò che è vero o giusto con la persona manipolatrice ed imparare di nuovo ad ascoltare i propri pensieri e sentimenti”.

La totale mancanza (nel gaslighter) di una norma morale regolatrice riproduce (sulla vittima) l’effetto di un orologio inceppato. Una lotta continua tra il tendere verso nuove ore e l’inquietudine delle lancette ferme l’una sull’altra.  Così, poiché le vittime non riescono a saziare la fame di unità e di interezza, destabilizzate dal continuo andirivieni umorale, finiscono per perdere loro stesse, diventando altro rispetto al Sé. Una paralisi emotiva esacerbata dalla sensazione di completo smarrimento e l’incapacità di ritrovare una collocazione nel mondo, inseguite dai fantasmi del fallimento.

 

 

Immagine di copertina di RODNAE Productions da Pexels

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